Multiculturita Summer Jazz Festival IX Edizione
Capurso, luglio 2012
di Marco Losavio
foto di Carmine Picardi - Rossano Esposito
Con mille sacrifici da parte di tutti i soci dell'Associazione Multiculturita
e grazie all'ausilio di attività imprenditoriali private che ancora credono nella
cultura, il Multiculturita Summer Jazz Festival di Capurso ha celebrato la
IX edizione - sempre con l'accorta e tenace direzione artistica di Michele Laricchia
- con una serie di eventi in grado di fornire una prospettiva musicale da diverse
angolazioni pur definendo, come asse portante, l'Italia. E, infatti, anche il Multiculturita
non è venuto meno alla celebrazione del 150° anniversario dell'Unità attraverso
un programma composto da band capitanate da musicisti italiani.
Come ogni anno, si è dato anche ampio spazio alle realtà musicali pugliesi, già
dall'anteprima del 25 giugno, che ha visto coinvolti ben tre gruppi dell'aerea barese:
il trio teatrale-musicale Angiuli-Di Turi-Angiuli, Attolini J.E.P. Quartet
e la Municipale Balcanica.
L'apertura del "core" del festival, tenutasi il 12 luglio sempre nel suggestivo
scenario del sagrato della Basilica di SS Maria del Pozzo, è stata affidata al tributo
alle donne di Stefano
Di Battista che col suo Quintet ha ripercorso i brani dell'album
"Woman's Land" (Edel, 2011). Accompagnato
da Jonathan Kreisberg alla chitarra, Roberto Tarenzi
al pianoforte, Francesco Puglisi al contrabbasso e Roberto Pistolesi
alla batteria, il sassofonista romano ha raffigurato vari personaggi femminili mostrando
una notevole capacità nell'estrapolare i tratti salienti degli stessi e nel trasporli
in musica. Overture con il waltz di "Molly Bloom", la Penelope moderna dell'Ulisse
di Joyce, in cui la chitarra di Kreisberg denota un fraseggio fluido, intenso, capace
di crescere ritmicamente e dinamicamente trascinandosi i bandmates, i quali incastrano
accenti e sincopi. In rapida successione si esegue "Rita", dedicato a Rita
Levi Montalcini. Rigore, rispetto, dolcezza, passione confluiscono in una semplicità
melodica poggiata su un tessuto armonico articolato. Forse è quella semplicità che
coglie l'anima di chi fa ricerca nel momento esatto in cui si trova dinanzi ad una
nuova scoperta: dopo un percorso pieno di ostacoli, difficoltà, si approda al senso
del tutto e si rimane spesso disarmati e appagati al tempo stesso, come sulle note
del sax soprano di Di Battista che s'inerpica di scala in scala offrendo aperture,
atmosfere mutevoli, da respirare.
Una vena acida, accentuata da un suono distorto della
chitarra, si avverte invece nel tributo a "Valentina Tereskova", prima donna
che ha conquistato lo spazio. Il tutto funge da proemio ad un blues minore con punte
funk ed atmosfere à la Quentin Tarantino. Molto pertinente e sorprendente
Kreisberg (su una Gibson ES 175 con distorsore) il quale non si perde certo d'animo
e indossa le vesti del leader sciorinando pull-off e hammer-on lungo
un fraseggio poderoso. Non è certo da meno
Stefano
Di Battista al contralto, davvero impressionanti le sue escursioni con una
cura "maniacale" alla crescita dinamica centellinata e dosata in modo scrupoloso.
La "calma" ritorna in "Anna", dedicato alla nostra Anna Magnani. Kreisberg
controlla il suono col pedale del volume per fornire quella rarefazione che ben
si addice ad una figura in bianco e nero come quella della grande attrice. Accoglie
ed avvolge il soprano del leader che volteggia sostenuto dagli altri componenti,
i quali rafforzano il delinearsi dei contorni di un brano che confluisce in un bel
tema "allegramente drammatico" come la Magnani è sempre stata. Atmosfera
francese nel tributo a Coco Chanel. E' ancora compito di Kreisberg rievocarne l'eleganza
dipanando finemente il tema, snocciolato dapprima in duo col contrabbasso e poi
in trio. Il tempo è successivamente aumentato per un richiamo al charleston
sul quale Di Battista si diverte a far rimbalzare il suo soprano come una pallina
dirigendo le alternanze dei soli dei musicisti. Blues verace con sguardo alla vita
di una New Orleans pregna di magiche illusioni e bastarde allucinazioni per "Madame
Lily Devalier", ma il culmine – è bene dirlo - si è conseguito quando è giunto
il turno di "Ella". Di Battista, al contralto, emerge in un bebop trascinante
che promulga la parte più "leonesca" e, forse, più passionale del sassofonista
romano. Su questi ambiti, si avverte senza dubbio uno stacco di tecnica e controllo
di notevole valore.
