Musica ai Frari 2012
VI^ edizione ‘Duets', Venezia, basilica dei Frari
di Giovanni Greto
12 ottobre 2012
Gianluigi Trovesi, clarinetti; Gianni Coscia, fisarmonica
3 Novembre 2012
Paolo Fresu, tromba, flicorno; Daniele di Bonaventura, bandoneon
Nonostante l'età, sia
Gianni Coscia
(1931), che
Gianluigi Trovesi (1944) hanno ancora voglia di suonare, al punto
di affrontare una stancante tournee in Danimarca, come ha raccontato Trovesi, di
prendersi in giro in maniera garbata e, soprattutto Coscia, di gigioneggiare. Il
pubblico li ascolta divertito nei loro racconti alla fine di ogni brano – saranno
dieci in totale per quasi un'ora e mezza – e si gode una musica colta e popolare,
eseguita con gusto in maniera felicemente rilassata. I due raccontano il lavoro
fatto su Jacques Offenbach (1819-1880), il compositore francese di origine tedesca,
protagonista del loro ultimo cd ‘Round About Offenbach'(ECM, 2011), eseguendo un
continuum di sei piccoli brani, dei quali, dice Trovesi "abbiamo messo a posto gli
accordi per far capire finalmente cosa voleva dire Offenbach". Ci sono dunque gioiosi
¾ che ricordano balere scomparse. E ancora, la musica delle giostre che affascinavano
tanto un Coscia bambino in "le giostre di piazza Savona", ammirate nella natia Alessandria.
Trovesi presenta poi un arrangiamento di ‘Django', il capolavoro di John Lewis dedicato
al chitarrista Django Reinhardt, in cui "abbiamo aggiunto un finale migliore di
quello originale", e avanti così a scherzare. C'è anche un brano di Kurt Weill,
investigato in un disco di sette anni fa e finalmente un tango, originale, composto
da Coscia in omaggio al compagno e perciò intitolato ‘Tanghesi'. Echi piazzolliani,
per comune ammissione di entrambi, e molto spazio alla fisarmonica. Prima di concludere
c'è tempo per un curioso siparietto sulla tecnica dei bis. I musicisti, spiega Coscia,
entrano ed escono a ripetizione per far durare di più l'applauso, ma in tempi rapidi,
altrimenti c'è il pericolo che la platea smetta di battere le mani. Seppur inizialmente
intimoriti dal fatto di trovarsi a suonare in un luogo sacro, in cui riposano artisti
famosi, i due brano dopo brano si sono sciolti, immersi in un'acustica particolare,
contrassegnata da suoni che si propagano più a lungo, rispetto che in un normale
auditorium.
Ancor di più hanno puntato sulla unicità auditiva
Daniele
Di Bonaventura e
Paolo Fresu.
Il suono del flicorno è parso ancor più morbido e grazie alle note tenute, di cui
il trombettista è maestro in virtù della tecnica della respirazione circolare, si
aveva la sensazione che non finisse mai. Per di più, mentre Di Bonaventura rimaneva
sempre allo stesso posto, Fresu è sceso dalla pedana continuando a suonare tra la
platea fino a collocarsi vicino ad un'enorme massiccia colonna, rivolto verso il
compagno. Gli spettatori, così, si sentivano avvolti da un morbido alone sonoro
e, seppure non abituati, rimanevano affascinati da un inusitato modo di fruire la
musica. Assai vario il repertorio, dal classico (Albinoni, Bach) al Jazz – ha sfiorato
il poetico una intensa versione di ‘My one and only love', incisa tra gli altri
da John Coltrane -, a pezzi originali sia di Fresu (‘S'ingiuldu) che di Di Bonaventura
(‘Tango', ‘Corale'). C'è spazio anche per un omaggio alla vecchia canzone romantica
del nostro Paese con ‘Non ti scordar di me', e ad Astor Piazzolla, mediante la riproposizione
di un brano ingiustamente considerato minore, in realtà un piccolo capolavoro, come
‘Chiquilin de Bachin'. Prima di concludere, Fresu trova il tempo per dire che "la
sacralità della musica non sta nel contenuto, ma nel modo in cui la si respira.
E credo che più che sacra la musica abbia un significato mistico e stasera volevamo
dare un significato mistico alla musica che suoneremo". Proposito riuscito, anche
grazie alla ricerca del suono migliore che girava intorno alla basilica. Per il
bis, richiesto a gran voce, Fresu sale le scale e languidamente, dall'alto, all'altezza
del coro, le note del flicorno intonano ‘Fellini'. Il suono si fa più languido e
nuovamente nel finale l'artista sardo lascia tutti col fiato sospeso con una interminabile
nota tenuta.
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 20/01/2013
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