Rumori Mediterranei XXXVIII Edizione Roccella Jonica 12-22 agosto 2018
direzione artistica di Vincenzo Staiano di Vincenzo Fugaldi
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Preceduta da un'anteprima nel mese di luglio, la trentottesima
edizione del festival di Roccella Jonica dedicata alle tematiche collegate "Italians"
e "Going west-A ovest di Zappa" si è articolata in sezioni: Jazz @ the sea presso
il Porto delle Grazie; Jazz @ the village presso il Largo colonne "Rita Levi Montalcini"
e le consuete serate al Teatro al Castello.
Jazz @ the sea si è aperta con l'AJS Trio: Gent Rushi (tastiere),
Ermal Rodi (sax alto e flauto) ed Emilijan Dhimo (batteria) hanno
rielaborato con perizia musiche tradizionali albanesi in chiave jazz, prendendo
principalmente a riferimento certo jazzrock degli anni Settanta. A seguire, il
Wire Trio di
Enzo
Pietropaoli, Enrico Zanisi e Alessandro Paternesi, con
le musiche del cd «Woodstock Reloaded», edito da Via Veneto Jazz: interessato
per ragioni generazionali al mitico evento dell'agosto 1969, Pietropaoli, in primo
piano esclusivamente al basso elettrico a cinque corde, ha coinvolto Zanisi alle
tastiere e Paternesi che ha mostrato il suo côté più rock, avvalendosi anche
dell'elettronica. Il materiale tematico era ovviamente quello proveniente dagli
storici interventi dei vari Santana, The Who, Janis Joplin, Joe Cocker, Creedence
Clearwater Revival, Sly And The Family Stone, Jimi Hendrix, non inteso come mere
cover da riproporre, piuttosto come materiale da reinterpretare in un'ottica attuale.
La seconda serata della sezione si è svolta all'insegna di un mainstream
di alta qualità, con la statunitense Deborah J. Carter e il suo trio italiano
(Daniele Gorgone-piano elettrico, Marco Piccirillo-contrabbasso ed
Elio Coppola-batteria). Cantante di grande esperienza internazionale, la
Carter ha fornito una prova magistrale, interpretando con swing dirompente alcuni
classici del jazz, omaggiando anche in un paio di brani l'indimenticabile Ella Fitzgerald.
Un plauso al solido trio che l'ha validamente accompagnata, ineccepibile anche negli
assolo in cui ciascuno si è prodigato con perizia ed essenzialità, non ultimo il
contrabbassista in pregevoli interventi solistici con l'archetto.
La Sezione "Jazz @ The Village" si è inaugurata con il
gruppo di musicisti africani di stanza a Reggio Calabria Wise African Cultural
Group. Il duo costituito da Flaviano Braga (fisarmonica) e Simone
Mauri (clarinetto basso), che ha recentemente pubblicato il bel cd "Speck
e zola" per l'etichetta Caligola, si innesta su illustri precedenti francesi
(Portal-Galliano) e italiani (Trovesi-Coscia) ma sviluppa una propria cifra personale
fatta di riferimenti a un folclore immaginario e viene condotta da entrambi con
perizia tecnica travolgente, grande equilibrio fra composizione e improvvisazione,
scrittura di qualità, ottimo senso ritmico e melodico. A chiudere un solo del violinista
Luca Ciarla
basato sull'utilizzo di una loop station, e la cantante calabrese Valentina
Gullace validamente accompagnata da tre jazzisti italiani, Seby Burgio
(pianoforte e arrangiamenti), Daniele Sorrentino (basso) e Federico Scettri
(batteria), in un repertorio di canzoni originali, standard e cover.
