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Auand Records di Marco Valente
via XXIV maggio, 40
70052 Bisceglie (Ba) Italy
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Poliritmie cadenzate, stillanti sonorità chitarristiche, vorticose rincorse virtuosistiche fra due strumenti talvolta percossi, talaltra pizzicati sullo sfondo a chiaro-scuri indefiniti del proscenio d'un teatro o d'un jazz club: questo il
leit motiv del cd
MA.RI., affascinante registrazione live di tre concerti che la fantasia dei sardi Antonello Salis, cagliaritano di Villamar (piano e accordion) e Paolo Angeli, gallurese di Palau (chitarra sarda preparata) ha saputo generare, al di là e al di sopra di qualsiasi schema precostituito, per dare così sfogo agli impeti d'estemporaneità narrativa di cui è intrisa la loro elevata vibratilità musicale.
Apre l'album
Craul: 1500 m. a stile (libero), che immette subito nell'atmosfera del concept, quando la chitarra, da pizzicata, diviene inaspettatamente distorta, su un febbricitante accompagnamento di piano che sottende melodie quasi orientaleggianti, mentre invertiti i ruoli, su una incalzante cavalcata della chitarra preparata del compagno, il tastierista di Villamar fa sentire la presenza del suo piano con manciate di accordi improvvise e cascanti. Nonostante l'esecuzione estemporanea in caduta libera, l'intesa fra i due è tale e tanta che mai si ha l'impressione che essi vadano ciascuno per conto proprio, anzi notevole è l'intelligibilità del progetto, nonostante il suo ascolto non certo immediato. Una martellante melodia viene sottolineata dall'unisono fra la voce e la sanguigna fisarmonica di
Salis, e le danze di note si inseguono e susseguono nell'alternarsi dei variegati ritmi, mentre uno scherzoso blues modale emerge dallo stuolo di guizzanti risonanze. Sul finale, l'ambientazione si fa più rarefatta, placando gli animi dei due strumenti e dei rispettivi musicisti, i quali si concedono ad un evocativo giro da carillon sui sovracuti… Più sfuggente
Carta d'imbarco, con
Salis adesso all'accordion, timbro vagamente spagnoleggiante e rapsodico, mentre il chitarrista palaese si produce in pizzicati sempre più ronzanti delle sue sei corde del "canto in re": interessante come questo strumento, mediante l'uso di pedali e due serie di corde montate sullo stesso manico, gli consenta di abbracciare una notevole gamma di suoni, da profondi gravi battenti a taglienti acuti, giostrando corposamente anche le sezioni intermedie. Più fibrillante l'intermezzo affidato alle circolari frasi sulla fisarmonica, sospese sui bassi prolungati e punteggiate da sincopati accenti della chitarra.
Cantilenante e giocoso il terzo pezzo, unione in sequenza di due distinti temi, l'originale
Vasche, costruita sul fluire regolare degli armonici di Angeli cui
Salis fa riscontro con accordi dissonanti e percussivi del piano. Sempre rintracciabile una precisa figurazione ritmica, alla quale i due artisti restano abbarbicati, permettendo all'ascoltatore di seguire le loro evoluzioni nonostante il fitto sottobosco di tremule e malinconiche vibrazioni sonore cui riescono a dar vita. La seconda parte, anticipata da struscianti scansioni dell'archetto sulle corde di Angeli, consta di una interessante rilettura del celebre tema morriconiano
Per un pugno di dollari, colonna sonora tratta da uno dei capolavori di Sergio Leone (che tanto il compositore che il regista firmarono nel 1964 con pseudonimi, rispettivamente Dan Savio e Bob Robertson) il cui motivo viene qui esposto dal pianista all'unisono con un sottilissimo fischio labiale, sulle galoppate sciolte prima da finissime corde e poi dal basso della chitarra. Pure il quarto brano è un medley, costituito dalla composizione
A braccio
del duo artistico, collegata a filo doppio ad una personale ed originale rivisitazione della beatlesiana
Mother nature's Son. Intenso il solo di Salis, prima nervoso e sul finale rilassato, a risolvere in punta di dita verso il carattere pacato dell'ultimo brano,
MA.RI., il quale parte con un profondo respiro risaccante e regolare in cui la chitarra suona un pedale di basso sostenuto, sopra il quale Salis svolge in chiusura una breve e saltellante danza popolare.
Un disco certo molto più animato e sorprendente rispetto alla placida ed oleosa calma che la copertina marittima potrebbe suggerire, per raccogliere e riproporre le suggestive emozioni che gli spettacoli hanno regalato dal vivo.
Da ultimo, al di là dell'aspetto prettamente musicale, il cd contiene anche una traccia dati con spiegazioni relative alla chitarra di Angeli e alcune splendide e suggestive immagini dei due musicisti scattate da
Nanni Angeli.
Antonio Terzo per Jazzitalia
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
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Data pubblicazione: 01/08/2004
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