European Jazz Expo #2 Cagliari, 4 - 9 settembre 2012
di Daniela Floris Foto di Daniela Crevena
Ben sei palchi distribuiti strategicamente nel Parco di Monte
Claro, vetrina di tutti i tipi possibili di Jazz (e dintorni), EJE anche quest'anno
ce l'ha fatta a partire, macinando musica ed eventi per sei giorni consecutivi,
con concerti anche in contemporanea tra di loro, veramente per tutti i gusti. Stand
gastronomici, iniziative per i bimbi, insomma uno di quei grandi festival che riescono
a non soccombere alla crisi. Concerti naturalmente tutti all'aperto, alcuni per
essere sinceri sotto un sole implacabile che non ha perdonato né pubblico né musicisti,
nonostante le coperture.
Il primo concerto al Parco Claro, sabato 8 settembre, è quello
degli Asì, quartetto romano prodotto da Jandomusic e composto da Ermanno
Dodaro al contrabbasso, Arturo Valiante al pianoforte, Francesco Consaga al sax
e flauti e Luca Caponi alla batteria. Brani originali e un sound fondamentalmente
melodico, con reminiscenze e suggestioni mediterranee, a volte anche orientaleggianti,
che scorrono molto piacevolmente per tutti i cinquanta minuti. Preferite le tonalità
minori, il tempo tripartito, spesso è la batteria che connota dal punto di vista
jazzistico la performance, insieme al contrabbasso, naturalmente, mentre pianoforte
e sassofono procedono nello sviluppo di temi molto orecchiabili ma anche intensi.
Le belle improvvisazioni non contraddicono il clima generale di un jazz melodico
ma per nulla esile e che s'inserisce in maniera di certo non banale nell'area delle
contaminazioni: non banale perché alto è il tasso di creatività di tutti i musicisti
impegnati in un progetto che ha la bella fruibilità di quando la musica non è architettata
in maniera cerebrale ma sentita e suonata con sincero trasporto.
Uno degli spazi più belli all'interno del Parco Claro sembra
essere il Teatro del Chiostro, dove il Quartetto Pessoa (Marco Quaranta,
violino; Rita Gucci, violino; Achille Taddeo, viola; Kyung Mi Lee, violoncello)
incanta con un'ora scarsa di maestria: un repertorio bellissimo (tra Piazzolla,
Shostakovich, Morricone, standards jazzistici, e arrangiamenti e brani originali
di Alessandro Annunziata), una capacità espressiva curata con l'attenzione per il
linguaggio musicale in tutte i suoi aspetti: colori, dinamiche, esposizione dei
temi, intonazione, empatia tra gli elementi. Quattro archi eppure all'ascolto un
suono pieno con tutto lo spessore dell'orchestra. Un Summertime dall'arrangiamento
perfetto e dal tema reso struggente dalle sapienti asperità del violino, il violoncello
che canta il tema del Valzer n° 2 di Shostakovich, i pianissimo gravidi di intensità
e i fraseggi pieni di pathos di Oblivion; il tema di The man I love che ondeggia
tra violino viola e violoncello con uno stupendo variare di timbro, e cambi ascendenti
di tonalità tutt' altro che zuccherosi… e ancora un Libertango sanguigno pure in
assenza dell'accordeon e di qualsiasi strumento ritmico, e molto altro ancora hanno
fatto del concerto del Quartetto Pessoa uno degli episodi musicali più emozionanti
di EJE Cagliari.
Se a un concerto di Jazz in cui suona un duo pianoforte e sax,
senza dunque l'ausilio ritmico di contrabbasso e batteria il pubblico batte le mani
"in levare", che è caratteristica propria del Jazz, allora vuol dire che quel duo
ha swing da vendere. Basterebbe questo per parlare del concerto di
Dado Moroni
e Max Ionata
(Teatro del Parco, ore 18) che hanno presentato il loro cd "Two for Duke",
anche esso prodotto da Jandomusic che, come Cam Jazz, è stata presente ad Eje con
diversi artisti sui diversi palchi del parco.
Un jazz elegante, suonato con indubbia raffinatezza ma anche con l'istinto dei jazzisti
veri, quelli cui piacciono i walkin' bass, gli accenti swinganti, i dialoghi serrati,
i raddoppi, le ballad soft e quasi sensuali. Il tutto suonato bene, in maniera sinceramente
appassionata, con molti spunti nuovi – comprese dissonanze, frasi spezzate, ma sempre
tendendo al Jazz dei Maestri americani, e divertendosi.
Dado Moroni
swinga persino al contrabbasso (che suona piuttosto bene, bisogna dire!) e canta,
Ionata improvvisa e dialoga con grande feeling e alla fine del concerto viene da
dire: "che bel concerto di Jazz". Il Jazz è così!