Il primo momento dedicato a Frank Zappa è stato il concerto del
Marco PacassoniGroup. Protagonista di un album intitolato «Frank & Ruth», Pacassoni,
con il supporto del produttore, chitarrista e cantante Alberto Lombardi e
insieme ad Enzo Bocciero (tastiere), Lorenzo De Angeli (basso) e
Matteo Pantaleoni (batteria), ha interpretato la sua versione dell'universo
zappiano che mette in primo piano il vibrafono, la marimba e le chitarre acustica
ed elettrica, omaggiando in particolare la figura di Ruth Underwood, percussionista
di Zappa per i primi dieci anni della carriera di questi, anche con una composizione
originale – quanto mai zappiana – dal titolo "For Ruth". Un concerto tutto
da gustare, con ampio spazio per l'ottimo Lombardi che ha anche cantato The Idiot
Bastard Song, una versione molto pertinente di uno standard caro a Zappa come
Stolen Moments e vari altri momenti memorabili, come The Black Page
per sola marimba.
Il tema zappiano è stato degnamente completato la sera del 20, dove il Teatro al
Castello è stato metaforicamente infiammato dall'evento "Direction Zappa" del gruppo
di Daniele Sepe con Dean Bowman alla voce e
Hamid Drake
alla batteria. "Direction Zappa", che nel 2016 ha esordito al festival sardo di
Sant'Anna
Arresi, è caratterizzato, oltre che dalla ben nota estrosità e irriverenza
di Sepe, dalla inimitabile macchina ritmica costituita dalla batteria di Drake,
che ha fatto volare alta la musica sin dalla prima nota, dando modo alla voce di
Bowman di svettare insieme al sax del leader. Così oltre novanta minuti di energia
zappiana, Ornette, Miles, Mingus, Cherry, Hendrix per un concerto davvero degno
di nota. Altrettanto coinvolgente, anche se più strettamente centrato sul tema,
il sestetto della Tankio Band di Riccardo Fassi, musicista che da anni lavora
sul materiale tematico zappiano e nel 2017 ha pubblicato per Alfamusic un cd dal
titolo «Riccardo Fassi Tankio Band plays Zappa - The Return of the Fat Chicken».
In una formazione ridotta rispetto a quella ampia del disco ma mirata ed essenziale
– con l'acida, dinamica chitarra di Manlio Maresca in primo piano, Torquato
Sdrucia ai sassofoni, Pierpaolo Bisogno al vibrafono, Lica Pirozzi al
basso e Pietro
Iodice alla batteria – sono stati eseguiti validissimi arrangiamenti
del leader di note composizioni zappiane.
Le serate al Teatro al Castello sono iniziate con la prima nazionale di "Calidoscòpic",
il concerto del cantante naturalizzato catalano ma nato in provincia di Agrigento
Anthus. Con il supporto di un magnifico quartetto di musicisti attivi a Barcellona
(Pol Padrós alla tromba, Mark Aanderud al pianoforte, Manel Fortià
al contrabbasso e Ramón Diaz alla batteria), il giovane artista ha mostrato
diversi aspetti della sua multiforme personalità, che lo vede passare con disinvoltura
da un jazz avanzato con sperimentalismi vocali a momenti di musica etnica, a canzoni
affrontate con la perizia di un crooner, sempre confortato da una tecnica
magistrale nelle composizioni originali cantate in catalano, in siciliano o in una
sorta di lingua mediterranea inventata mescolando vari idiomi. A seguire "Griot
Blues", fecondo incontro tra il canto dei griot maliani di Baba Sissoko
(anche al talking drum, allo ngoni e alla kalimba) e il blues di Mighthy
Mo Rodgers. Con alle spalle un solidissimo trio blues italiano (Luca Giordano,
Walter Monini ed
Eric Cisbani),
i due hanno mostrato le radici africane del blues, alternando i loro differenti
canti sulla medesima base ritmica evidenziandone le differenze e le affinità. Spettacolo
comunicativo e coinvolgente, condotto da due fuoriclasse dei rispettivi generi.
Due artisti ben noti a Roccella (protagonisti del dvd «Si Song» pubblicato
dalla Caligola e dedicato alla figura del senatore Sisinio Zito), il pianista
Claudio Cojaniz e il violinista Alexander Balanescu, hanno dedicato la
loro attenzione a un protagonista di primo piano della storia del jazz anche lui
di origini italiane, Lennie Tristano. Di questi Cojaniz ha eseguito per solo pianoforte
il celebre blues Requiem, e in duo la movimentata Line Up. Balanescu,
dal canto suo, ha eseguito in solo la sua composizione Miriam Study n. 1.
