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Angelo Olivieri, Alipio C Neto, Doppio Trio Progetto Guzman
If Not - Omaggio A Mario Schiano
Terre sommerse (2012)
1. indicazioni contro
2. If Not Ecstatic We Refound
3. Lover Man
4. Dicintencello vuje
5. A Sud
6. Caatinga
7. G
8. DQ
9. Dadà
10. Accarezzame
11. Corale
12. If Not Ecstatic We Refound
13. Song
Il doppio trio di Angelo Olivieri e Alipio C Neto
Angelo Olivieri - Tromba, pocket trumpet
Alipio C Neto - sassofono tenore, soprano curvo
Silvia Bolognesi - contrabbasso
Roberto Raciti - contrabbasso
Marco Ariano - Batteria, percussioni, effetti
Ermanno Baron - Batteria
Maria Pia De Vito
- voce
Eugenio Colombo - sassofono soprano, flauto
Pasquale Innarella - sassofono contralto
Ivano Nardi - Batteria, oggetti
Giancarlo Schiaffini - Trombone
"Se Mario
Schiano avesse studiato con regolarità e metodo il suo strumento avremmo
avuto una copia dei tanti musicisti ben preparati, inappuntabili, che girano nel
circuito jazzistico, ma non avremmo mai avuto uno come
Mario Schiano..."
Così si esprimeva Bruno Tommaso a pochi giorni dalla scomparsa del suo amico
e compagno di tante avventure musicali. L'importanza del sassofonista napoletano
nel panorama nazionale trascende, come è ovvio, gli aspetti meramente tecnici. La
sua influenza su tutta la scena nostrana consiste nel movimento, nell'agitazione
che ha provocato nel jazz italiano, causando vere e proprie scosse telluriche in
un ambiente che viveva di stabilità e di consolidate certezze. A quattro anni dalla
morte, un gruppo di coraggiosi e competenti musicisti, riuniti sotto il titolo di
"Progetto Guzman", volendo così ricordare il luogo di un concerto mitico svoltosi
a Orbetello nel 1969, confezionano un disco di rara intensità e bellezza dedicato
all'artista partenopeo. Il cd è stato inciso dal vivo presso l'auditorium della
scuola di musica di Testaccio e si configura, nelle intenzioni, come un esplicito
omaggio.
Innanzitutto sono stati analizzati e catalogati gli elementi tipici dell'estetica
di Schiano: canzoni napoletane della tradizione più classica, riprese magari per
ironizzarci sopra o per "tradire il modello" con deferente affetto; motivi legati
al mondo del night club, dove il sassofonista aveva lavorato prima del suo trasferimento
a Roma e a cui era rimasto, comunque, legato; la rilettura sgangherata degli standards,
più vilipesi che onorati, o forse rispettati perchè "rovinati", "minati alle basi";
l'improvvisazione pura, senza vincoli di sorta; le melodie di Schiano di carattere
popolare o popolaresco.
Su queste strutture, più o meno definite, si sviluppa una serie di tracce in
rapporto con il mondo espressivo di
Mario Schiano
direttamente, con l'esecuzione di temi a lui particolarmente cari o indirettamente
con originals ispirati alle sue preferenze musicali.
Il merito di questa operazione va in larga parte a Paolo Carradori che
ha spinto e promosso questa "non" celebrazione, perché non si può celebrare un personaggio
di questa tipologia e, ovviamente, ai musicisti coinvolti nell'impresa.
Il nucleo portante dell'incisione è formato da due trii quasi speculari: basso
e batteria da una parte, la tromba e il sassofono dall'altra. I due gruppi più che
fronteggiarsi si amalgamano in una "fusione a caldo" foriera di un sound ben organizzato,
pieno di forza e di energia, attraverso una liaison sotterranea o patente con il
blues, un allacciamento avvertibile con i suoni del meridione e, ca va sans dire,
un "bagno" inevitabile nel crogiuolo della "New Thing" afroamericana.
Si distingue, come solista, la voce abrasiva e lirica dell'ottone di Angelo Olivieri.
Gli risponde dall'altro lato il suono ispido e afrobrasiliano, onnicomprensivo stilisticamente,
mutevole al diversificarsi delle situazioni, del sassofonista, di adozione portoghese,
Alipio C Neto.
La Bolognesi e Raciti, da parte loro, dialogano con una profondità
e una leggerezza di tocco da manuale del contrabbasso contemporaneo.
Marco Ariano ed Ermanno Baron sono in un continuo assolo e in permanente
tensione. Non possono permettersi pause o divagazioni e si dimostrano sempre presenti
sul pezzo.
Ai due trii si affiancano musicisti come Eugenio Colombo e Giancarlo Schiaffini,
che hanno condiviso, fra l'altro, con Schiano la militanza nell'Italian Instabile
Orchestra e sono particolarmente in vena, come sempre gli succede. Inoltre è ospite
speciale Pasquale Innarella, uno degli allievi prediletti, protagonista di
diverse edizioni delle "Controindicazioni", la rassegna dedicata ai creativi che
non trovavano spazi in altri festival istituzionali, prodotta dall'attività instancabile
di promotore artistico del musicista campano. Ci sono pure la cantante
Maria Pia De
Vito in una stralunata e quasi sofferta "Dicitencello vuie" e il batterista
e non solo Ivano Nardi, impegnato ad aggiungere "rumori", per mezzo della percussione
di oggetti impropri, a tutto l'insieme.
Curiosamente, ma non tanto, alcuni brani vengono denominati come " Composizioni
estemporanee". Si percepisce, qui, una scelta ben precisa, già enunciata da Eugenio
Colombo in una recente intervista a radio 3: "Non mi piace il termine improvvisazione
assegnato a determinata musica. Il nome stesso fa pensare a un qualcosa di non pianificato,
di scarsamente progettuale, di "buttato là come viene" senza la necessaria cura
e consapevolezza da parte dei musicisti".
Sono, in sostanza, settantun minuti di grande jazz, perchè di questo si tratta,
dove succede di tutto nel nome di Schiano, ma si va anche oltre la sua eredità,
si supera l'insegnamento del maestro(che sicuramente rifiutava questo ruolo) per
comporre una musica tanto libera nella costruzione, nello sviluppo, quanto rigorosa
nel ribadire l'assunto "If not ecstatic we refund". E qui materiale per andare in
estasi ce n'è in abbondanza; non c'è rischio di rifondere alcunché a chicchessia...
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/10/2012
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