Uno scrigno colmo di ricordi diffonde tutt'intorno preziosi fasci di luce color
lapislazzuli e rubini e al suo aprirsi, come d'incanto, affiorano note semplici
e raffinate; ammiriamo estasiati il palcoscenico "popolato" da pianoforte e Fender
Rhodes, vicinissimo la sedia dove il nostro romantico trombettista prende posto,
accanto brillano di luce propria tromba e flicorno.
Indugiamo con impazienza per l'inizio del concertoosservandod'innanzi
come ad un quadro d'arte contemporanea con tanto di cornice preziosa.
Con due grandi protagonisti del jazz contemporaneo quali
Paolo Fresu
e Uri Caine,
il palcoscenico del teatro delle Api di Porto Sant'Elpidio, sembra trasformarsi
in un luogo incredibilmente magico.
Il progetto "Think", che ci apprestiamo ad ascoltare, è un piccolo capolavoro di
rara bellezza e originalità il quale propone al suo interno una carrellata di brani
che spaziano tra i più eterogenei linguaggi musicali sapientemente "raccontati"
dalle note dei nostri celebrati musicisti.
Si inizia con "Dear Old Stockholm" e da subito
veniamo attratti dal pianismo acuto e intelligente di
Uri Caine,
capace di assecondare con cura gli appuntamenti suggestivi della tromba di Fresu.
Gli applausi generosi del pubblico non sono ancora sfumati tanto che le luci soffuse
e le prime note di "I Thought About You" ci avvolgono come in un dolce profumo di
mirto rosso.
Lunghe note della tromba aleggiano su un tappeto sonoro disegnato dall'architetto
del piano contemporaneo.
Uri Caine
amalgama, con prodigiosa alchimia, echi di blues e accenni minimalisti, ragtime
e groove che spaziano in un tocco classico, evoluzioni di stride con pennellate
di contemporanea, il tutto tracciato in un fluido percorso musicale. L'abilità e
nel contempo la padronanza del duo nell'affrontare i brani proposti, dimostra grandi
intese e una perfetta simbiosi, che scaturisce da una fonte inesauribile di progetti
ideati in tanti anni di collaborazioni.
Ascoltiamo la haendelliana "Lascia ch' io pianga" divenuto un tema di grande
successo per la coppia, e ancora "Si dolce è il tormento" di Monteverdi in una versione
da piccolo brivido, poi "L'amante bugiardo" brano della cantante compositrice di
musica barocca Barbara Strozzi; affascinano i brani classici "rivissuti" in uno
strenuo ascolto di armoniche e timbri in un linguaggio contemporaneo.
La tromba dalle trame liriche è un'eco che sembra fluttuare su un mare immaginario
creato dagli effetti di luce sapientemente centellinati da una regia attenta, onde
sonore c'illudono a una "navigazione" tra le tavole del palcoscenico, un mare oscuro
che inghiotte un finale tragico d'opera.
I brani si susseguono con momenti totalizzanti, infondendo nei presenti l'idea di
sogno e appagamento: è la volta dell'altalenante "Duru Duru
Durulìa" e ancora una fantastica "Doxy" e la dolcissima ballad "Darn That Dream"
della coppia Van Heusen / De Lange.
Il pianista di Filadelfia con elevato approccio al moderno, inneggia a una grande
comunicativa; affascinante e seducente anche il compagno di mille progetti, l'osserviamo
nella curvatura tipica delle sue posizioni corporee, spaziare nei fraseggi e nelle
sonorità accattivanti passando con soave maestria dalla tromba al flicorno.
Con una bella introduzione del piano subito riconosciamo le note di un valzer, una
tromba sordinata in una eco melodrammatica della famosa "Non ti scordar di me" che,
successivamente il flicorno di Fresu trasforma nel brano "Centochiodi", tratto dalla
colonna sonora del maestro Olmi; i ricordi che il tempo ha deposto emergono ancora
dal baule immaginario.
Il duo sembra quasi condurci all'ascolto di un sound decisamente notturno, quello
di locali fumosi di un tempo dove in un viaggio a ritroso nel tempo, immaginiamo
piccole orchestre accompagnare coppie solitarie, avvinghiate in complici passi di
danza.
Una leggendaria "A Night In Tunisia" che i nostri versatili musicisti
eseguono in un tempo al fulmicotone, ci ridesta dalle atmosfere dolci e soffuse,
la coppia incarna genio e stile traendo diversi elementi di intesa che confluiscono
in una grande energia.
È la conclusione del concerto ma ancor prima che si chiuda il prezioso scrigno,
c'è posto per altri piccoli dolci racconti musicali.
Fresu presenta quale bis, la famosissima song "E se domani" portata al successo
da Mina e ne ritaglia una particolare dedica: ai giovani musicisti e a quanti oggi
si trovano nella difficoltà di non poter suonare, colpa anche dei tanto annunciati
tagli alle casse della cultura.
Note lunghe e intense della tromba, quasi una voce incrinata da un velo di tristezza,
gli accordi di un abilissimo Caine abbracciano con devozione quel racconto che come
spesso è accaduto, lascia il finale ad un nostalgico flicorno.
E mentre si spengono le luci su
Paolo Fresu
e Uri Caine
e lo scrigno si chiude con all'interno il suo prezioso tesoro, ci viene da pensare
a quei giovani musicisti, bravi e famosi ma non ancora all'apice del successo. A
cosa devono aspirare, nell'attuale realtà jazzistica, per avere la stessa attenzione
della critica e l'assidua partecipazione di pubblico al pari di una coppia quale
Fresu-Caine ?