Otà Records 2008
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Omar Sosa
Afreecanos
1. Prologo
2. Ollù
3. Nene La Kanou
4. Yeye Moro
5. Babalada
6. Light in the Sky
7. D'Son
8. Tres Negros
9. Mon Yalala
10. Tumborum
11. Why Angà?
Omar Sosa
- piano, fender rhodes, vibrafono, marimba, percussioni
Julio Barreto - batteria
Childo Tomas - basso elettrico, kalimba
Stephane Belmondo - tromba, filicorno
Leandro Saint-Hill - flauto, sax alto
Lionel Belmondo - bamboo flute
Christophe 'disco'minck - ngoni, kamalengoni, sitar
Mola Sylla - voce, bamboo flute, xalam, kongoman, calebasse
Baba Sissoko - ngoni, talking drum
Mamani Keita - voce
Jorge Alabe - voce, rum, rumpi, agogo
Graca Onasile - voce
Làzaro Galarraga - voce, batà
Fanta Cissoko - voce
Oreste Vilato - timbales
Bill Ortiz - tromba
Michael Spiro - batà
Ali Wague - tambin
Ali Bouto Santo - kora
Mohamed Soulimane - violino
Oussenyou Piagne Epa - piano drum, zabar, dun dun
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Ventuno elementi di particolare valore provenienti
da diverse etnie. Mozambico, Brasile, Mali, Senegal, Marocco, USA, Francia, Guinea
e, ovviamente, Cuba, terra natia del leader, polistrumentista dalle venate influenze
monkiane. Musicisti accomunati da una sola immensa radice, da un solo colore e da
mille rivoli sonori: l'Africa. Un lavoro in cui convergono tutti gli elementi della
Natura ad evocare un animismo ancestrale. Un crogiolo in cui è racchiusa la storia,
il senso ed il sentimento della "musica nera", la centralità del rapporto corpo-musica
e l'energia vitale della dimensione religiosa che il suono ha per Madre Africa.
Undici brani caratterizzati da temi incalzanti che sembrano disporre di
un respiro unico.
Omar Sosa funge da condottiero di un'orchestra policroma, alternando
piano, fender, vibrafono, marimba (suo primo amore strumentale) e percussioni. Esplora,
ancor di più, le radici della musica africana, senza preconcetti ma, da grande virtuoso,
scandagliando tutti gli aspetti multiculturali del "continente nero".
Ogni singolo brano è un excursus storico bifronte. Storie nella Storia
del Mondo, attraverso le parole, i segni e gli strumenti. Il panismo di
Sosa
è impressionistico (Nene La Kanou), mirato e
consistente (Babalada). E' impregnato delle
valenze timbriche cubane (D' Son) o delle concezioni
blues (Ollù).
Un'opera di sicuro impatto, particolarmente elaborata. E forse questa
è la sua unica pecca, aver ecceduto nelle ricerca della perfezione tanto da lasciar
cadere l'elemento primario della musica afroamericana: l'improvvisazione.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 19/03/2008
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