Aria sublime al XXIII° Time in Jazz. Ornette Coleman Quartet inaugura le notti stellari in Piazza
del Popolo.
Berchidda - giovedì 12 agosto
di Luigi Coppola
Tappa nell'isola nella road map italiana
dell'Ornette
ColemanQuartet. L'ottuagenario padre del free jazz mondiale
ha illuminato con la sua band, la ventitreesima edizione del Time in Jazz
di Berchidda, quest'anno dedicato al tema dell'Aria. E' sublime, quella respirata
nella Piazza del Popolo, giovedì 12 agosto, affollata all'inverosimile da un pubblico
emozionato ed in trepidante attesa. Emozionato lo stesso padrone di casa,
Paolo Fresu,
quando sul palco presenta la "prima" di questo nuovo entusiasmante progetto con
il suo ospite clou. Unico a presentarsi in abito (completo lavagna) "Ornetto", simpaticamente
italianizzato dal Tenores Di Bitti Daniele Cossellu, in un lontano Umbria
Jazz 1988 (racconta Fresu in "Musica Dentro"),
imbraccia il sax alto completamente bianco. Seduto al trespolo, gli occhi chiusi,
il capo in asse con lo strumento in una tangente obliqua che segna un mantra per
l'intero arco dello spettacolo. Una posa che, pure in piedi, esalta i fiati brevi
e potenti. Sincronizzati alle estensioni delle falangi, sottili e leggere sui pistoni
del sax.
Gli avvii degli standard sono istantanei e simulano bruschi stop.
Per ripartire ancora, una due volte, sino alla messa in moto dell'opera: scat sonori
come cori strumentali. In queste pregiate antifone lo assecondano inizialmente il
contrabbassista Tony Falanga, fine cesellatore nell'arpeggio ed il figlio
Denardo, un portento alla batteria. Sembra girare largo il bassista Al MacDowell
che darà il meglio più avanti, interpretando soliloqui esemplari. L'assenza delle
tastiere privilegia un jazz acustico. Non mancano momenti di sonorità morbide e
melodiose che sfumano in riverberi più dolci rispetto ad un bepop che emerge con
frequenze non cadenzate. E' l'elogio del free, non sempre accolto favorevolmente
dalla critica nella lunga carriera del musicista texano. Proprio la ricerca curiosa
di nuovi sound e l'approccio non sempre ortodosso all'uso degli altri strumenti
(violino e tromba) ne hanno decretato l'autorevolezza mondiale; confermata lo scorso
23 luglio a Frosinone con un premio di riconoscimento all'Atina Jazz Festival conferito
dal Conservatorio di Musica "Licinio Refice".
C'è anche un'aria cameristica con il duo d'archi, Ornette e Tony:
si innestano Denardo e MacDowell ed è il big bang, la standing ovation non finisce.
Elementi del green jazz, richiamati nella presentazione di Fresu, ritornano nei
bis invocati, strappati a colpi di applausi dal pubblico entusiasta. Sono volati
cento minuti: Ornetto deve tornare sul palco la terza volta e nel flebile
slang anglofono annuncia l'ultimo omaggio: "Lonely Woman".
L'aria di Berchidda è più fresca, Coleman Quartet punta
in continente, destinazione Toscana: l'Aria nuova del Time in Jazz è una meraviglia.