Vittoria Jazz Festival Music & Cerasuolo Wine 8-23 giugno, piazza Henriquez Vittoria (Rg) di Vincenzo Fugaldi
Il festival diretto da
Francesco
Cafiso – artista che quest'anno festeggia i suoi quindici anni di attività
– continua con determinazione a mantenere alta la fiamma del jazz di qualità in
Sicilia, alternando star internazionali, nuove proposte europee e validissimi talenti
isolani.
Ha aperto la rassegna, nel suo primo
concerto italiano, in esclusiva nazionale per il festival ibleo, il nuovo quartetto
New Blood di Aldo Romano. Il grande musicista naturalizzato francese
di origine italiana, spalleggiato dal fido contrabbasso di Michel Benita, ha reclutato
due giovani di eccezionale qualità artistica: il venticinquenne sax alto Baptiste
Herbin e il ventunenne pianista italiano Alessandro Lanzoni, già affermato sul territorio
italiano. Nuova linfa per un progetto storico, da poco inciso per l'etichetta Dreyfus:
«PlaysThe Connection». Una toccante riproposizione – intensa e per
niente nostalgica – delle splendide musiche (composte dal pianista Freddie Redd)
della nota pièce teatrale del 1959 portata in scena originariamente dal Living Theater.
Romano è particolarmente titolato a ridare vita a quel mitico progetto, avendo suonato
insieme a Jackie Mclean durante la prima parigina dell'opera teatrale, negli anni
Sessanta. L'apporto di Herbin e Lanzoni è fondamentale nell'economia del progetto:
il sassofonista è dotato di tecnica sorprendente, ed è allo stesso tempo inventivo
e intenso; il pianista dà l'impressione di aver trovato la sua dimensione ideale,
e mostra una maturità ormai piena e definita. Romano, che vive una felice stagione
artistica, ben rappresentata discograficamente, ha riproposto come bis la sua celebre
canzone Il cammino, e ha concluso l'applauditissimo concerto con la ornettiana
Turnaround, chiamando sul palco il direttore
Francesco
Cafiso.
Il secondo concerto era dedicato al nuovo progetto orchestrale
di Carlo Cattano: l'infaticabile artista, notissimo didatta, scopritore di
talenti, a pochi mesi dalla pubblicazione di un cd in trio (il pregevole «Impromptu»,
Anaglyphos), ha riunito un'orchestra tutta composta da musicisti della Sicilia
orientale: Marco Caruso - alto, sop., Giovanni Cutello - alto, Fabio Tiralongo -
ten., Andrea Iurianello - bar., lo stesso Cattano - bar., fl., sop., Ivan Cammarata,
Maurizio Agosta e Matteo Cutello - tr., Giuseppe Consiglio - trne, Sebastiano Bell'Arte
- corno francese, flic., Luca Pattavina - chit, mandolino, effetti, Filippo Dipietro,
cb., b. el., Antonio Moncada - batt. e Alessandro Borgia batt., marimba. Protagonista
di una recentissima incisione («Hiccup», Anaglyphos), la compagine, alla
prima esibizione dal vivo, ne ha eseguito le musiche, tutte composizioni originali
di Cattano tranne l'ellingtoniana Prelude To A Kiss, riarrangiata per l'occasione.
La scrittura orchestrale di Cattano è modernissima e varia, ricca di colori e sfumature,
e valorizza in pieno le doti dei musicisti in campo: dal ruolo portante del batterista
Antonio Moncada, alla tromba di Cammarata, all'alto di Caruso, ai sempre più convincenti
e maturi gemelli quattordicenni Cutello, solo per citarne alcuni. L'immancabile
bis, con l'intervento di Cafiso, era Prayer For Passive Resistance di
Charles Mingus,
un trascinante blues che ha concluso felicemente una serata che ha costituito un
momento estremamente significativo per il jazz siciliano e non solo.
Il "Vittoria Rotary Jazz Award 2013" ha premiato due artisti
locali, i giovanissimi gemelli Cutello (Matteo, tromba e Giovanni, sax alto) attribuendo
loro rispettivamente il secondo e il terzo posto nella competizione, mentre il ventitreenne
sax tenore di Asti Jacopo Albini ha conquistato l'ambita prima posizione. Da menzionare
anche almeno un altro giovane partecipante, il sax alto triestino Giovanni Cigui,
esibitosi come gli altri accompagnato dal trio composto dal pianista
Giovanni Mazzarino,
da Marco Micheli al contrabbasso e da
Stefano Bagnoli
alla batteria, gruppo che ha accompagnato anche il batterista Salvatore Tiralongo,
vincitore dell'ultima edizione del premio "Pippo Ardini" e Francesco Longo, miglior
studente dei seminari di Piazza Jazz.
Annullato a causa del lutto cittadino per un funesto evento di
cronaca nera il previsto concerto del trio del pianista britannico Andrew Mccormack,
il palcoscenico del Vittoria del Jazz Festival ha ospitato la sera seguente in esclusiva
nazionale il quintetto del chitarrista olandese Marzio Scholten, comprendente
Lars Dietrich al sax alto, Jasper Blom al sax tenore, Sean Fasciani al basso elettrico
e Jamie Peet alla batteria. Trentunenne, nato in Spagna ma attivo in Olanda, Scholten
è già una figura di riferimento anche al di fuori dei suoi confini. Compositore
di grande valore, ha uno stile modernissimo, che tiene debito conto della lezione
friselliana ma anche di altre recenti tendenze chitarristiche, e ha già inciso tre
album a suo nome, il primo nel 2008 («Motherland»), il secondo due anni dopo
(«World of Thought», selezionato da All About Jazz come una delle migliori
incisioni del 2010), e il terzo nel 2012 («Voids, Echoes And Whispers»).
A Vittoria ha portato il suo nuovo progetto denominato Identikit, un quintetto che
ha recentemente inciso un cd che sarà pubblicato nel prossimo autunno. Metriche
insolite plasticamente rese dall'ottima sezione ritmica, belle progressioni di matrice
pop, intrecci tra i validissimi fiati e la chitarra del leader, brani dalla struttura
non convenzionale che evitano accuratamente la prassi tema-assoli-tema, temi che
lasciano il segno come il lento Suburbia, per un concerto nel quale la superba
tecnica del leader era posta costantemente al servizio del messaggio musicale.
L'ultimo fine settimana del festival, iniziato con il gruppo
Patchwork Project 3 di Nello Toscano, ospite
Dino Rubino,
ha visto l'attesa e partecipatissima esibizione – nonostante la concomitanza con
un evento sportivo di rilievo – del nuovo quartetto "20 Cents Per Note" di
Francesco
Cafiso, con
Salvatore Bonafede
al pianoforte, Dario Deidda al basso elettrico e Fabrizio Sferra alla batteria.
Personalità, energia prorompente, passione e tecnica superba nel suono e nel fraseggio
di Cafiso, si affiancano a una verve compositiva di tutto rispetto, destinata a
confluire presto in nuovi progetti discografici di grande livello. La ritmica –
una vera e propria parata di all stars italiane – lo ha affiancato con ottimi
esiti, e tutti si sono anche cimentati in assolo, in particolare Deidda, che non
finisce di sorprendere e stupire gli ascoltatori. Il repertorio spaziava da standard
come Milestones di John Lewis e Body And Soul a composizioni originali
(le già note A New Trip, Enigmatic Night, e le più recenti Sixteen
Minute Of Happines, dall'ardita costruzione ritmica, La Banda, brano
suggestivo che tiene conto della lezione di Nino Rota, quasi una colonna sonora
di un film immaginario su una Sicilia d'altri tempi, omaggio a una tradizione musicale
viva e presente nella quasi totalità dei paesi dell'isola, la conclusiva swingante
Johnny's Laugh), e come bis l'ellingtoniana Angelica.
La chiusura era affidata al Danish Trio di
Stefano
Bollani, con Jesper Bodilsen al contrabbasso e Morten Lund alla batteria.
Una piazza gremita all'inverosimile ha accolto il pianista, che ancora una volta
non ha deluso le aspettative. Il concerto è stato una esemplificazione del concetto
di interplay, in cui i tre interagiscono come per magia, giocando con sublime
leggerezza con un materiale tematico che è quasi un pretesto per l'improvvisazione,
anche se in molti momenti viene trattato con cura e attenzione. Tra classici come
la milleriana Pennsylvania 65000, Come prima affidata al lirico contrabbasso
di Bodilsen e una strampalata e strapazzatissima versione cantata di Billie Jean
di Michael Jackson, il lungo concerto è parso brevissimo, tra picchi musicali e
simpatiche gag, uno spazio per
Francesco
Cafiso con la sua Sixteen Minute Of Happines, fino ai bis concessi
con generosità dai tre entusiasti musicisti.
Da segnalare infine anche le piacevolissime incursioni tra le
vie del centro storico della Size 46 Street Band, e le varie mostre di pittura
che arricchivano il bel centro storico della cittadina durante le serate del festival.