Paolo Fresu & Uri Caine Duo
Cagliari, Domenica 18 Febbraio 2007, Teatro Lirico
di Enzo Saba
Fresu
Caine
duo è il primo della serie di concerti jazz che si sono tenuti presso il Teatro
Lirico, e chi meglio di loro poteva inaugurare la "stagione" jazzistica del Lirico,
Caine
noto anche per la rilettura delle Variazioni Golberg di Bach è un pianista che si
cimenta col classico e
Fresu
è oramai di casa.
Il duo porta in scena il frutto di un unione iniziata sul palco berchiddese
di Time in Jazz, dove dopo l'esibizione di
Caine
col suo trio i due si sono ritrovati insieme sul palco.
Il fiatista sardo e il pianista newyorkese hanno infatti da poco licenziato
per la Blue Note l'album Things ed è
da questi "cassetti" che i due, rovistando, hanno tirato fuori standard come
Solar, Everything happens
to me, Cheek to cheek, oltre a temi
originali, flirt elettronici, pezzi sempreverdi della musica italiana e arie felliniane.
Sul palco troppo grande e scarsamente illuminato il pianoforte e l'immancabile
Fender Rhoses per
Caine
e una sedia per
Fresu.
L'inizio
è dei più classici, con la bellissima Dear Old Stockholm,
in cui l'aria del lirico è subito scossa dalle assonanze create dal pianista americano
su cui si arrampica il suono sordo e nostalgico della tromba di
Fresu.
Il primo cassetto è stato aperto, e come dei bambini che si divertono a frugare
dappertutto senza un attimo di sosta, i due passano al brano successivo,
I love you Porgy e qui le note del pianoforte di
Caine
sembrano bollicine che innalzano verso il cielo il suono struggente della tromba.
Neanche il tempo di riprendersi che il duo già veleggia giocoso con
Cheek to cheek.
L'atmosfera riscaldata dal trittico iniziale è straziata dal pezzo più
struggente dell'album e della serata, Si dolce è il mio
tormento, dove le note elettriche del Fender Rhoses si intrecciano con
quelle dolci e malinconiche del piano e della tromba.
Fresu
alterna il suono della tromba con quello del flicorno, aiutandosi spesso con la
sordina, ed ogni tanto gioca con loop ed effetti elettronici per prolungare le note,
Caine
si diverte a alternare e sovrapporre il piano con il fedelissimo Fender Rhoses.
I due rispolverano con stile sobrio grandi pezzi del passato senza mai
forzare ed è come assistere ad una chiacchierata tra amici sinceri che si ricordano
vecchie storie vissute insieme raccontandole in modo asciutto, limpido, ogni tanto
infervorandosi come se stuzzicati da un buon bicchiere di vino rosso.
La serata scivola piacevolmente fino ad una versione irresistibile di
A Night In Tunisia, nella quale
Paolo Fresu
si accartoccia nella sedia come alla ricerca di tutte le energie per gli assoli
travolgenti e
Uri Caine saltella dal pianoforte al Fender Rhoses contagiando tutto
il pubblico che si ritrova a dimenarsi nelle poltroncine del teatro.
Il duo abbandona la sala con le note di un classico della canzone italiana,
E se domani, lasciandoci fiduciosi di poterli
riascoltare presto, di sentirci ancora partecipi dei loro fantastici e favolosi
dialoghi.
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
01/10/2007 | Intervista a Paolo Fresu: "Credo che Miles sia stato un grandissimo esempio, ad di là del fatto che piaccia o non piaccia a tutti, per cui per me questo pensiero, questa sorta di insegnamento è stato illuminante, quindi molte delle cose che metto in pratica tutti i giorni magari non me ne rendo conto ma se ci penso bene so che vengono da quel tipo di scuola. Ancora oggi se ascolto "Kind Of Blue" continuo a ritrovare in esso una attualità sconvolgente in quanto a pesi, misure, silenzi, capacità improvvisativi, sviluppo dei solisti, interplay, è un disco di allora che però oggi continua ad essere una delle cose più belle che si siano mai sentite, un'opera fondamentale." (Giuseppe Mavilla) |
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Data pubblicazione: 17/06/2007
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