Enrico Rava - Stefano Bollani
Camerata Musicale Barese
Bari, Sheraton Hotel, 25 novembre 2007
di Angelo Ruggiero
L'auditorium dell'hotel Sheraton di Bari è stato l'opportuno scenario
di un concerto davvero di alto spessore artistico, quello che
Stefano
Bollani ed
Enrico Rava
hanno tenuto domenica 25 novembre.
Una sala gremita ha subito accolto i due fuoriclasse del jazz nel migliore
dei modi, e lo spettacolo è cominciato subito con un lungo brano d'apertura, tratto
dal nuovissimo album "The third man".
Bollani
dà subito il "la" alla serata, comincia a proporre il suo linguaggio carico e disinvolto,
con suoni molto fluidi e velocissimi movimenti stravaganti. Si incanala verso sonorità
non facili da ascoltare e comprendere, ma
Rava
segue a ruota il tutto, addolcendo e limando asperità altrimenti in pericolo, e
contorna il clima con una luce sonora che solo un trombettista con la sua esperienza
può conferire.
Si passa rapidamente ad un brano molto raffinato, "Retrato
em branco y preto" di Tom Jobim. Il Brasile c'è ma non si vede,
è sotto, è dentro, e tutto è contornato da un'aria quieta e riflessiva in cui irrompe
a sprazzi il grido della tromba, ad addolorare le melodie che Bollani compone lasciando
scorrere liberamente le sue mani sul pianoforte e disegnando calde nuvole musicali
come fossero colorate bolle di sapone.
L'aria ha bisogno di essere scossa, e dunque giunge alle orecchie "Bandoleros",
brano incluso nel precedente album del duo, dalle caratteristiche latine e con un
tempo molto rigido.
Enrico Rava
comincia anche a prendere confidenza con il microfono, con cui si diverte ad amplificare
nel modo migliore il suono prendendo ora i toni più bassi, ora quelli più alti,
avvicinando ed allontanando la tromba. Ancora un altro brano, articolato e spinoso,
un jazz impegnato ma, di sicuro, nuovo - ma non troppo- basato sempre sulla compensazione
tra due principi di strumenti. L'intesa tra i due c'è ed è palese,è quella di un
talento fresco di premio europeo e di un veterano navigato,seppur mai vinto dalla
voglia di portare stupore.
Tre brani lunghi ed intensi e termina la prima parte del concerto, che
riprende anche all'insegna della simpatia a cui
Bollani
ha abituato il suo pubblico e che lo rende forse unico vero vignettista del pianoforte.
La miscela tra una sana risata ed un gioco musicale è quello che il duo propone
sia suonando che interagendo a strumenti fermi.
Bollani
scherza come vuole con i tasti, e Rava lo segue come se fossero due ragazzi che
si divertono rincorrendosi e ridendo, e lo fanno con e senza note, attingendo ora
da uno e ora dall'altro linguaggio. A tratti
Bollani
si alza e suona, si accompagna con un forte ritmo dettato dal piede,si sforza di
arrotondare ancora un suono acidulo ma piacevolissimo.
Si serve anche di vari "metodi alternativi", pizzicando le corde del pianoforte
o suonandole direttamente senza l'aiuto dei tasti, martellandole con le proprie
dita, facendo sgorgare senza filtri il flusso del genio verso le note, e prelevandole
direttamente alla fonte. Prova a portare tre ritmi diversi con una mano che percuote
ora il coperchio, con l'altra che tira fuori stupendi suoni acuti dai tasti bianconeri,
e con un piede che percuote il palco.
Giunge il turno di un brano che assume tutte le sembianze e le caratteristiche
di una perla nella conchiglia blu dello Sheraton. E' "Estate",
di Bruno
Martino, proposta continuamente in varie versioni nel panorama musicale
italiano e non, diventando ormai uno standard. Poche e dolci note cominciano ad
accompagnare le luci soffuse e lanciano accordi malinconici e solitari. La tromba
di Rava
non può che imporsi e fare da battistrada ad un lento fluire di emozioni, scure
e decise a far crollare anime sotto i colpi di un'atmosfera sconsolata, come quella
che segue un addio.
Bollani
e Rava
strappano i pensieri e li uniscono al lamento sensuale di una tromba e del suo fedele
pianoforte, fondono e rendono irriconoscibili note e tormenti in un pubblico ubriaco
di un'aria che teneramente lo coccola.
Suadente voce è quella proveniente dal brano "Felipe"
del compositore brasiliano Moacir Santos. Con la bellezza di un'interpretazione
delicata e scacciapensieri, e con gli ultimi sketch di un inedito
Rava
a quattro mani con
Bollani,
si conclude un concerto fatto da due artisti che insieme ne creano un terzo, forse
proprio quel "terzo uomo" da cui l'album prende nome e connotazione: quel velo musicale
che prende sembianze umane e che insieme a
Rava
e Bollani
incanta e stupisce con la forza di una creazione musicale nuova e sincera.
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24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
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Data pubblicazione: 29/01/2008
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