I momenti più suggestivi del memorabile concerto sono stati le composizioni di Cojaniz
ispirate a una temperie lirica e romantica, Lennie's Song, Insomnia
e Gaia.
«Tempo» è il titolo del più recente album della cantante brasiliana Rosàlia
De Souza, edito dalla Nau Records. Attiva da tempo in Italia, Rosàlia è una
specialista della bossanova, ed era accompagnata da un quartetto di validi professionisti:
Antonio De Luise, Sandro Deidda,
Aldo Vigorito
e Dario Congedo. Muovendosi con dimestichezza, grazia e perizia in una porzione
della tradizione musicale brasiliana, l'artista ha presentato i brani del suo cd,
di cui è autrice dei testi (ivi compresa una versione intensa e insolita accompagnata
dal solo pianoforte di O que Será di Chico Buarque arrangiata da Umberto
Petrin).
Il William ParkerNew Organ Quartet, di recente costituzione, ha schierato sul palco oltre
a Cooper-Moore (pianoforte e tastiere) e
Hamid Drake
(batteria) il sax tenore di JamesBrandon Lewis. Dopo una lunga cavalcata
in cui il quartetto si è soffermato sui topoi del free, con il drumming di
Drake che sottolineava e stimolava ogni istante della musica, il pianismo muscolare
e tayloriano di Cooper-Moore, il suono potente e scuro del contrabbasso e l'incessante
fraseggio del sax, il quartetto approdava alla forma blues indagata con profonda
blackness e a momenti melodici di assoluta bellezza, con la tastiera che
utilizzava il timbro dell'organo e Drake che passava a una scansione geometrica
e agilissima. Con un procedimento a lungo sperimentato dall'AEOC, Parker, dopo dilatati
episodi free, inserisce momenti di alta qualità melodica e scansioni ritmiche squadrate
e leggibili, con effetti di profondo coinvolgimento. Una delle grandi realtà del
jazz statunitense degli ultimi decenni.
Dopo due spettacoli di taglio decisamente diverso, quello di Ray Gelato e
quello di Nicky Nicolai e
Stefano
Di Battista caratterizzati entrambi da un fin troppo marcato disimpegno,
la chiusura del festival è stata affidata alla Minino GarayTunga Tunga's
Band. Il noto percussionista argentino vanta origini italiane, così come gli
altri musicisti della band. Un repertorio coinvolgente di musiche popolari latine
danzabili, fra tango, cumbia e la tunga tunga argentina, eccitante ritmo che nasce
da una commistione fra la tarantella e il paso doble.
Fra gli eventi collaterali, oltre alla bella mostra fotografica di Pino Passarelli
e Domenico Scali "Shoot the piano player" e ai numerosi e partecipati seminari,
l'interessante conferenza del francese Dan Vernhettes dal tema "Ustica Connections
– Tre Radici nel Jazz", nella quale lo storico ha evidenziato il ruolo di tre famiglie
emigrate dall'isola di Ustica in Louisiana tra la fine del diciannovesimo secolo
e gli inizi del ventesimo nella nascita e nello sviluppo del jazz; l'incontro con
il prof. Vincenzo Romania, sociologo dell'Università di Padova sul tema "Jazz
e comportamento"; la conferenza di Gianmichele Taormina sul tema "Sicilian
Americans & Jazz"; la proiezione del documentario "1982 – L'Estate di Frank" di
Salvo Cuccia preceduta dalla conferenza di Taormina sul tema "Zappa 25 –
Parthenia"; la conferenza sempre di Taormina sul tema "Nick
La Rocca 101" seguita dall'incontro con lo scrittore Salvatore Mugno
che ha presentato il suo volume edito da Arcana "Il biografo di
Nick La Rocca"
e infine la visione del bel film di Michele Cinque "Sicily Jass".