Festival ECM alla Casa del Jazz
Roma, Casa del Jazz - 11/13 dicembre 2008
di Dario Gentili
foto Daniele Molajoli
Distances
Norma Winstone - voce
Kluas Gesing - carinetto basso
Glauco Venier – piano
Melos
Vassilis Tsabropoulos - piano
Anja Lechner - violoncello
U.t. Gandhi – batteria
Dans les arbres
Xavier Charles. clarinetto
Ivar Grydeland - armonica, chitarra, banjo
Christian Wallumrød - piano
Ingar Zach - percussioni, batteria
Una delle etichette discografiche che ha caratterizzato la storia del
jazz europeo (e non solo), tanto da aver definito un suo peculiare "suono", una
delle etichette più discusse, amata fino al feticismo per le sue confezioni e odiata
talvolta solo per pregiudizio, la ECM di Manfred Eicher, compie quest'anno
quarant'anni. Lo scorso dicembre, in nome di una ormai solida collaborazione, la
Casa del Jazz di Roma ha voluto inaugurare i festeggiamenti con un piccolo festival
di tre giorni. Come già nel Gennaio 2006 in
occasione di un altro mini festival ECM, si sono avvicendati tre progetti fra i
più rappresentativi della recente produzione dell'etichetta di Monaco di Baviera.
Anche stavolta l'evidente diversità delle proposte musicali ha voluto esprimere
la varietà del catalogo ECM: il trio di Norma Winstone, il trio Melos
e il collettivo franco-norvegese Dans les arbres.
La cantante inglese Norma Winstone è
una vecchia conoscenza per gli affezionati della ECM, non soltanto per l'album
Somewhere Called Home (1986), di recente
riproposto nella collana celebrativa Touchstones, ma anche per aver fatto parte,
con Kenny Wheeler e John Taylor, di Azimuth, uno dei tanti successi targati ECM.
È a Roma per presentare la sua ultima registrazione, Distances, candidata
tra l'altro al Grammy come miglior album di Vocal Jazz. Come in Distances
e come in Chamber Music del 2003, è accompagnata
dal tedesco Klaus Gesing al clarinetto e sax e dal friulano Glauco Venier
al pianoforte: il trio con piano e fiati è evidentemente la formazione che la Winstone
predilige e dal vivo è facile comprenderne il motivo. Mentre la ritmica è tenuta
soprattutto dal piano di Venier, la voce della Winstone ha spesso e volentieri improvvisato
in controcanto con le note di Gesing – mai come
stavolta è sembrato evidente che il suono del sax è il più simile a quello della
voce umana. La Winstone è sì una cantante estremamente sensibile, dal caratteristico
timbro soffuso e sporco al punto giusto, ma anche una grande improvvisatrice. Infatti,
privilegiando un'atmosfera meno intimistica rispetto al cd, il concerto ha, spesso
in forma di suite, svariato agilmente tra jazz (Chamber Music, Everytime
we say goodbye), classici pop (Here comes the Flood di Peter Gabriel,
Everybody' Talkin'), composizioni originali (Mirror Mirror, Distance,
Giant's Gentle Stride dedicata a Coltrane) e folk, non soltanto quello inglese,
ma, grazie agli arrangiamenti di Venier, anche quello friulano, con una danza della
val di Resia e con Ciant, una poesia di Pasolini musicata da Venier utilizzando
la Petite melodie pour piano di Satie – a scanso di equivoci, forse è il caso
di precisare: la Winstone ha cantato in dialetto friulano!
La seconda serata ha visto come protagonista il trio Melos. La
formazione è inedita, ma in realtà il trio prosegue coerentemente un progetto del
pianista greco Tsabropoulos iniziato in versione solista con Akroasis
(2003) e proseguito in duo con la violoncellista
Anja Lechner con Chants, Hymns and Dances. Con l'album Melos,
a Tsabropoulos e Lechner, si è unito il batterista italiano U. T. Gandhi.
E il senso dell'aggiunta di Gandhi al già ben affiatato duo di formazione classica
Tsabropoulos-Lechner si è potuto apprezzare soprattutto nella versione live di
Melos. Maggiormente che nel cd, infatti, la batteria ha conferito una ritmica
più jazzata alle soavi melodie ispirate alla musica bizantina e alle composizioni
di Gurdjieff; si è notato come i musicisti si cercassero frequentemente con lo sguardo
per trovare il giusto equilibrio ritmico e armonico tra il duo classico e il trio
jazz. Come ha testimoniato l'entusiasmo del pubblico, l'esperimento è felicemente
riuscito e il concerto, oltre a riproporre integralmente Melos, ha lasciato
spazio anche a improvvisazioni in autentico stile jazz e a un blues dagli echi jarrettiani,
tanto per restare in casa ECM.
La serata conclusiva offriva sulla carta la proposta musicale al contempo
più ostica e suggestiva, espressione esemplare di una certa estetica ECM: il collettivo
Dans les arbres. Ma non solo sulla carta: la musica di questo collettivo
franco-norvegese di recente formazione si è dimostrata di fatto radicalmente d'avanguardia.
Eppure, la formazione non presenta nessuna evidente eccentricità, anzi, è interamente
acustica: pianoforte (il norvegese Wallumrød, ben noto ai frequentatori della ECM),
chitarra, clarinetto, percussioni. Tuttavia, nell'esecuzione, la sonorità che fuoriesce
dagli strumenti non è il loro peculiare timbro, piuttosto quella che emette la materia
naturale di cui sono fatti. È più simile al suono del vento che soffia tra gli alberi
– come suggerisce il nome stesso del collettivo – che a ogni sorta di armonia. Si
potrebbe definire minimalismo o una sorta di musica elettronica prodotta con strumenti
acustici. Difficile, se non impossibile, raccontare un concerto del genere, un concerto
in progress; nemmeno l'ascolto del cd può venire in soccorso: l'improvvisazione
è talmente radicale che ogni concerto è un'esperienza unica, per i musicisti e per
gli ascoltatori. Non è certo musica per tutti quella di Dans les arbres, ma rappresenta
bene lo spirito della ECM, che ha fatto della ricerca musicale senza compromessi
una delle sue prerogative.
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Data pubblicazione: 21/02/2009
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