Che EJE Cagliari sia un Festival (per fortuna) variegato e pieno
di musica diversa è cosa bellissima ed è auspicabile che questa varietà sia sempre
amorevolmente garantita e curata. E così sul palco del Teatro del Chiostro, alle
ore 21:00, è salito il cantante – violinista carlofortino Mario Brai, molto
noto in Sardegna per il suo importante progetto multiculturale "Mare Nostrum".
Brai ha intrattenuto il pubblico cantando in tabarkino (lingua ufficiale dell'Isola
di S. Pietro) temi sociali a lui cari, quali quello della privatizzazione dell'acqua
o la continuità territoriale per i sardi (definiti in una delle sue canzoni come
"gente dalle poche parole e dalla grande dignità", come da copione), assemblando
stilemi di musica sarda, etnica, e probabilmente anche un po' africana, mediorientale,
introducendo il contenuto delle sue canzoni con brevi accenni (un po' generici a
dire la verità) sui problemi che affliggono l' Italia e/o la Sardegna in particolare,
e dunque facendo musica di denuncia. Accompagnato da Franciscu Meda (Arrogalla
Sound System) all'elettronica, molto bravo bisogna dire, e non lesinando sui soli
di violino elettrificato, ha portato avanti la sua performance con ammirevole convinzione
ed energia, lasciando un po' perplessa chi vi scrive: può darsi anche per una probabile
colpevole limitatezza culturale della stessa redattrice.
Enrico Zanisi è uno dei giovani artisti sui quali la CAM
Jazz sta puntando, e a ragione bisogna dire. Il ventiduenne pianista è salito domenica
9 settembre, alle 11:30, sul palco del Teatro del Chiostro, per presentare il suo
cd in trio "Life Variations", con Joe Rehmer al contrabbasso e
Alessandro Paternesi alla batteria.
Concerto all'insegna dell'inventiva e della freschezza in cui Zanisi ha mostrato
saldi legami con gli studi classici come, ad esempio, la piccola Invenzione in stile
contrappuntistico di sua composizione. Saldi legami ma elastici, dinamici e creativi.
Tutto il suo background, compreso tutto il Jazz ascoltato, è punto di partenza e
materiale aggregante per una grande quantità di spunti nuovi, da tutti i punti di
vista. I temi melodici, ad esempio, che rimangono nell'aria a lungo attraverso variazioni
non solo improvvisative, a un ascolto attento, vengono anche trasposti, o passano
di strumento in strumento. Un tocco che ha già una sua riconoscibilità per il suo
essere delicato ma anche improvvisamente assertivo, se così si può dire. Brani dolci
e lenti (come Inno) si avvicendano a brani certamente energici (Spread – e cosa
è che varia più dello spread? Mai titolo di un brano è stato più intonato al titolo
del cd), come accade in tutti i dischi, ma il lato comune in Life variations è la
capacità di Zanisi e del suo trio di non mantenere mai un clima unico, all'interno
di uno stesso pezzo, troppo a lungo: da introspettivo e quasi onirico si trasforma
tormentato e convulso. Un concerto pieno di sorprese che ha svelato un musicista
di cui si sentirà parlare sempre di più.
Un altro concerto di giovani emergenti è stato quello tenuto
alle 17:00 presso il Teatro della Pietra, del quintetto di Alessandro Paternesi,
batterista che qui a Eje ha suonato in molti contest. E' un bel momento per lui,
drummer molto attivo tra i giovanissimi che ci sono in circolazione. Qui il progetto
è il suo, ed è il cd "Dedicato" prodotto da Radar Egea Records. Com'è normale,
dunque, essendo leader un batterista, da subito la performance è caratterizzata
da grande variare di ritmi e accenti che s'intersecano tra le linee dei cinque elementi.
Pianoforte (Enrico Zanisi) e contrabbasso (Gabriele Evangelista) li si ascolta spesso
strutturare gli ostinati a volte anche in unisono; la batteria governa in maniera
forte ma non fagocitante. Ogni musicista viene fuori con lunghi soli, trapelano
temi melodici di respiro, la parte scritta è molto accurata e i cinquanta minuti
trascorrono assistendo a musica ben congegnata, ben eseguita, divertente e connotata
da un bel feeling tra cinque musicisti che sanno suonare molto bene ma anche creare
un grande interplay.
David Linx è un crooner di altissimo livello, e lo ha
ancora una volta dimostrato sul palco del Teatro del Parco, accompagnato dal pianoforte
di Diderik Wissels, cantando per un'ora un repertorio jazzistico quasi interamente
originale che ha scatenato gli applausi di un pubblico via via sempre più numeroso.
D'altronde è difficile non essere attratti dalla vocalità funambolica di quest'artista,
che non è solo cantante ma anche compositore e polistrumentista, e possiede un timbro
di voce bellissimo: un vero virtuoso del canto.
Canta divertendosi e anche compiacendosi (giustamente) dei salti mortali che esegue
facendo scat, imitando strumenti, mostra di avere un registro basso intenso e vellutato,
quando canta a voce spiegata è perfetto, mantiene una padronanza dei volumi e delle
dinamiche stupefacenti. Nelle ballad Linx mostra di avere un'intensità che nei pezzi
veloci e connotati da "prestazioni atletiche", un po' senz'anima a dire la verità,
non emerge: di fatto, nello scat emoziona più la bravura vocale che non la musica.
Ma certo alla fine di un concerto così si deve ammettere che molti cantanti che
si ascoltano in giro in realtà farebbero bene a studiare di più.
Al Teatro del Chiostro il duo Little Blue tra i giovani
talenti promossi da Cam Jazz, proveniente dalla lontana Finlandia, ha tenuto il
pubblico incollato alle sedie in un concerto dall'atmosfera particolarissima, per
di più durante un bel tramonto cagliaritano che ha esaltato suoni, silenzi, dialoghi
tra il pianoforte e la tromba (e flicorno) di Antti Kujanpää e Jorma Kalevi
Louhivuori. Un clima di certo singolare ed evocativo (come nel bellissimo Northern
Light), con suoni naturali, che riportano alla mente (e non si pensi sia banale
dirlo) spazi infiniti, paesaggi così silenziosi da far percepire miriadi di piccoli
e musicalissimi rumori; ma anche al contrario brani molto interiorizzati, intimi,
come quello dedicato al trombettista Kenny Wheeler, e una continua ricerca,
anche estemporanea, del suono giusto, del suono perfetto, del suono bello. Il pianoforte
quasi minimale ma grandemente espressivo, ricerca continua di effetti, dissonanze
mai aspre, momenti improvvisi in cui la tromba diviene drammaticamente lacerante,
di sicuro questo duo ha piacevolmente sorpreso proprio per l'atmosfera inusuale
che ha saputo creare. D'altronde non è usuale che la musica, che è fatta di suoni,
evochi e renda visibile un affascinante e magico silenzio.
Un altro concerto inserito tra quelli degli artisti CAM è stato
quello del chitarrista Federico Casagrande in quartetto con Jeff Davis,
Simon Tallieu e Gauter Garrique. Sound deciso, grande interplay, giovani
musicisti tecnicamente molto ferrati per un Jazz molto moderno, fatto di ondate
sonore molto "spesse" con tutti gli strumenti insieme a creare un suono omogeneo
dal timbro particolare, dato dalla somma di tutti i timbri, ma anche (come spiega
lo stesso Casagrande) creando ruoli precisi per ogni strumento, magari tra la chitarra
di Casagrande e il vibrafono di Davis - molto bravi - impegnati in una battaglia
spasmodica e piena di pathos. Notevole, decisamente, la batteria di Tallieu, fantasioso,
tecnico ma tutt'altro che aridamente virtuoso. Tra momenti quasi "cerebrali" e altri
invece improvvisati istintivi all'ennesima potenza e molto energici, sempre come
denominatore comune emerge grande fantasia e padronanza estrema del linguaggio musicale
e del fondamentale dialogo espressivo.
Billy Cobham con il suo spettacolare drum set chiude il
nostro viaggio nel Jazz ad EJE Cagliari, portando sul palco il suo energico, esplosivo
funk – fusion jazz. Potenza, fantasia, virtuosismo, funambolismo le strade percorse
da questo batterista amatissimo dal pubblico (parco gremito come ad un concerto
rock), che ha sempre una comunicativa innata ed indiscutibile. Ogni singolo elemento
della batteria di Cobham viene da lui sfruttato fino in fondo per stupire, divertire,
scuotere un pubblico che com'è giusto che sia, va in visibilio. I suoi musicisti
(Jean Marie Ecay, guitar; Michael Mondesir, bass; Christophe Cravero, keyboard /
violin; Camelia Ben Naceur, keyboards; Junior Gill, still pan / percussion) lo assecondano
e ne esaltano la ridondante ma mai tracimante performance, anche per contrasto (ad
esempio con il suono delicato del violino che non è fagocitato eppure ne esalta
se possibile ancora di più la forza). Il Jazz, la Fusion, Cobham fanno spettacolo,
dopo anni, come sempre.