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Roberto Zanetti Trio feat. Pietro Tonolo
Minor Time
dodicilune (2014)
1. Waltz Experience (Zanetti)
2. In the Heaven (trad.)
3. Gran Torino (Zanetti)
4. Chiarotta mood (Zanetti)
5. Easy Time (Zanetti)
6. Guadalupe (Zanetti)
7. Stonehenge (Zanetti)
8. Sitting Bull (Zanetti)
9. Big Apple (Zanetti)
Roberto Zanetti - pianoforte Pietro Tonolo - sax soprano e tenore Luca Pisani - contrabbasso Massimo Chiarella - batteria
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
Tel. +39 0832.091231 - 0832.092478
Fax +39 0832.1831054
email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
Roberto Zanetti cesella un album dalle atmosfere raffinate e le sonorità discrete,
che hanno il colore della luna d'autunno, o sprigionano l'odore delle foglie appena
ingiallite in Central Park. Con Minor Time, il pianista raggiunge vette di
squisita estetica sonora, unite alla quasi completa originalità dei brani: otto
su nove, sono infatti composizioni di Zanetti, che scivola nelle atmosfere del passato
soltanto con l'inconsueto In the Heaven, non uno standard jazz, bensì un
antichissimo canto funebre gregoriano.
L'album si apre con Waltz Experience, ma il titolo non inganni: Strauss è
lontano anni luce, e nel vivace sei quarti della metrica, del valzer resta appena
l'idea dell'atmosfera, conservata dall'appassionato pianoforte. Rompe l'equilibrio
la parte centrale del brano, costruita sul dialogo fra batteria e contrabbasso;
ne scaturisce un'atmosfera dolceamara, amplificata dal finale in fade away,
cui segue In the Heaven. All'atmosfera "gotica" di partenza, si sostituisce
un inconsueto pianoforte giocato quasi sempre sul registro grave, cui però il sax
di Toniolo conferisce un'inaspettata levità. Ne risulta un brano dall'atmosfera
inconsueta, a tratti oppressiva, a tratti celestiale, grazie soprattutto ai virtuosismi
del pianoforte.
Atmosfere lunari in Chiarotta Mood, aperta da un meditato sax tenore sul
fraseggio del quale è costruito l'intero brano, un modo per lasciare le luci della
ribalta alla guest star. E Toniolo si muove con agilità su è giù per dinamiche
scale armoniche. Un brano dall'allure squisitamente femminile, frusciante
come un serico abito di gala.
Atmosfere leggermente più solari in Guadalupe, aperta dal sax tenore, impegnato
in fraseggi che sono voli di surrealistici calabroni. Un brano fra l'afro e l'ispanico,
interessante esempio di contaminazione jazz. Sconfina invece nel blues Stonehenge,
a dimostrazione della versatilità negli arrangiamenti e nei cambi d'atmosfera, che
Zanetti ha adottato per Minor Time. Un blues che si avverte prevalentemente
nel pianoforte, mentre il sax resta ancorato al puro stile di Broadway.
In chiusura d'album, a ribadire la vocazione contemporanea di Minor Time,
un omaggio alla città di New York, dalla genesi al limite del leggendario. Composto,
per coincidenza, proprio l'11 settembre
2001, mentre ancora Zanetti non era a conoscenza
della tragedia che aveva colpita la città, Big Apple è stato oggetto di un leggero
rifacimento, con l'aggiunta della tenebrosa frase iniziale di pianoforte cadenzato,
prima di scivolare in un gradevole jazz giocato sul sax. Un omaggio alla città,
alla sua vitalità sociale e creativa così come nei decenni l'hanno raccontata Saul
Bellow, Woody Allen, Jay McInerney. Se nella prima parte dominano gli scintillanti,
patinati a solo di piano e di sax - la cui concretezza del registro grave fa immaginare
grattacieli e animati salotti del Greenwich Village -, nella seconda si erge il
contrabbasso, a suggerire raffinate atmosfere notturne.
Un brano di jazz sofisticato, che è letteratura contemporanea con quel suo costruire
immagini di un vissuto quotidiano legato a una dimensione intellettuale. Un album,
Minor Time, da ascoltare con rispetto, da sorseggiare lentamente, come suggerisce
la sobria fotografia di copertina, un album che alterna il pieno e il vuoto, come
un'ariosa architettura rinascimentale.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/09/2015
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