Intervista a Sabino
Fino aprile
2006 di Alceste Ayroldi
Incontriamo
Sabino Fino,
sassofonista monopolitano che da anni collabora con i migliori musicisti della scena
internazionale e che nel 2005 ha licenziato il suo
primo lavoro discografico da solista.
A.A.:
Left Hand, Right Hand:
come è nata l'idea di questo progetto?. e Come nascono le tue composizioni? Da cosa
trai ispirazione?
S.F.: L'idea di questo progetto è nata dopo aver avuto l'occasione di suonare
con questi musicisti in diverse rassegne musicali. Mi interessava molto il tipo
di sonorità che riuscivamo a creare e penso che la riuscita di questo progetto,
sia dovuta sicuramente anche alla grande esperienza dei musicisti che ne hanno preso
parte. Con Gianni
Lenoci suono da più di dieci anni, sono stato suo alunno e conosco molto
bene la sue idee musicali anche se con il passare del tempo non finirà mai di stupirmi
per la sua genialità, la sua fantasia e la sua bravura. Marcello Magliocchi
lo conosco da qualche anno e mi è piaciuto subito il suo modo di suonare, la
sua lunga esperienza musicale unita alla grande capacità di inventare nuovi suoni
erano l'ideale per questo progetto.
Francesco
Angiuli è la componente "giovane" del gruppo, ho avuto modo di apprezzarlo
sempre più suonando con lui in diverse situazioni musicali, riesce a passare dal
funk al rock..al jazz con grande naturalezza…sulla sua scelta non ho avuto dubbi.
Ho realizzato un cd con
mie composizioni a parte Countdown
di J. Coltrane (comunque interpretata secondo un mia idea musicale) perché ho voluto
dare un'impronta il più personale possibile al mio primo progetto…ed ho scoperto
che mi riconosco molto più nelle vesti di compositore che di esecutore. Ho cercato
di creare un cd completo, si comincia con "Left
Hand" un brano scuro ed irregolare per concludere con "Right
hand" solare e positivo…passando per "La
maschera di Giada" e "Solaris"
dal significato mistico, cosmico…frutto di una lunga ricerca interiore. La maggior
parte delle mie composizioni nascono al piano, questo perché mi interessa molto
la parte armonica anche se poi ci sono pezzi come "On
y Va" e "Solaris"
in cui il sax è stato determinante. Aver ascoltato nel corso degli anni più generi
musicali quali la musica classica (Debussy, Ravel…) il rock (Rush,
Led Zeppelin, Genesis,..) il funk (Earth, wind & Fire, Prince,
James Brown) e naturalmente il Jazz... da Jelly Roll Morton, a
Coltrane, a Steve Coleman, è stato essenziale, oltre al fatto che fare
questo lavoro mi ha permesso di viaggiare spesso e questo per quanto mi riguarda
è stata un'importantissima fonte d'ispirazione.
A.A.: Sei monopolitano
ma vivi a Roma. Come mai questa scelta? Pensi ci possano essere maggiori spazi per
un musicista (in particolare, per un jazzista) fuori dalla nostra regione?
S.F.: La scelta
di vivere a Roma è dovuta al fatto che in questo periodo nella capitale, ma credo
in tutta l'italia, si sta vivendo un periodo di grande interesse e fermento per
quanto riguarda il jazz e per tutta la musica in generale. Inoltre, sono ormai più
di 10 anni che non vivo sempre a Monopoli, sono stato in Germania, poi a Dublino,
a Parigi, avverto sempre la necessità di fare nuove esperienze, di avere nuovi stimoli,di
confrontarmi con musicisti di estrazioni musicali diverse ma soprattutto di vivere
in una città che ti permette di poter suonare in ambiti diversi dai soliti club
(teatro, cinema,…), che ti offre, insomma, maggiori possibilità Comunque credo che
questa non sia una regola in quanto ci sono molti musicisti che riescono a lavorare
benissimo, restando nella propria terra. Questo anche per quanto riguarda un musicista
jazz.
A.A.: Monopoli è foriera
di musicisti talentuosi. Quanto pensi incida la in tal senso la presenza del Conservatorio?
S.F.: Penso che la presenza del Conservatorio a Monopoli sia importantissima,
molti musicisti pugliesi e soprattutto monopolitani sono nati in questa scuola.
Monopoli credo sia invidiata da molti paesi limitrofi per la presenza appunto del
Conservatorio, anche se purtroppo mancano le strutture necessarie per diffondere
questa cultura, manca, infatti, un teatro o un auditorium e con la presenza di questa
istituzione mi sembra una contraddizione.
A.A.: Se non fossi stato
un musicista, cosa avresti fatto?
S.F.: Oltre a avere la grande passione per la musica ho anche quella
per la natura e soprattutto per gli animali. Ho, infatti, iniziato anni fa gli studi
di Medicina Veterinaria lasciati e ripresi più volte proprio per continuare quelli
musicali. Ormai ho abbandonato da troppo tempo i libri dell'università e credo che
la mia strada sia la musica ma penso sempre all'idea che forse sarei stato un veterinario.
A.A.: Quali sono i tuoi
progetti futuri?
S.F.: Sicuramente quello di portare avanti questo progetto musicale sia con
la formazione del cd o con l'inserimento di altri musicisti, la mia idea è quella
di un trombonista, in modo da arricchire ulteriormente la sonorità del gruppo. Poi
ho in mente di lavorare in due nuovi progetti qui a Roma: uno in trio con pianoforte
e batteria e un altro gia in fase di sperimentazione, in quartetto, con batteria,
contrabbasso e chitarra.
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Data pubblicazione: 08/06/2006
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