Castellana Music Festival Castellana Grotte (BA) - 23-27 agosto 2010 di Angelo Ruggiero
Fresche serate di jazz nell'ultima settimana di agosto del sud-est
barese. Si è appena concluso il Castellana Music Festival svoltosi nella città delle
grotte che, già nella prima edizione ha visto un cartellone di tutto rispetto, ambientato
nel caratteristico scenario delle piazze del borgo antico.
Nella serata inaugurale la scena è stata affidata al pianoforte di Davide Santorsola
che ha presentato il suo nuovo lavoro discografico: "Stainless". Un titolo "ingegneristico",
fors'anche in ragione del suo ruolo di direttore artistico dell'Orchestra Jazz del
Politecnico di Bari. Ad arrotondare e addolcire ulteriormente il suo piano un'orchestra
d'archi composta da Giovanni Zonno e Rita Paglionico ai violini,
Paolo Messa alla viola, Luciano Tarantino al violoncello e Giovanni
Rinaldi al contrabbasso. Un lavoro definito dallo stesso pianista pugliese "schizofrenico",
caratterizzato da una buona dose di improvvisazione. Un discorso musicale fluente
e continuo nel suo incedere, incalzante nei soli, melodico e più docile nell' accompagnare
gli archi. Santorsola delizia il pubblico con il suo jazz a tratti festaiolo e danzante,
gradito a tutto il pubblico presente. Molto personali gli arrangiamenti con sprazzi
di ragtime e pianismo moderno che contraddistinguono le sue composizioni, eseguite
quasi senza pausa.
Il secondo appuntamento ha visto come protagonista Davide
Saccomanno con il suo quintetto, impreziosito dall'originale voce di Jenny B.
Freschi di esperienze già collaudate insieme, la formazione tutta made in Puglia
ha proposto un repertorio fatto dai più noti standard jazz e brani del songbook
americano. L'eleganza del quintetto formato da Egidio Marchitelli alla chitarra,
Fabrizio
Scarafile al sax,
Paolo Romano
al basso e Miki Genualdo alla batteria ha fatto ben figurare la formazione
del tastierista Saccomanno, trascinatore di sentimenti blues nelle memorie
di una serata di tarda estate. Intensa anche la performance di Jenny B dalle
indubbie qualità canore che ben si sono amalgamate con il repertorio. L'empatia
e il coinvolgimento con Saccomanno rinnovano le ottime impressioni su un progetto
musicale di chiara e delineata facile fruibilità.
Si presenta in sordina Tony Arco per la terza serata, ondeggiando armonicamente
attraverso i sussulti iniziali del suo trio. L'apertura è una sorta di tango scolpito
nel blues, stendendo un velo sottile e filtrante sull'articolato sound del trio,
che vede l'organo hammond di Alberto Gurrisi e il Premio Urbani 2010Alessandro Usai alla chitarra. Un blues contaminato e concentrato soprattutto
su geniali arrangiamenti dissonanti del repertorio di
John Coltrane.
Dai brani di Crescent a quelli di A love supreme, da India
fino ad una entusiasmante Secret Love in 7/4. Tra continue ed improvvise
accelerazioni, tra ritmi panamericani e milonga si sviluppano vispi loop di hammond
capaci di vestire Caravan di funky. Con la composizione a sua firma Feel,
Tony Arco distende il concerto, quasi malinconicamente più affine ai giorni
dell'autunno che verrà. C'è spazio anche per un funky più aspro e speziato con
One finger snap di Hancock e per il vintage The Meters: un'ottima
miscela sonora graditissima dal pubblico. Il trio ha decisamente innovato il cartellone,
sperimentato percorsi "transmusicali" dalle sonorità animate e variegate.
Evento dalla portata internazionale è stato sicuramente l'appuntamento con il
Big Guns Trio, con frontman
Gianluca Petrella.
Il trombonista spazia con riuscita aggressività tra brani di Armstrong e quelli
composti per l'album che nel 2009 ha inciso
per la pugliese Auand Records. Fra Bobby Previte ospite speciale nel regno
del trombone dominante e
Antonello
Salis sgretolatore di standard, il jazz del trio è frammentato in una
polvere nuova e ricomposto di un caos articolato e postmoderno. Tra gli incontrollabili
ragtime e sussulti cubisti di percussioni si insinuano atmosfere latin e jungle
dirette da Salis, sdoppiato tra tastiera e pianoforte, e dal suo imprevedibile estro
artistico. Carte, plastica e legno tra le sue corde martellate quasi creano un clavicembalo
virtuale come suo terzo strumento. A tratti psichedelico pone le basi per Previte
e qualche sua incursione hard rock, tanto da far provocare nel pubblico il dubbio
su chi del trio fosse più musicalmente matto. Qualche samba è suonata lunge;,sussurrata,
tropicale e tribale; invece un calipso animato e movimentato da scatti quasi automatici
che Petrella al trombone compie, come rapito dalle vibrazioni che il suo stesso
progetto spande. Si impasta new age nel jazz di Salis, elabora ed impreziosisce
ulteriormente anche una Light my fire di ben altro contesto.
Grandi armi quelle del Big Guns, cariche e potenti, capaci di creare paradisiache
e nobili creature da udire ed interpretare.
Ha chiuso nella quinta serata di festival la Maurizio Grondona Band. Il complesso
guidato dal poliedrico chitarrista barese e dalla sua voce, affiancato da Paolo
Ianattone al Fender Rhodes e tastiere, Nicky Belviso al basso, Giuseppe
Grondona alla batteria e Maurizio Grondona, chitarra e voce, ha eseguito
brani inediti, dal sapore di un jazz urbano, meno tradizionale o orecchiabile e
tendente ad uno stile sperimentale. Notevole l'abilità tecnica di Grondona, forte
della band dalle facili intese che sul palco ha giocato in casa essendo tutti gli
artisti originari di Bari; in particolar modo Ianattone nativo della città delle
grotte che ha ospitato il festival.
Un bilancio positivo soprattutto in termini di pubblico, giunto da tutta la regione,
ma anche per gli artisti che hanno animato la manifestazione. Di sicuro non tutto
il pubblico si aspettava di riuscire a seguire per intero la rassegna, ma il crescente
interesse durante il festival e il successo dei singoli concerti hanno sicuramente
dato una buona linfa per nutrire ancora nei prossimi anni la città di questo prezioso
evento nell'estate pugliese.