Jazzitalia - Cinzia Eramo quintet: Spontaneous Conversation
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Splasc(h) Records - 2003
 

Cinzia Eramo
Spontaneous Conversation


1. Slow hot wind (Gimbel/Mancini)

2. Confirmation (Parker/Jordan) 
3. Soul eyes (Waldron/Eramo) 
4. My favourite things (Rodgers/Hammerstein II)
5. The Island - Vashkar (Lins/Martins - C. Bley)
6. Well you needn't (Monk)
7. Overjoyed (S. Wonder)
8. Rhythm-a-ning (Monk)
9. Both sides now (J. Mitchell)
10. Nobody knows you (J. Cox)
11. My favourite things alt. take

Cinzia Eramo voce
Gianni Lenoci piano
 

...Da sempre fare musica significa trasmettere un messaggio sotto forma di emozioni e di suoni. Il mio messaggio si muove tra logica ed intuizione, tra notazione ed improvvisazione, tra la realizzazione compiuta di un brano ed il suo continuo evolversi creativo, tra una lingua concreta ed una lingua che articola enunciati astratti, dis-articolata, non-significante ma carica di senso emotivo ed emozionale...
Cinzia Eramo

...lavorando sui songs e sui temi della grande tradizione moderna, non hanno imboccato la strada della consuetudine interpretativa, ma al contrario hanno messo a fuoco una intesa estrema che ha permesso loro di trasformare questi "materiali di lavoro" in piccole gemme di "estraneazione" creativa, in brani autonomi impregnati di tradizione e di ricerca "futuribile" tutta europea, e più ancora italiana, mediterranea.
Giorgio Gaslini

E' un piacere personale ascoltare questa opera prima di Cinzia Eramo. Avendo avuto la possibilità di seguirne da vicino la sua crescita artistica, posso testimoniare innanzitutto l'assoluta serietà con cui ha sempre affrontato il canto unendo alla dedizione di uno studio rigoroso della tecnica anche tanta passione. In questo CD mi ha subito colpito la scelta dei brani che rispecchiano la visione che Cinzia ha della musica, senza limiti e confini, con al primo posto la carica emotiva che ogni istante di musica deve poter infondere in chi lo produce e in chi l'ascolta.

Il primo brano,
Slow Hot Wind di Henry Mancini, celebre l'interpretazione della grande Sassy, mette subito in evidenza l'ossatura attorno alla quale il duo si muoverà per il resto del disco: gran rispetto delle melodie esposte in alcuni casi addirittura con "rigore", per poi dare sfogo ad un livello improvvisativo molto spontaneo in cui entrambi i musicisti cercheranno di rincorrersi individuando dei percorsi comuni, delle spontanee conversazioni. Dicevamo di gran rigore e il secondo brano, Confirmation, ne è la prova. Pronunciare molto bene il difficile testo di Sheila Jordan, con una scansione sillabale ritmicamente molto valida, su un brano del genere, è già di per se una bella prova di rigore. L'improvvisazione che ne segue è poi effettuata secondo lo stilema del miglior scat vocale. Gianni Lenoci, con un inizio vagamente Jarrettiano, riesce a rimanere essenziale ma saldamente ancorato alla struttura in modo da fornire alla voce un supporto eccellente.

Un ottimo controllo della dinamica è evidente nella splendida
Soul Eyes di Mal Waldron. Memorabile nelle versioni di Coltrane e Urbani, Cinzia Eramo ne scrive il testo e interpreta la melodia con classe. Grazie ancora al supporto di Lenoci riescono poi a dilatare leggermente l'armonia sul finale in modo da giungere originalmente al termine.

Segue
My Favourite Things. Dopo la versione di Coltrane si è capito che su questo "valzerino" si può andare oltre. Cinzia Eramo e Gianni Lenoci lo sanno e impostano il brano su uno schema atto a fornire ad entrambi l'opportunità di immergersi in uno spazio senza gravità. C'è inizialmente una ricerca di "possessione" della melodia fino a librarsi in questo spazio ottenendo una pregevole escursione free in cui emergono tecnicismi finalizzati ad una espressività interiore.

La bellezza del tema di
The Island di Ivan Lins viene gradevolmente trasmessa dalla voce di Cinzia Eramo che la espone in modo impeccabile. Dopo un bel solo di Lenoci e la ripresa del tema entrambi si avviano verso una improvvisazione dal climax indiano con Lenoci che utilizza direttamente le corde del piano per ottenere un suono quasi simile al sitar e sboccia così, in modo velato e spontaneo, il tema di Vashkar di Carla Bley.

Omaggiare Monk non è semplice per nessuno e Cinzia Eramo lo fa attraverso due composizioni meravigliose: Well You Needn'tRhythm-a-ning . La prima si avvia in modo canonico con un anima bop per poi terminare scomponendosi sempre più verso il finale quasi lasciandola frenare al termine della sua naturale inerzia, mentre la seconda è eseguita solo dalla voce. Su Rhythm-a-ning Cinzia Eramo, solitaria, mostra un controllo ritmico valido e delle idee improvvisative molto interessanti. Ancora una volta si evince l'uso dello strumento vocale che riesce ad andare oltre il "semplice" cantare.

Overjoyed di Stevie Wonder. Non c'è una ragione particolare per la scelta di questo brano se non per il fatto che è stupendo. Infatti non ha un legame con alcunchè del mondo del jazz ma possiede una melodia che trasmette un gran senso di pace, e per chi lo conosce nella versione originale senza dubbio non può non associare la grande voce di Stevie Wonder a queste mirabili escursioni armoniche. Cinzia Eramo ne fa un suo personale tributo sicuramente perchè ama questo brano. Lo espone con rilassata tranquillità su una base pianistica costante, ma verso la fine si riserva un suo contributo speciale, duettanto ancora con Lenoci alla ricerca di una propria anima musicale.

Non poteva mancare Joni Mitchell con
Both Sides Now brano che la cantante canadese ha pubblicato nel famoso Clouds nel 1969. Un altro tributo quindi ad una cantante, musicista, compositrice bianca che ha sicuramente lasciato un'impronta di grande spessore.

Nobody Knows You (when you're down and out) è un grande standard blues eseguito da molti artisti anche se rimangono indimenticabili le interpretazioni delle grandissime Bessie Smith e Nina Simone. La versione di Cinzia Eramo ha un ritmo un po' dilatato e una tonalità in cui la voce si assesta in modo deciso, squillante, energico e trasmette quella carica mista a rabbia che nei blues è fondamentale e che solo le voci nere riescono a farlo in modo assolutamente naturale.

In conclusione un CD d'esordio che pone sicuramente l'accento sulla voce e che vede il piano come gregario anche se, conoscendo il pianismo di Gianni Lenoci, si scorgono molti dei suoi elementi tipici che hanno così contribuito in modo silenzioso ma importante al risultato finale. Complimenti a questa giovane jazz-singer che sicuramente ha tra le sue principali qualità quella di non fermarsi mai e di scoprire dove sono gli aspetti più nascosti dello strumento voce partendo sì dalla grande lezione della storia per poi però strizzare l'occhio anche all'innovazione mostrando il desiderio di ricercare da subito una propria identità.

Marco Losavio per Jazzitalia







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http://www.capursomap.it/new/14/07/2011/cultura/multiculturita-sjf-13-luglio-......
inserito il 18/07/2011  da CapursoMap - visualizzazioni: 4884


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Data pubblicazione: 20/07/2003

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