"Expanding Miles '65-'68"
Maurizio Giammarco, Flavio Boltro e Parco della Musica
Jazz Orchestra
Auditorium Parco della Musica, 27 febbraio 2010
Fabrizio Ciccarelli e Andrea Valiante
Maurizio
Giammarco - direzione e arrangiamenti
Flavio Boltro
- tromba special guest
Gianni Oddi,
Daniele Tittarelli - sax contralto, soprano, clarinetti
e flauti
Gianni Savelli, Marco Conti - sax tenore, soprano, clarinetti,
flauti
Elvio Ghigliordini - sax baritono, clarinetto, flauto
Fernando Brusco, Claudio Corvini, Giancarlo Ciminelli,
Aldo Bassi
- trombe, flicorni
Mario Corvini, Massimo Pirone, Luca Giustozzi - tromboni
Roberto Pecorelli - trombone basso
Roberto Tarenzi
- pianoforte
Luca Pirozzi - contrabbasso
Pietro Iodice
- batteria
Una serata dai toni intensi quella proposta da
Maurizio
Giammarco nella cornice dell'Auditorium di Roma, nella quale il sassofonista
e arrangiatore di Pavia, affiancato dall'elegante tromba di
Flavio Boltro,
dirige la pulsante tonicità della Parco della Musica Jazz Orchestra nel progetto
"Expanding Miles '65-'68": una personale rilettura delle assolute esplorazioni
musicali originate dall'ultimo insuperabile quintetto di Miles Davis formato assieme
ai giganti Ron Carter, Tony Williams,
Herbie
Hancock e
Wayne
Shorter. Furono sei gli album che presero vita grazie al virtuosismo creativo
di questa storica band: ESP (1965),
Miles Smiles (1966), Sorcerer
(1967), Nefertiti (1967),
Miles In The Sky (1968) e Filles de
Kilimanjaro (1968), tutti pubblicati per
la Columbia Records.
La scelta dei brani è stata effettuata prediligendo
le composizioni di Hancock e Shorter, in particolare di quest'ultimo, proprio per
l'evidente affinità avvertita dal sassofonista che ha curato gli arrangiamenti,
riproposti con la dinamica armonia tipica delle big band, dalla quale sembra trapelare
l' influenza del sound di Gil Evans, che con sorprendente vitalità e ricchezza
tanto abilmente si mosse in partiture lievi e dinamiche attorno al solista di turno,
animate da una personalissima scrittura che non entrò mai in urto con l'estrosità
e la spontaneità dell'improvvisatore. La lezione del Maestro canadese viene, a nostro
parere, ripresa con grande intelligenza, soprattutto nella sperimentazione del caratteristico
impasto fra gli ottoni, impreziosito da un disegno orchestrale complessivo profondamente
elaborato ed elegante.
Il concerto prende dunque forma attorno ai lineamenti rotondi della grande
formazione, costruiti sulla base di brani dallo scheletro puramente improvvisativo
come quelli del quintetto di Davis, dando vita ad un sound vulcanico e vibrante.
L'organico della band è formato da Gianni Oddi e
Daniele Tittarelli al sax contralto, soprano, clarinetti
e flauti; Gianni Savelli, Marco Conti al sax tenore, soprano, clarinetti
e flauti; Elvio Ghigliordini al sax baritono, clarinetto e flauto; Fernando
Brusco, Claudio Corvini, Giancarlo Ciminelli e
Aldo Bassi
alle trombe ed i flicorni; Mario Corvini, Massimo Pirone, Luca
Giustozzi ai tromboni e Roberto Pecorelli al trombone basso. Completano
il gruppo Roberto
Tarenzi al pianoforte, Luca Pirozzi al contrabbasso e
Pietro Iodice
alla batteria.
Flavio
Boltro accompagna la band con la raffinatezza della sua tromba, molto
attento a plasmare la propria abilità estemporanea sugli arrangiamenti studiati
dal band leader e lavorando con abilità anche sui toni medio bassi senza
mai cercare di emulare le rapide ed inimitabili evoluzioni in sovracuto tipiche
di Miles Davis, riuscendo a rifinire i brani con autentico lirismo. Nell'esecuzione,
peraltro, appare sempre davvero convincente la performance del versatile batterista
Pietro Iodice
che offre una prova di importante spessore.
