Concertista celebre in àmbito classico e particolarmente noto per il suo
virtuosismo, Daniel Smith si distingue non solo come strumentista ma anche
come arrangiatore, firmando la rilettura di 11 tra i brani più conosciuti nel repertorio
evergreen delle Blue Notes in questo album recentemente pubblicato
in Europa.
Eleganti e sinuosi i suoi assoli, nitidi e distinti
da un fraseggio lineare ed estremamente personale, sostenuti armonicamente dalle
idee formalmente "a tutto tondo" tanto di Martin Bejerano e Joe Sullivan
(rispettivamente pianista e contrabbassista della band di Roy Haynes)
quanto dal drumming essenziale e discreto di Ludwig Afonso (attualmente
batterista degli Spyro Gyra), che ne consentono la massima libertà espressiva in
improvvisazioni distinte da una sonorità identificabile, riconoscibile per raffinatezza
e per i tanti mutamenti cromatici, dinamici e piacevolmente imprevedibili, dovuti
anche alla singolarità espressiva dello strumento ligneo.
Fra pentagrammi di tale magnifica originalità, il fagotto di Smith
ha modo di estendere il proprio linguaggio sia in istanti lirici quanto in propulsivi
slanci swing o in singolari intuizioni da jam session, rivelando un versatile
talento ispirato a modelli tutt'altro che astratti, declinati secondo la tradizione
bop delle melodie urgenti tra brevi intervalli, abilmente in equilibrio tra forma
ed emotività.
La fluidità della sua sintassi musicale ne distanzia le scelte estetiche
da inutili snobismi ed opache espressività, come nelle atmosfere delle pagine monkiane
o ellingtoniane, che, in definitiva, ne esemplificano la caratura artistica: articolazioni
chiare e concise, timbro puro, melodia opportunamente frammentata e disegnata secondo
una sequenza di pause e note compresse che attinge ad una sensibilità profonda e
solare.
Il progetto composito e colto di dar vita all'impressionismo di "Mood
Indigo" o all'estrosità di "Well You needn't"
assume un significato il cui senso potrebbe sfuggire se non si ricorresse all'evitare
ornamenti debordanti e compiaciuti – come non di rado è accaduto – e se, soprattutto,
non si fosse in possesso di un passo creativo solido e aperto.
Tanto appare anche nella ricerca di compostezza in "I
remember you", modulando la propria forza immaginativa nello scorrere
sensuale del tempo debole, alternando inattesi excursus in semicrome a frasi più
semplici dal profilo coerente e duttile sia nella logica inventiva che in una tecnica
sensibile e sicura, volutamente antispettacolare.
Si sa, a volte le note "fuggono di mano", specie di fronte a pagine come
quelle scelte da Daniel Smith; ma nel suo jazz non ci sono presenze insolite,
tentazioni di forzare le incursioni o accentuare eccessivamente le coloriture. Giungere
alla naturalezza con pathos e levità. Questo il pregio.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/11/2008
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