"Luglio Suona Bene – 2009"
doppio concerto inaugurale
Ornette Coleman Quartet:
Ornette Coleman: alto sax, violino, tromba;
Albert McDowell: basso elettrico;
Antony Falanga: contrabbasso;
Denardo Coleman: batteria.
Enrico Rava Quintet:
Enrico
Rava: tromba;
Gianluca Petrella:
trombone;
Giovanni Guidi: piano;
Pietro
Leveratto: contrabbasso;
Fabrizio Sferra: Batteria.
Cavea Auditorium Parco della Musica – Roma, 25 Giugno 2009
di Roberto Biasco
La rassegna "Luglio Suona Bene 2009"
presso la cavea esterna dell'Auditorium Parco della Musica si è aperta con un
prestigioso doppio concerto, che a visto all'opera due formazioni di livello assoluto.
Ornette
Coleman è una leggenda vivente, uno degli ultimi protagonisti di quella
rivoluzione culturale, non solo musicale, avvenuta nel jazz tra la fine degli anni
cinquanta e la prima metà degli anni sessanta, e cresciuta nel decennio successivo,
la cui onda lunga è giunta fino ai nostri giorni. Passato alla storia, non a torto,
come "l'inventore del Free Jazz", di cui interpretò il manifesto programmatico
con il famoso disco del 1960, la sua ricca e
complessa figura di artista va più attentamente valutata ed approfondita andando
oltre le facili etichette.
In effetti il suo stile, anche ai tempi dello storico quartetto con Don
Cherry, è sempre stato molto peculiare, a volte quasi cameristico, spesso lontano
dall'urlo ferino e ribelle di
Archie Shepp,
Albert Ayler, Pharoah Sanders, tanto per citare – semplificando -
gli esempi più noti di quel movimento politico-musicale.
Coleman è tornato sul palco della Cavea a distanza di sei anni (era
il 2003) con la medesima formazione, ma con
l'aggiunta di Albert McDowell al basso elettrico. E' salito sul palco armato
soltanto del suo sax contralto di plastica – bianco con i bordi dorati – quasi a
voler frustrare le aspettative di chi avesse ancor oggi la pretesa di ascoltare
gli assoli di un sassofonista dallo stile quanto mai eccentrico ed imprevedibile,
ma pur sempre un virtuoso del suo strumento.
Con il passare degli anni – siamo ormai a settantanove - il Maestro ha capitalizzato
e valorizzato i sopraggiunti limiti fisici, ha distillato il suo stile - ormai lontano
da alcuni "tour de force" improvvisativi - ma ha mantenuto intatta l'essenza poetica
della sua arte, a partire dal lirismo e dall'afflato umano che pervade tutta la
sua ricerca. Intendiamoci, è un lirismo secco, essenziale, asciutto, lontanissimo
da qualsiasi enfasi melodrammatica, profondamente radicato nella tradizione afro-americana.
L'utilizzo occasionale della tromba e del violino, contribuisce a creare
quelle "macchie di colore musicale" che da sempre mettono in relazione la sua musica
con le avanguardie artistico-pittoriche del novecento. Non a caso un dipinto di
Jackson Pollock compariva sulla famosa copertina di "Free Jazz".
Gli accompagnatori sono – come sempre - di altissimo livello, a partire
dal magnifico Anthony Falanga al contrabbasso, tanto possente e solido nel
sostegno ritmico, quanto melodico e sognante negli interventi con l'archetto, che
ricordano quelli, memorabili, del grande David Izenzon. Insostituibile
Denardo Coleman alla batteria, l'ex ragazzo prodigio che - ormai cinquantenne
- segue le orme del padre dalla tenera età di dodici anni. Albert McDowell
al basso elettrico si ritaglia un ruolo autonomo, quasi da chitarrista, spaziando
tra le note alte della tastiera.
Il risultato finale è un'ora e mezzo di concerto come al solito straordinario,
che rimanda immediatamente alla produzione più "alta" del maestro, resa immortale
nei dischi registrati dal vivo al "Golden Circle" di Stoccolma negli anni sessanta.
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La seconda parte della serata ha visto all'opera la nuova formazione del
Quintetto di
Enrico Rava.
Suonare dopo un "mostro sacro" come Ornette non è cosa facile, ma anche per
Rava
l'appellativo di "Maestro" con la "M" maiuscola, è ormai d'obbligo, visto il prestigio
internazionale che da anni circonda la sua figura.
Partito da lontano, dall'esempio dei grandi, Miles Davis e
Chet Baker
innanzitutto,
Rava
ha raggiunto da lungo tempo una propria cifra stilistica autonoma, che si ricollega
al lirismo ed alla poetica dei due maestri. Il suo fraseggio asciutto e puntuale
si esalta nel dialogo con il nuovo quintetto che si esprime sull'onda di un jazz
dinamico ed energetico, nel quale la "modernità" degli accenti e delle soluzioni
è ben interpreta dai giovani musicisti che lo circondano, tra i quali spicca il
trombone esplosivo di
Gianluca Petrella.
Il dialogo tra i due fiati della "front line", e tra questi e la sezione
ritmica, rimanda – mutatis mutandis - alla dialettica tipica dei gruppi di Davis,
nel quale lo stile lirico del leader si esaltava, per contrasto, nell'espressività
"muscolare" del sax tenore di Coltrane.
Nel nostro caso la fisicità di
Petrella
contrasta brillantemente con la raffinatezza di
Rava,
che suggerisce, sottolinea e guida dall'alto della sua esperienza una giovane formazione
davvero agguerrita. Giovanni Guidi non fa rimpiangere Bollani,
Pietro
Leveratto e Fabrizio Sferra sono da tempo delle certezze. Il
risultato è un'ora abbondante di concerto dinamico ed accattivante, degna cornice
di una serata indimenticabile.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
21/06/2009 | Bologna, Ravenna, Imola, Correggio, Piacenza, Russi: questi ed altri ancora sono i luoghi che negli ultimi tre mesi hanno ospitato Croassroads, festival itinerante di musica jazz, che ha attraversato in lungo e in largo l'Emilia Romagna. Giunto alla decima edizione, Crossroads ha ospitato nomi della scena musicale italiana ed internazionale, giovani musicisti e leggende viventi, jazzisti ortodossi e impenitenti sperimentatori... (Giuseppe Rubinetti) |
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Data pubblicazione: 08/08/2009
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