Metti la Puglia in uno spartito anziché solo in tavola. Accosta quattro
brillanti musicisti, motivati e suadentemente aggressivi (solo artisticamente parlando)
che cantano con i loro strumenti sette intensi brani, quasi tutte produzioni originali
del leader ad eccezione di un omaggio a Coltrane opportunamente rivisitato e criptato.
Si apre con la mano sinistra (left hand) per chiudersi con la destra
(right hand) questo vigoroso lavoro del sassofonista monopolitano.
Sabino Fino
ha lavorato duramente negli anni, e questo si avverte subito, dalle prime note
del brano introduttivo: intenso e ricercato al contempo, dai suoni robusti che evocano
tanti ricordi.
La Maschera di Giada
esalta la tecnica del sopranista che porta le note verso echi mediterranei in un
lungo solo introduttivo sapientemente elaborato. Il tema è illuminante, da ascoltare
ad occhi chiusi. La ritmica sorregge e si insinua nel soliloquio che
Fino intraprende.
Lenoci si conferma un pianista eclettico e ricco di inventiva, dal tocco
sintetico ma vibrante.
Il bop anni '50 caratterizza
On Y Va! ed esalta la fantasia
di Magliocchi, dal drumming intenso e lo slappin' senza fine di
Angiuli,
che si conferma sempre di più una realtà e non promessa.
I caldi colori coltraniani rivivono nella rivisitazione di Count Down
che qui diventa Crisalide
in un remake denso di significati. Un omaggio alla storia, alla tradizione che il
quartetto ha voluto dedicare con compostezza a chi ha scritto le pagine più belle
della musica jazz. Il fraseggio astratto di
Fino s'interseca
con le armonizzazioni di Lenoci e con le fluide corde del contrabbasso di
Angiuli.
La vena compositiva di
Fino si
stacca tutta nella freschezza di
The Dreamer con un intro
di Lenoci che acutamente rimanda alle ispirazioni monkiane.
Solaris ha quell'acume
avanguardistico europeo che è tanto caro a Lenoci, ma anche al suo "allievo"
Fino.
Il prologo del contrabbasso martoriato con dolcezza da
Angiuli
si schiude in un dinamico attacco di piano. Tutti gli aspetti più impervi sono smussati
per creare delle sonorità appetitose anche grazie all'apporto ritmico – ma anche
armonico, a tratti – di Magliocchi.
Right hand chiude
questo interessante lavoro, ricco di spunti e di riflessioni.
Il soprano di
Fino –
che preferisce al tenore – ha una gioiosa interazione con il trio. E ciò rende l'album
diverso da altri lavori eccessivamente…composti.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia