Traeben
Push
Jarr Records (2012)
1. Top Dog
2. Try To Remember
3. God Makes Backups
4. Can You?
5. Catatraffic
6. All It Needs
7. We'll Let You Know
8. Simple Things
9. Nothing Or Nothing At All
10. Mi Hijo
Soren Ballegaard -
sax tenore
Jens Larsen - chitarra
Olaf Mejer - contrabbasso
Haye Jellema - batteria
Le note di copertina sono un biglietto di presentazione niente male, perché firmate
da chi di musica buona ne sa parecchio: Hein Van De Geyn, che descrive a meraviglia
le linee che conducono verso la nuova scena jazzistica europea. Una scena che vede
anche protagonista il quartetto danese (Jen Larsen e Soren Ballegaard) / olandese
(Olaf Meyer e Haye Jellema) che approda al secondo lavoro discografico sottolineando
tutto quanto di buono circoli, al momento, in Europa e dintorni.
Un fiume di musica siglata da Jens Larsen, ad eccezione di "Nothing
Or Nothing At All", autografata da Soren Ballegaard, con la melodia che s'insinua,
ondeggia e traccia la sua linea nel sassofono dell'autore e si ristora nelle freschezza
delle frasi di Larsen.
Ma al di là delle composizioni, d'ottima fattura, è l'insieme che fa la differenza:
splendidamente coeso, si muove dominato da un interplay costruttivo che tende verso
un comune scopo. Non v'è chi fa la voce grossa e nessuno tende a coprire l'altro,
semmai il contrario. Il gioco è comune e la squadra si muove bene, attraverso le
pulsioni del drumming poliritmico di Jellema che caratterizza i colori della varierà
delle scale di Larsen e dell'agile fluire, caldo e levigato, del tenore di Ballegaard
("Top Dog"), in souplesse, poi, nelle morbide note di "Try To Remember".
Giganteggia il groove disegnato da Mejer in "God Makes Backups", che riluce
della migliore tradizione hard bop. Radici evocate anche nella ballad "Can You?",
cantata con giusto lirismo dal sax di Ballegaard e nelle tanto energiche, quanto
emozionanti, corde di Larsen. "Catatraffic" rispecchia l'onda con
strutture armoniose e progressioni semplici, sorrette da una sezione ritmica omogenea
e agile. Veste abiti eleganti, venati di soul nelle rotonde sonorità di "All
It Needs" e "We'll Let You Know", quest'ultima più corpulenta nei sussulti
metrici. E' la polposa voce del contrabbasso di Mejer a cantare il waltz di "Simple
Things".
"Mi Hijo", perfetto incontro tra idiomi differenti, chiude un lavoro che
tiene a mente la tradizione, rinnovandola con particolare acume e lasciando che
due concezioni differenti si sposino, senza urtare la sensibilità di nessuno.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 1.164 volte
Data pubblicazione: 29/12/2012
|
|