Fabrizio Bosso – Julian "Oliver" Mazzariello
Duo Sabato 16 marzo 2013 Teatro Lauro Rossi Macerata
di Viviana Falcioni
foto di Andrea Feliziani
Fabrizio Bosso
- tromba
Julian Oliver Mazzariello - pianoforte
Gli echi della standing ovation per l'elezione di Laura Boldrini
non erano ancora placati e Macerata, città natale del neo Presidente della Camera
dei Deputati, viveva ancora un trionfo, quello di un fantastico Jazz-Duo.
Sul palco del Teatro Lauro Rossi troviamo
Fabrizio Bosso,
celeberrimo trombettista che tranquillamente possiamo definire "marchigiano di acquisizione",
vista l'assidua presenza nella nostra regione. Al suo fianco il talentuoso pianista
Julian OliverMazzariello, che ricordiamo vincitore di una passata
edizione del prestigioso Premio
Massimo Urbani.
Il concerto di
Fabrizio Bosso – Julian Oliver Mazzariello duo, è all'interno del cartellone
TLR Jazz Macerata, organizzato da Musicamdo Jazz in collaborazione con il Comune
di Macerata, Regione Marche e Marche Jazz Network.
L'incontro artistico tra i due risale alla collaborazione con la primissima formazione
degli High Five, gruppo di giovani "all stars" del firmamento jazzistico italiano
e trampolino di lancio per il
Fabrizio Bosso
dei primi esordi. Del famoso trombettista e della sua luminescente carriera si è
detto tutto e più, numerose le formazioni ed i progetti jazzistici, tra cui troviamo
le "face to face", alcune delle quali veri successi discografici. In questo contesto
si possono ascoltare entusiasmanti dialoghi in duo, equilibri tra i diversi generi
stilistici con un attento legame alla tradizione: ed è ciò che ci apprestiamo ad
ascoltare questa sera.
Mazzariello al piano ha un fraseggio dalle raffinate tessiture timbriche, i suoi
soli introduttivi liberano le armonie nella continua ricerca di suoni particolari,
sempre attento ascoltatore di ciò che sta accadendo, il pianista si muove con entusiasmante
equilibrio, arricchendo con le sue note quelle che escono dalla potenza sprigionata
dalla tromba di Bosso. Il duo ha un affiatamento encomiabile, pochi minuti per le
prove di sound check e poi sarà l'atmosfera della preziosa location ad ispirare
i musicisti, il palcoscenico, il pubblico attentissimo e generoso.
Tra i brani in scaletta i classici "But not for me" e "Oh Lady Be Good"
di GeorgeGershwin e le composizioni di Bosso con "Wide Green Eyes"
e "Dizzi's Blues". Inconfondibile il "The Jody Grind" di scuola horacesilveriana,
che il duo esegue in maniera impeccabile. E ancora tra le ballads la splendida "Estate"
di Bruno Martinooltre ad un omaggio doveroso al grande Antonio Carlos Jobim in una originale
versione di "Luiza".
Sono i brani swingantissimi a rafforzare un tecnicismo strabiliante, la semplicità
e naturalezza in cui Bosso affronta la tecnica del fiato continuo, fa rimanere senza
fiato un pubblico ammutolito.
Si passa da un susseguirsi di alti e bassi, tempi veloci, ritmi sostenuti e frasi
spigolose a ballads dalle sonorità rarefatte, frasi incantatorie che a volte occhieggiano
al pop come nella main title di "Taxi Driver" dall'omonima colonna sonora
di Bernard Herrmann.
Si avverte la grande perizia nella ricerca del suono con note chiare e limpide,
una simbiosi di slanci poetici che caratterizzano le particolari sonorità mediterranee
del duo: è il grande Clifford Brown che spesso fa capolino nell'approccio stilistico
di Fabrizio Bosso,
ma senza emulare il suo artista di riferimento, rimane incastonato nel suo animo,
nella sua preziosa e innata padronanza dello strumento.
Durante il concerto non mancano le sperimentazioni trasversali, gli effetti sonori
della pedaliera con echi e vibrato alla tromba, il pianoforte "percosso" da mani
sapienti e ritmi cadenzati a suon di tacco sulle tavole del palcoscenico, dialoghi
serrati tra i due come domande a cui seguono risposte immediate. L'ascoltatore viene
affascinato da un interplay intenso e a tratti drammatico, non c'è tempo per soffermarsi
alla ballad, che già l'altra esecuzione ti impegna nella sua esuberanza ritmica.
Il duo si concede ad un lungo bis di brani prima di lasciare il pubblico e il momento
diventa l'apice del concerto: il trombettista lascia la sua consueta postazione
per avvicinarsi al pianoforte, quasi a voler sussurrare una costante empatia, e
sulle note di "Georgia On My Mind", ci troviamo avvolti in un caldo e generoso
applauso.