Non saremo pochi, fra critici, fotografi ed addetti del settore a nutrire
un benevolo sentimento di invidia per il fotografo francese Guy Le Querrec,
dell'agenzia Magnum, autore di una felice intuizione, quella di formare un gruppo
insieme a tre musicisti apprezzati in tutto il mondo, Louis Sclavis, Aldo
Romano e Henry Texier. Unire quindi la musica, il jazz, all'arte della
fotografia ed ecco la sua prestigiosa Leica produrre immagini fonte d'ispirazione
per i tre musicisti. I quattro partono insieme per un viaggio in Africa centrale
nel 1990 e da quella esperienza nasce nel
'95 un cofanetto Carnet
de routes contenente un libretto di foto scattate durante il viaggio
e un cd con musica scritta ed ispirata dallo stesso viaggio ma registrata in studio.
Nel 1993 l'esperienza ha una replica,
anche se questa volta la meta è l'Africa occidentale e nel
'99 il frutto di quella esperienza diventa
Suite africane, ancora foto e musica. La
trilogia si è chiusa (almeno credo) lo scorso anno con la pubblicazione di questo
African Flashback, contenente ancora
registrazioni in studio e foto tratte dalla preziosa collezione di istantanee scattate
durante i tanti reportage che Le Querrec ha realizzato nel continente africano.
Un' opera importante e permettetemi di dire, imperdibile, come già le due precedenti,
che contiene musica e immagini in stretta relazione.
La dimensione delle foto penalizza il contenuto delle stesse che, in rigoroso
ma tenue bianco e nero, documentano il continente africano nei suoi innumerevoli
aspetti, mentre la musica impressa nel dischetto argentato può essere restituita
all'ascoltatore in tutta la sua magnificenza. E se l'obbiettivo ha puntato le sue
preziose lenti su luoghi e genti africane, la musica non poteva non essere il jazz,
linguaggio evoluto e universale interpretato con amore, partecipazione, rispetto,
fantasia da Romano, Sclavis e Texier in 13 composizioni originali,
quattro a testa per Texier e Romano e cinque per Sclavis.
L'ascolto scivola nel tempo in un baleno perché la musica è snella, affascinante
e coinvolgente, il clarinetto di Sclavis disegna piroette entusiasmanti in
Berbère e Three children,
diventa lirico in Harvest,
Le long du temps e Dieu
existe, va a ruota libera in Derrière le sable
e African panther 69. La sezione ritmica è perfetta,
risponde per le rime, è determinante e importante, Texier sale in cattedra
traccia dopo traccia ribadendo a chi lo avesse dimenticato il passo fiero e sicuro
del suo contrabbasso. Dialoga da par suo con la batteria di Romano, drummer
dal lessico tipicamente europeo ma anche latino. La sua
Viso di donna, dove mette da parte la il suo strumento
principale per imbracciare una chitarra acustica, sembra scritta da uno chansonnier
francese, mancano è vero le parole ma è ugualmente struggente e delicata. Romano
è un musicista a suo agio in ogni situazione o condizione, figuriamoci accanto ai
due francesi, con i quali ha gia suonato e con i quali condivide quell'attitudine
tutta transalpina verso la musica jazz.
Tutte le selezioni musicali sono di gran pregio e African Flashback
nel suo insieme di immagini e suoni è realmente un flashback culturale e musicale
sul continente africano, la sua musica è naturalmente fruibile e godibile anche
senza l'ausilio delle libretto di foto, perché suonata con un profondo trasporto
e grande sensibilità, farne a meno è un peccato imperdonabile.
Giuseppe Mavilla per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/10/2007
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