...Da sempre
fare musica significa trasmettere un messaggio sotto forma di emozioni e
di suoni. Il mio messaggio si muove tra logica ed intuizione, tra notazione
ed improvvisazione, tra la realizzazione compiuta di un brano ed il suo
continuo evolversi creativo, tra una lingua concreta ed una lingua che articola
enunciati astratti, dis-articolata, non-significante ma carica di senso
emotivo ed emozionale...
Cinzia Eramo
...lavorando sui songs e sui temi della grande tradizione moderna, non hanno
imboccato la strada della consuetudine interpretativa, ma al contrario hanno
messo a fuoco una intesa estrema che ha permesso loro di trasformare questi
"materiali di lavoro" in piccole gemme di "estraneazione" creativa, in brani
autonomi impregnati di tradizione e di ricerca "futuribile" tutta europea,
e più ancora italiana, mediterranea.
Giorgio Gaslini |
E' un piacere personale ascoltare questa opera prima di
Cinzia Eramo. Avendo avuto
la possibilità di seguirne da vicino la sua crescita artistica, posso testimoniare
innanzitutto l'assoluta serietà con cui ha sempre affrontato il canto unendo alla
dedizione di uno studio rigoroso della tecnica anche tanta passione. In questo CD
mi ha subito colpito la scelta dei brani che rispecchiano la visione che Cinzia
ha della musica, senza limiti e confini, con al primo posto la carica emotiva che
ogni istante di musica deve poter infondere in chi lo produce e in chi l'ascolta.
Il primo brano, Slow
Hot Wind di Henry Mancini,
celebre l'interpretazione della grande Sassy, mette subito in evidenza l'ossatura
attorno alla quale il duo si muoverà per il resto del disco: gran rispetto delle
melodie esposte in alcuni casi addirittura con "rigore", per poi dare sfogo ad un
livello improvvisativo molto spontaneo in cui entrambi i musicisti cercheranno di
rincorrersi individuando dei percorsi comuni, delle spontanee conversazioni.
Dicevamo di gran rigore e il secondo brano,
Confirmation,
ne è la prova. Pronunciare molto bene il difficile testo di Sheila Jordan, con una
scansione sillabale ritmicamente molto valida, su un brano del genere, è già di
per se una bella prova di rigore. L'improvvisazione che ne segue è poi effettuata
secondo lo stilema del miglior scat vocale. Gianni Lenoci, con un
inizio vagamente Jarrettiano, riesce a rimanere essenziale ma saldamente ancorato
alla struttura in modo da fornire alla voce un supporto eccellente.
Un ottimo controllo della dinamica è evidente nella splendida
Soul Eyes
di Mal Waldron. Memorabile nelle versioni
di Coltrane e Urbani, Cinzia Eramo
ne scrive il testo e interpreta la melodia con classe. Grazie ancora al supporto
di Lenoci riescono poi a dilatare leggermente l'armonia sul finale in modo da giungere
originalmente al termine.
Segue My Favourite
Things. Dopo la versione
di Coltrane si è capito che su questo "valzerino" si può andare oltre.
Cinzia Eramo e Gianni Lenoci
lo sanno e impostano il brano su uno schema atto a fornire ad entrambi l'opportunità
di immergersi in uno spazio senza gravità. C'è inizialmente una ricerca di "possessione"
della melodia fino a librarsi in questo spazio ottenendo una pregevole escursione
free in cui emergono tecnicismi finalizzati ad una espressività interiore.
La bellezza del tema di
The Island
di Ivan Lins viene gradevolmente trasmessa
dalla voce di Cinzia Eramo
che la espone in modo impeccabile. Dopo un bel solo di Lenoci e la ripresa
del tema entrambi si avviano verso una improvvisazione dal climax indiano
con Lenoci che utilizza direttamente le corde del piano per ottenere un suono quasi
simile al sitar e sboccia così, in modo velato e spontaneo, il tema di
Vashkar
di Carla Bley.
Omaggiare Monk non è semplice per nessuno e
Cinzia Eramo lo fa attraverso
due composizioni meravigliose:
Well You Needn't
e Rhythm-a-ning
. La prima si avvia in modo canonico con un anima bop per poi terminare scomponendosi
sempre più verso il finale quasi lasciandola frenare al termine della sua naturale
inerzia, mentre la seconda è eseguita solo dalla voce. Su Rhythm-a-ning
Cinzia Eramo, solitaria,
mostra un controllo ritmico valido e delle idee improvvisative molto interessanti.
Ancora una volta si evince l'uso dello strumento vocale che riesce ad andare oltre
il "semplice" cantare.
Overjoyed
di Stevie Wonder. Non c'è una
ragione particolare per la scelta di questo brano se non per il fatto che è stupendo.
Infatti non ha un legame con alcunchè del mondo del jazz ma possiede una melodia
che trasmette un gran senso di pace, e per chi lo conosce nella versione originale
senza dubbio non può non associare la grande voce di Stevie Wonder a queste mirabili
escursioni armoniche. Cinzia Eramo
ne fa un suo personale tributo sicuramente perchè ama questo brano. Lo espone
con rilassata tranquillità su una base pianistica costante, ma verso la fine si
riserva un suo contributo speciale, duettanto ancora con Lenoci alla ricerca di
una propria anima musicale.
Non poteva mancare Joni Mitchell con
Both Sides Now
brano che la cantante canadese ha
pubblicato nel famoso Clouds nel 1969. Un altro tributo quindi ad una cantante,
musicista, compositrice bianca che ha sicuramente lasciato un'impronta di grande
spessore.
Nobody Knows You
(when you're down and out) è un grande standard blues eseguito da molti artisti
anche se rimangono indimenticabili le interpretazioni delle grandissime Bessie Smith
e Nina Simone. La versione di Cinzia
Eramo ha un ritmo un po' dilatato e una tonalità in cui la voce si assesta
in modo deciso, squillante, energico e trasmette quella carica mista a rabbia che
nei blues è fondamentale e che solo le voci nere riescono a farlo in modo assolutamente
naturale.
In conclusione un CD d'esordio che pone sicuramente l'accento sulla voce
e che vede il piano come gregario anche se, conoscendo il pianismo di Gianni
Lenoci, si scorgono molti dei suoi elementi tipici che hanno così contribuito
in modo silenzioso ma importante al risultato finale. Complimenti a questa
giovane jazz-singer che sicuramente ha tra le sue principali qualità quella di non
fermarsi mai e di scoprire dove sono gli aspetti più nascosti dello strumento voce
partendo sì dalla grande lezione della storia per poi però strizzare l'occhio anche
all'innovazione mostrando il desiderio di ricercare da subito una propria identità.
Marco Losavio per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 20/07/2003
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