Due concerti per pianoforte e tromba
completamente diversi nella rassegna dei comuni del miranese. Il primo, nel confortevole
Nuovo Teatro di Mirano ha proposto
Paolo Fresu
alla tromba e flicorno e
Omar
Sosa al pianoforte e alla tastiera Korg. Il duo iniziò a collaborare
insieme nel 2006 con un concerto negli studi NDR ad Amburgo, da cui venne ricavato
l'album 'Promise'. Con il loro tour i musicisti stanno promuovendo l'ultimo CD,
'Alma', inciso per l'etichetta di Fresu Tuk record's, nel quale compare
anche il violoncellista brasiliano Jaques Morelenbaum. Il teatro è vicino
all'esaurito e fin dal primo brano si avverte che agli strumenti acustici sono affiancati
degli effetti elettronici creati da Fresu in tempo reale, percussioni, voci recitanti
ed altre sonorità preregistrate da Sosa. Dunque il duo a volte si moltiplica e sembra
di ascoltare per lo meno un quartetto, tale è l'abilità dei due di interagire con
numerose realtà sonore, vocalmente (Sosa) e con una limpida improvvisazione fischiettata
(Fresu). Non ci sono presentazioni dei brani, una pratica ritenuta inutile da Fresu,
che lo afferma proprio quando si sono appena tacitate le note di 'Alma', che ricorda
melodicamente la popolare 'La Bamba', anche se poi si sviluppa in maniera del tutto
diversa. Percussivo il pianismo di Sosa, comprensibile vista l'immersione nella
musica del suo paese natale, Cuba e confermato nella scelta dei ritmi preregistrati
in cui le congas eseguono interessanti guaguancò. Il grado di affiatamento fra i
due fa sì che sembrano normali le ripartenze in perfetta sincronia o le improvvisazioni
dell'uno che sfumano mentre l'altro si inserisce con estrema precisione. Fresu ha
usato la sordina, ma si è espresso anche a tromba libera. Nel primo caso non si
può non andare con la mente ad un precursore di quel tipo di sonorità quale fu Miles
Davis, amato, analizzato e interpretato dal musicista sardo. Bellissimo e quanto
mai poetico, elegiaco, il timbro del flicorno, uno strumento vintage, con
il quale alla fine Fresu ha dato un saggio della sua capacità di mantenere per lunghissimo
tempo una nota, avvalendosi della respirazione circolare. 90 minuti sono trascorsi
quasi senza accorgersene, ma c'è ancora il tempo per un bis. Un omaggio a Lucio
Dalla, appena scomparso, attraverso una lirica esecuzione di 'Caruso'. Botteghini
con i Cd in vendita, presi d'assalto a fine concerto, ed esauriti in un batter d'occhio.
In una piccola sala, che potremmo definire off, la coppia
artistica e familiare giapponese formata dalla pianista Fujii Satoko e dal
trombettista Tamura Natsuki, ha dato vita ad un set intenso di sessantasei
minuti, con in scaletta sei brani di Tamura ed uno, il bis, di Fujii. Si ritorna
indietro nel tempo ad un free-jazz naive, generoso, suonato con affetto dai
musicisti, i quali, probabilmente, sono musicalmente cresciuti nei ribelli anni
Sessanta. Il modo di suonare, di soffiare dentro il bocchino della tromba appare
del tutto originale. Tamura non usa mai, anche se la si vede appoggiata ad un tavolino,
la sordina. Fa uscire dallo strumento molti soffi, preme per far uscire solo un
piccolo suono, inserisce soffiati disturbanti, non limpidi, pieni di saliva, ma
assai espressivi. La moglie al piano percuote spesso le corde con dei mazzuoli lignei,
sottili, quanto pesanti, e culminanti in una rotonda appendice. Utilizza anche piccole
barrette rettangolari d'acciaio, ottenendo suoni striduli, ondivaghi, stoppa le
corde con la pasta che si usava per le macchine da scrivere meccaniche -tipo lettera
35-, ottenendo sonorità vicine al koto giapponese. E' veemente nelle improvvisazioni,
in una circolarità insistita, delicata nei lenti temi melodici, a tratti romanticamente
classicheggiante. Il suo unico brano 'Spiral staircase', dà lo spunto a Tamura per
un percussivo gramelot vocale che spiazza l'ascoltatore. Diverte con dei piccoli
oggetti, acquistati nei '100 yen shop', i nostri 1 euro, che emettono vagiti di
neonati o di topolini più o meno disneyani e li utilizza quando la tromba tace,
per colorare gli assolo di Fujii. Applausi sinceri ed atmosfera familiare.