Vicenza Jazz New Conversations XX Edizione “Vent'anni di Suoni, Ritmi, Visioni”
8-16 maggio 2015 di Vittorio Pio foto di Francesco Dalla Pozza
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Festeggiava un traguardo importante Vicenza Jazz New Conversations.
Venti anni di passione e consapevolezza per un festival al servizio della città
e dei tanti artisti che gravitano nel suo comprensorio, che quest'anno proprio in
occasione della ricorrenza, si sono visti incentivati a suonare nei teatri, strade,
giardini, locali e sedi museali con una partecipazione mai registrata in precedenza.
Bene così allora, di certo i numeri ed il gradimento registrato serviranno da sprone
per crescere e migliorarsi ancora, nel perfetto accordo che regna fra amministrazione
pubblica, direzione artistica e sponsor privati.
Nel ricco cartellone principale, firmato
come sempre da Riccardo Brazzale, consensi quasi scontati per Gregory
Porter e Arturo Sandoval e lodi ben più meritate per Maria Schneider
(alla guida dell'orchestra jazz dei conservatori di Vicenza, Trento e Castelfranco
Veneto), in uno dei suoi rari passaggi italiani.
Sold-out anche per il quartetto di
Jan Garbarek,
che ospitava il percussionista Trilok
Gurtu, menti in costante creatività e rinnovata energia, capaci di un
concerto esemplare per espressività e phatos, sostenuto dal pubblico con grande
calore. In linea con le (grandi) attese anche la prova del quartetto atipico, senza
leader annunciati, ma con l'ingombrante presenza (per curriculum e titoli), di
Anthony
Braxton, che ha preso il centro del palco con Taylor Ho Bynum
(tromba), e Mary Halvorson (chitarra), dando vita ad un serrato interplay
che si è avvalso dei contributi folgoranti dei fiati negli armonici superiori e
le sonorità più gravi, con la sola Halvorson in oggettiva sofferenza, considerato
l'arduo compito che le spettava in partenza. Esibizione rivolta a menti libere e
concentrate ed in ogni caso assolutamente riuscita, malgrado l'assenza di bis richiesti
a gran voce dal pubblico.
Nell'impareggiabile cornice del teatro Olimpico invece la chiusura
affidata all'atipico trio composto da
Paolo Fresu,
Richard Galliano
e Jan Lundgren (impegnato il giorno precedente nel coinvolgente percorso
fotografico, "Dalla buia notte della Guerra alla luce del giorno e della libertà",
ideato da Pino Ninfa in esclusiva per Vicenza Jazz), il cui secondo capitolo
discografico vedrà la luce nel 2016. In ossequio alla bellezza del luogo il concerto
è proceduto per sottigliezze ancora più che di finezze, nel pregevole disegno delle
frasi e la nobile eleganza delle armonizzazioni scaturita dalla profonda sensibilità
dei musicisti nella loro capacità incantatoria.
Una jam finale al teatro Astra ha chiuso nel cuore della notte
questa ottima edizione: fra i musicisti coinvolti, hanno destato notevole impressione
i giovanissimi Kromatik Krew, talenti locali cui non è difficile predire
un futuro ricco di soddisfazioni.
: "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco)