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Colin Vallon Trio
Rruga
ECM 2011 – ECM 2185 DISTRIB. DUCALE
1. Telepathy
2. Rruga
3. Home
4. Polygonia
5. Eyjafjallajokull
6. Meral
7. Iskar
8. Noreia
8. Rruga, var.
9. Fjord
10. Epilog
Colin Vallon - pianoforte
Patrice Moret - contrabbasso
Samuel Rohrer - batteria
Democrazia da ogni angolatura. Rruga è un disco politicamente corretto, equamente
diviso e condiviso, tanto che il trio non ha assunto alcuna denominazione, lasciando
nomi e cognomi in esteso ed in ordine di strumento, come da manuale. Un leggero
squilibrio si avverte nelle composizioni, dove predomina Colin Vallon che
ne autografa cinque su undici. Ma tale piccolo appannaggio non si avverte per l'intero
lavoro del trio che, per la prima volta, incide con l'ECM, della quale sposa idee
e suoni pienamente.
I tre giovani musicisti svizzeri hanno all'attivo già tre dischi - Rruga compreso
– ed il primo "Les ombres" risale al 2004 (licenziato
dalla Unit Records). Per tocco e vena compositiva il ventinovenne pianista di Losanna
sembra ben più maturo dell'età anagrafica. Palesa uno stile personale, eccellente
tecnica sia nelle improvvisazioni che nelle ampie parti più vicine alla musica notata.
Ciò alla stregua di Patrice Moret, fine cucitore e tessitore di trame ad
ampio spettro, e di Samuel Roher batterista dalle dinamiche inusuali, con un vocabolario
ricco di invenzioni ritmiche mai intrusive. Il titolo – Rruga – trae origine dall'ottimo
rapporto che Vallon, Moret e Rohrer hanno intessuto con la vocalist d'origine albanese
Elina Duni (con la quale hanno collaborato per circa quattro anni) ed ha il giusto
significato per i contenuti del disco: viaggio, sentiero. Colin Vallon, in particolare,
mette in campo tutta la sua passione per la musica balcanica e per la sue ascendenze
turche: lo era la nonna e Vallon le dedica Meral, una danza armena impregnata
di note dissonanti attinte dal bagaglio contemporaneo, che sprigiona una ipnotica
nenia. Una musica carica di sospensioni, pause, silenzi che riscopre e rilegge le
radici popolari attraverso la sincerità dell'improvvisazione e gli stilemi della
musica contemporanea. Il pianismo di Colin Vallon è dotato di una cantabilità frizzante,
anche negli ostinato della sua mano sinistra che determinano un crescendo ritmico
ancestrale (Telepathy), e che sa diventare struggente imbevendosi di romanticismo
classico (Rruga e Fjord, quest'ultima velatamente minimalista).
Alterna, quasi per reazione, scampoli di Neue Musik grazie anche alle architetture
improvvisative costruite da Moret e Rohrer, come in Polygonia e, ancor
più, in Eyjafjallajokull, brano dedicato al birichino vulcano islandese
che determinò la paralisi di numerosi aeroporti europei, dove il trambusto delle
rocce ignee è affidato allo stridore dei piatti ed alle acidità dell'archetto sulle
corde del contrabbasso.
Ogni nota suonata dal trio è opportunamente pesata, mai posta a caso. Una
trojka che interagisce, pensa e scolpisce insieme il flusso sonoro tenendo nella
giusta considerazione timbri, ritmi e pitch. Un ottimo lavoro, per orecchie esigenti.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/04/2011
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