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Colombo-Bozzolan Duo
Sud America
Zone di musica 2010
1. Cilantro
2. Orlando
3. Gustavita
4. El Dorado
5. Cattedrale di Sale
6. Arrivederci a Cadice
7. La Torre di Babele
8. No Tango in Buenos Aires
9. Aridat
10. Slomp!
11. La Chiave del Fascino
12. Violettango
Eugenio Colombo - sax soprano, sax
alto e flauto
Luigi Bozzolan - pianoforte
Eugenio Colombo è un musicista inquieto e nomade. Non si ferma mai su un'idea,
una formula consolidata, ma cerca sempre nuovi stimoli, occasioni inedite con i
partners più diversi. Stavolta la scelta è caduta su un pianista trentaduenne fuori
dal circuito dei "soliti noti", dotato, comunque di buona tecnica e di "orecchie
grandi", in grado di percepire in simultanea le intuizioni e gli sviluppi del discorso
portati avanti dal polistrumentista romano. Non è il primo pianista con cui Colombo
dialoga alla pari. Basti pensare al duo con Martin Joseph della fine degli anni
settanta, inizio anni ottanta, inclinato verso l'improvvisazione radicale, o il
più recente connubio con
Gianni Lenoci,
vicino ad una musica più strutturata, meno rischiosa e "urticante". Con Luigi Bozzolan,
Colombo compie un percorso reale, ma anche compositivo, artistico. Il cd, infatti,
è una sorta di compilation frutto di numerosi concerti tenuti dal duo nel Centro
e Sud America (da qui il titolo del disco). I richiami dei luoghi visitati influenzano,
però, solo marginalmente il repertorio. Non si tratta, cioè, di una serie di cartoline
illustrate da "turisti per caso". I brani mantengono una loro fisionomia, un loro
rigore, con scarse concessioni ad ascoltatori meno disponibili e di "strette vedute".
Il leader della formazione cura in modo specifico l'aspetto timbrico della musica
con il ricorso a suoni doppi, battimenti, sequenze in respirazione circolare, uso
contemporaneo di due sassofoni. Ha uno stile unico, riconoscibile, elaborato attraverso
profondi studi personali e l'ascolto di musiche della più varia provenienza (da
un certo tipo di jazz alla musica etnica, fra le altre). Bozzolan rivela nel suo
stile l'influenza di grandi modelli quali
Chick Corea
(quello di "Circle"), Ran Blake, del nostro Stefano Battaglia, per certi versi,
senza voler scomodare Monk, che, pure, si avverte come musicista ben conosciuto
con una citazione di poche battute di un suo tema in "Slomp!".
In quasi tutte le tracce è lo strumento a fiato a introdurre il motivo
(se così lo si può definire). Poi inizia un dialogo che, da principio, pare difficile
da concretizzare ma che, con il tempo, si dipana in un botta e risposta azzardato,
ma complice. Sembra, infatti, ad una prima analisi, che i due stiano seguendo una
loro strada parallela, ma osservando meglio, si colgono le convergenze, le intersezioni,
gli incroci. Malgrado le premesse si tratta, nel complesso, di una musica accogliente,
non particolarmente ostica, pur nella coerenza dei due ricercatori. Non ci sono
brani di minor valenza. Il lavoro è tutto da sentire. Volendo selezionare due titoli,
si può citare "La chiave del fascino" per un accompagnamento incalzante,
stringente del pianoforte e Colombo che imperversa con il suo sax alto lungo scale
eterodosse e suoni che non aggiungono abbellimenti al pezzo, ma lo inselvatichiscono,
rendendolo più ruvido e antiaccademico. "Violettando" parte, invece, celando
le vere intenzioni dei due jazzisti italiani. Piano piano si distende il brano,
risultando, alla fine, come un omaggio alla terra in cui si stanno esibendo, al
ballo più famoso dell'Argentina. E', comunque, un segno di rispetto fiero, di riconoscenza
austera, pur nella sua "danzabilità".
"Sud America" è un disco di ricerca, ma fresco, intelligente, che ci conferma
l'affidabilità di Eugenio Colombo e ci fa conoscere un pianista degno di
attenzione attualmente e in prospettiva futura.
Gianni B.Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/10/2010
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