La seconda giornata del festival si è articolata in un doppio set. Il primo ha
visto il duo Pino Mazzarano –
Gianni Lenoci,
reduci dalla pubblicazione del loro riuscito album "Time To Remember" (Terre
Sommerse, 2010). Introspettivo "Swans"
in cui le note sono sgranate come se si stesse setacciando della terra. Una ricerca
dell'origine della melodia che prende forma a tratti in modo dinoccolato. Richiamo
alla tradizione più canonica attraverso "Bag's Groove" in
cui la chitarra prevale leggermente sul pianoforte il quale stenta appositamente
nella partenza. Lenoci, come di consueto e con maestria, monta e smonta continuamente
i brani attraverso destrutturazioni ora ritmiche ora armoniche portando ogni intuizione
immediatamente fuori dal prevedibile, peculiarità ancora più evidente in "Ida
Lupino" di
Carla Bley e "The Seagull of Kristiansund" di Mal Waldron. L'energia
di Mazzarano, da par suo, cerca nella morbida e rarefatta trama di Lenoci un appoggio
che intenzionalmente è lieve, appena sufficiente per delinearne i contorni lasciando
così la creatività del chitarrista libera di definirne i contenuti. L'intesa tra
i due musicisti pugliesi si evince di continuo rilevando un'intelligenza artistica
pronta per cimentarsi praticamente su qualsiasi territorio. I brani, infatti, divengono
un semplice pretesto tant'è che non si evitano standard decisamente insidiosi come
"You Know What Love Is" e "The Days Of Wine And Roses".
Ed è proprio in considerazione dei risultati ottenuti che il duo è in procinto di
registrare un secondo album.
Il secondo set è affidato alla giovane Orchestra del Saint Louis di Roma,
composta da giovani studenti della scuola romana più qualche "fuori quota"
e diretta con passione, energia e dedizione dal Maestro Antonio Solimene.
L'aspetto immediatamente prevalente è una rimarchevole coesione della sezione fiati
i quali seguono continuamente le indicazioni del direttore e, seppur lasciando trasparire
alcuni momenti di "fatica", o anche nel momento in cui qualcuno sembra "arrancare",
rimane comunque compatta eseguendo le non semplici scritture degli arrangiamenti
di Luigi Giannatempo. Segno non solo di una preparazione musicale
ragguardevole ma anche di una disciplina che il ruolo in orchestra richiede. Avvio
con "Some Skunk funk" dei Brecker Bros così da riscaldare le "turbine"
e poi prosieguo su un territorio di classici americani impreziositi dalla voce di
Marta Capponi come "Sister Sadie", "Four", "On
Green Dolphin Street", "Whisper not", "All of me",
"My Funny Valentine". La voce della Capponi fornisce un'arma
in più all'orchestra la quale ora, sollevata dal compito di esporre il tema, si
può dedicare con più consistenza al supporto con tessiture di ottimo impatto. Molto
apprezzate anche le incursioni su territori più attuali come "A Remark You Made"
dei Wheather Report, "Just The Way You Are" di Billy Joel e le methiniane
"See The World" e "Song For Bilbao".
L'ultima giornata ha visto il concerto di un attesissimo Stefano
Bollani insieme ai suoi Visionari, il progetto nel quale
il pianista milanese maggiormente si pone al servizio della musica elidendo protagonismi
che l'imponente tecnica da un lato e la conclamata notorietà dall'altro avrebbero
potuto far distogliere l'attenzione di un pubblico trascinato all'interno di meravigliose
suite, a cominciare da "A new minicoach" di
Nico Gori.
Se l'energia potesse prendere forma questa sarebbe evidente nelle evoluzioni del
clarinetto di
Nico Gori, nella posa di
Stefano
Bollani intento a "caricare" si intensità il suono, nel continuo rincorrersi
di Senni e Calcagnile e nelle dirompenti accelerazioni di Mirko
Guerini. Bollani firma "Carnevale di Dunkerque" in cui Guerini accenna
a Monk e tutti i Visionari delineano le trame, tracciano i contorni per figure musicali
caleidoscopiche. La forma suite è ancora nei due brani "Dock in the sky/La Sicilia"
e in "Andy" di Mirko Guerini, nei quali sembra di entrare ed uscire da stanze
diversamente arredate: si evocano canti, sonorità che riportano alla tradizione
nostrana condite di elementi afroamericani, ma il tutto è di fatto indefinibile
ed è questa la forza principale di questa musica, essere sempre "dentro"
contesti musicali rimanendone abilmente "fuori" evitando etichette. Un vero
e proprio apice lo si avverte nel brano colonna sonora di "Caos calmo" (tratto
dall'album "Ordine agitato") dove le atmosfere si aprono mutando colori,
suoni, e lasciando fuoriuscire appositamente elementi come se vi fossero dei bordi
smagliati. In "The Hamburg Boogaloo" si ascolta invece, a parere di chi scrive,
il miglior solo di Bollani in tutta la serata così per Mirko Guerini il quale colpisce
ancora per inventiva e…calma apparente. Stefano
Bollani e i Visionari si confermano quindi un ensemble di primario spicco
nel panorama musicale internazionale, in cui sono riunite altissime qualità individuali
in grado di assurgere a ruoli tanto da primari quanto da gregari.
Non poteva quindi chiudersi meglio questa nona edizione del festival capursese,
in cui vi è stato anche un simpatico fuori programma dovuto alla presenza tra il
pubblico di Luca Medici, alias Checco Zalone, il quale, ovviamente
invitato sul palco, non si è certo tirato indietro dinanzi all'opportunità di cantare
accompagnato da siffatti musicisti. Pubblico chiaramente in ovazione dinanzi al
loro beniamino a conclusione di una serata e di un festival dove la qualità della
musica, unita ad una oramai altissima e collaudata cura organizzativa, lo portano
ad essere una delle rassegne maggiormente rappresentative della regione Puglia.
Multiculturita SJF: 12 Luglio - Intervista Stefano Di Battista
Multiculturita SJF: 12 Luglio - Stefano Di Battista quintet
Multiculturita SJF: 13 Luglio - Pino Mazzarano - Gianni Lenoci - Saint Louis Big Band
Multiculturita SJF: 14 luglio - Stefano Bollani e i Visionari
Multiculturita SJF: 14 luglio - Intervista Stefano Bollani