I primi brani proposti sono "Tears Bag" (Shorter), "Limbo"
(Shorter) e "Water Babies" (Davis): Boltro e Giammarco dialogano
in un interplay leggero giocando sulle note con suoni morbidi e plastici.
L'orchestra regala un energico e sonoro background sorretto dall'ottimo equilibrio
degli arrangiamenti e da un sound pieno e cromaticamente ben delineato, come nell'
africaneggiante pentagramma davisiano, o addirittura straripante, come nella "shorteriana"
"Prince Of Darkness".
Lo spazio per i virtuosismi si apre con la splendida "ESP"(Shorter)
nella quale, attraverso una trama duttile e sinuosissima, la band sembra inseguire
in divertissement le flessuose e rapide scale, fluttuando su di una trascinante
pulsazione ritmica. La batteria di Iodice si insinua con bravura in un vortice
di contrappunti e tempi incrociati tra i quali riesce ad inserire anche un assolo
vibrante e deciso.
Piace ricordare i soli tanto dinamici quanto misurati del trombone di
Mario Corvini ed il pianoforte plasmatico ed estroso di
Roberto Tarenzi.
Quest'ultimo realizza delle evoluzioni decise ed eterogenee anche nella soave "Fall"
(Shorter), con le quali l'orchestra fraseggia, dialoga, si esprime tramite un
pulsante interplay. La sezione di flauti ne armonizza l'arrangiamento giocando
sui toni più alti, producendo un sound energico e di forte impatto. Il brano regge
in ogni caso sul contrabbasso di Luca Pirozzi che ordina opportunamente le
frastagliate evoluzioni della sezione fiati dettando il tempo sincopato con puntualità
e palpitante dinamicità.
I brani successivi sono il misterioso "Masqualero" (Shorter) dall'album
ESP e la jazz-blues "Eighty-One" (Carter-Davis) dall'album Sorcerer.
Il primo è un brano tra i più imperscrutabili della produzione jazzistica del quintetto
davisiano, riletto da Giammarco con effusive tinte latineggianti; grande
coinvolgimento di trombe e tromboni nel secondo brano, dove la band sembra divertirsi
sopra il fluente tempo sincopato della sezione ritmica attraverso sfumati contrappunti.
Il brano seguente è "Pinocchio" (Shorter) tratto dall'album
Nefertiti nel quale Boltro disegna degli assoli dai lineamenti misurati
e carichi di enfasi ed il trombone di Massimo Ghirone dà vita a delle intense
ed incalzanti evoluzioni. L' arrangiamento, scritto assieme a Mario Corvini,
appare ancora una volta convincente così come la successiva "The Sorcerer"
(Hancock), dove attraverso un'intelaiatura intrisa di contrappunti si alternano
di volta in volta le diverse improvvisazioni, tra le quali ricordiamo i suoni equilibrati
e vibranti del sax di
Daniele Tittarelli e lo splendido assolo di batteria di
Iodice.
La scelta di eseguire le alchemiche sonorità del secondo quintetto di
Miles Davis, nate da una concezione puramente estemporanea delle note blue, attraverso
un'esecuzione improntata sull'orchestrata schematicità del pentagramma, può forse
apparire fuorviante dalla concezione musicale del contesto originale. Tuttavia,
rimandandoci a ritmi di diversa estrazione come quelli del Jazz orchestrale,
Maurizio
Giammarco riesce a costruire una linea tematica del tutto nuova
dando vita ad un sound trascinante, gradevole ed essenziale, interpretato con personalità
dagli ottimi elementi della band. Una prova di sicuro spessore quella di
Flavio Boltro,
che si muove sempre nelle direzioni che più predilige con puntualità e precisione.
Il pubblico applaude convinto, e anche noi.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
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| "Road Song" Tony Monaco,Eddy Palermo, Flavio Boltro,Ray Mantilla and friends Tuscia in Jazz 2008Tony Monaco,Eddy Palermo,Flavio Boltro,Paolo Recchia,Francisco Mela, Geggè Munari, Ray Mantilla,Carl PotterEddy PalermoArenown... inserito il 20/11/2008 da lermici - visualizzazioni: 6401 |
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Data pubblicazione: 12/04/2010
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