Berchidda 2008
Timeinjazz, "Arkitekturae", costruzioni musicali e non solo.
di Viviana Maxia
foto di
Roberto Aymerich
"Arkitekturae", la ventunesima edizione della rassegna "Time in jazz",
creatura musicale sarda di
Paolo Fresu,
ha avuto come protagoniste le architetture nel senso più ampio del termine.
Architetture musicali intese come costruzioni
di note jazz create da incontri di strumenti differenti: ovviamente gli archi, protagonisti
in particolare con i violoncelli e il violino, poi i tasti, i fiati e le percussioni
che hanno contribuito a creare un edificio musicale la cui chiave di volta è stata,
come sempre, la presenza di
Paolo Fresu,
il quale oltre al contributo della tromba e del flicorno, ha agito come " cemento"
tra le varie performances musicali grazie alla sua costante presenza e accoglienza,
quasi avesse il dono dell'ubiquità di una janas (*).
Architettura
che ritorna come punto fermo nella scelta dei luoghi dei concerti: le chiese campestri
e le scenografiche basiliche romaniche della Sardegna del nord, ambientazioni perfette
per le scelte musicali di sempre e, in particolare, di questa edizione.
Infine, l'architettura protagonista delle scelte culturali collaterali
al festival jazz: installazioni multimediali all'interno di edifici tradizionali
del paese ai quali è stato "rubato" il ruolo originale per divenire complemento
scenografico imprescindibile dalle opere rappresentate.
Dal 9 agosto fino al 16, con un prolungamento sassarese, "Time in Sassari",
il 17 e il 18 agosto, la protagonista Berchidda insieme ai suoi magici dintorni
ha offerto a migliaia di appassionati di musica (e non solo di jazz) un ricco menù:
dalle funk - namboliche coreografie musicali del folto gruppo dei "Funk Off" che
dal Traghetto Sardinia Ferries alle strade di Berchidda si sono prodotti in divertenti
esibizioni a passo di danza, alle eleganti e discrete melodie del Kilìm Trio
di Massimo Ferra, Massimo Tore e Roberto Pellegrini, alla
teoria di archi di "Alborada" e del progetto "Tricellos" di cui sono stati protagonisti
tre violoncellisti d'eccellenza sulla scena internazionale quali Ernst Reijseger,
Larissa Groeneveld e il nostrano
Giovanni
Sollima, come solisti in vari magnifici scenari come le falde del Monte
Limbara e le chiese campestri di S. Caterina e di S Michele, nonchè nell'originale
progetto comune "Tricellos" sul palco del Festival, con la guest star vocale
Mola Sylla.
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Meritano di essere ricordate come veri gioielli musicali le numerose e
appassionate performances del pianista americano
Uri Caine,
in piano solo, insieme alla tromba di
Fresu
e al clarinetto di Don Byron (anch'egli protagonista sul palco con il suo
progetto soul), infine, in ensemble, nella magica esecuzione delle "Variazioni Golberg"
di Bach.
Ancora segnaliamo le costruzioni tra ritmi, fiati e voce del sassofonista
Steve Coleman e la sua orchestra nella doppia versione "en plein air" nella
bella chiesa di Nostra Signora di Castro nei pressi di Oschiri e sul palco di Berchidda.
La controversa esibizione della Vanoni nella tenuta tempiese dell'Agnata, in ricordo
di Fabrizio De Andrè, per giungere, cambiando decisamente rotta, ad uno degli
esperimenti meglio riusciti tra le architetture musicali: il duo composto dal virtuoso
violino di Mark Feldman e dall'elegante piano di Sylvie Courvoisier.
La loro musica, perfetta fusione di classica e improvvisazione, interpretazione
futuristica della musica da camera, ha incantato la platea berchiddese con raffinate
ed affiatate esecuzioni.
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Molto gradita dal pubblico la presenza del progetto "Megalitico" curato
dal poliedrico musicista sardo Gavino Murgia che si inserisce perfettamente
nelle "arkitekturae" di jazz in un riuscito connubio di suoni tra Sardegna e Puglia,
addolcito dal "bandoneon" di
Luciano Biondini.
L'aperitivo di ferragosto, quest'anno con il gruppo sardo "Aghera" al
Museo del vino di Berchidda è stato il consueto appuntamento che quest'anno ha unito
la raffinata musica jazz isolana al buon bere.
La notte di ferragosto si è conclusa ufficialmente la rassegna, anche
se il forte e freddo vento di maestrale avrebbe voluto rovinare la festa finale,
che ha visto alternarsi sul palco Don Byron e i "Funk off" festeggiati
comunque da una variopinta folla in felpe e maglioni che ballava scandendo i lunghi,
ma necessari, ringraziamenti di
Paolo Fresu
a tutti coloro che hanno permesso la realizzazione, anche quest'anno, del festival.
Un progetto, quello di
Fresu,
che da oltre 20 anni si è sviluppato coprendo a ventaglio l'intero campo culturale
ed è cresciuto in modo esponenziale offrendo agli appassionati di musica, non solo
di jazz ma in senso lato, ogni anno esperienze diverse, nuove, stimolanti e progetti
originali di altissima qualità.
Unico punto dolente: quando una rassegna musicale nasce voluta fortemente
da un musicista che si diverte a collaborare con altri amici musicisti e stimola
altre collaborazioni – parliamo ovviamente di
Fresu
– si corre il rischio, nella crescita, di snaturare il suo originario luminoso nucleo
dovuto alla sinergia tra i musicisti e la gente qualsiasi, che rappresenta poi la
vera forza che attira gli amanti del genere jazz.
Può succedere, in questo caso, che la macchina organizzativa, pur ammirevole
ed estremamente efficiente, diventi abnorme e crei un allontanamento e una frizione
in coloro che amano questo tipo di musica. Così facendo si favorisce, al contrario,
lo svilupparsi di manifestazioni di massa che - si vuole comunque sottolineare -
sono molto importanti come fenomeno sociale di ampio richiamo, ma che si discostano
dallo spirito nostalgico delle prime edizioni, nelle quali lo sconosciuto e il musicista
di fama internazionale si scambiavano impressioni sui concerti e sull'evoluzione
del jazz mentre assaggiavano, gomito a gomito, la zuppa berchiddese sulle panche
delle chiesette campestri.
Si segnala per chi volesse saperne di più che sul
sito è disponibile una guida dettagliata alla ventunesima edizione con
il programma,i commenti e le notizie su tutti coloro che vi hanno partecipato.
(*) figure mitologiche sarde simili alle fate buone e/o cattive
(n.d.r.)
30/01/2011 | Una gallery di oltre 60 scatti al New York Winter Jazz Fest 2011: Chico Hamilton, Don Byron, Geri Allen, JD Allen, Butch Morris, Steve Coleman Vernon Reid, Anat Cohen, Aaron Goldberg, Nasheet Waits, Abraham Burton, Eric McPherson...(Petra Cvelbar)
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05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 02/11/2008
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