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Intervista a Omar Sosa
10 Luglio 2010, Locus Festival, Piazza Mitrano
di Mariagiovanna Barletta
fotografie di Luisa Vanzetta
traduzione dallo spagnolo all'italiano di Claudia Cecalupo

 

Omar Sosa, pianista, percussionista e compositore cubano, intesse la filosofia sonora dei suoi ensemble e dei suoi piano-solo mutuati dalle radici africane, a quelle della sua terra di origine.
Il suo linguaggio musicale, costruito spesso sulla poliritmia, attinge alla ritualità e spiritualità degli Gnawa marocchini e dai culti sincretici del Centro e Sudamerica, di derivazione Yoruba.

Thelonious Monk diceva che il jazz è libertà. Il suo linguaggio musicale, sembra attenersi a questa idea, potrebbe parlarcene?



Thelonious è come un guru per me, è sempre stato un difensore, fino agli ultimi giorni della sua vita, della libertà nel jazz. Il jazz è filosofia della libertà, di quello che arriva al cuore. Suonare quello che sento è l'essenza del mio linguaggio musicale, sono in contatto con la voce degli spiriti che mi mandano un messaggio e in questo caso, lo traduco in musica.

Nel suo ultimo album "Ceremony", si è misurato con arrangiamenti per Big Band, in collaborazione con Jaques Morelenbaum. Da cosa nasce, questa sua esigenza?

Il progetto con la Big Band deve la nascita ad una buona bottiglia di vino. Ricordo che avevamo suonato ad Amburgo con la Big Band Afreecanos e Paolo Fresu come invitato speciale, per la NDR radio tedesca. Il destino volle che il giorno seguente saremmo dovuti partire per la Polonia, ma in quel periodo io non avevo il visto e il manager se ne dimenticò, quindi dovemmo rimanere ad Amburgo. Una sera mangiando e bevendo ben due bottiglie di vino, il direttore artistico della NDR mi chiese se mi fosse piaciuto lavorare ad un progetto per Big Band. Io risposi di si, ma non pensai che fosse vero, e alla terza bottiglia gli dissi che avrei preferito come arrangiatore Morelenbaum. Ricordo che dopo due settimane mi chiamò e mi disse che il progetto poteva partire, successivamente è uscito l'album.

E' legato alla tradizione degli Yoruba, che ha generato la Santèria a Cuba e il Candomblé in Brasile. La poliritmia che utilizza è in qualche modo legata alle sue radici religiose?

La religione afro-cubana è qualcosa di molto importante nella mia vita. E' un aspetto che riguarda la mia sfera privata e artistica. Ascoltare le voci del nostro spirito, ci porta a vedere le cose in modo più chiaro; cerco di tradurle in musica anche quando si manifestano attraverso un sogno. In ogni progetto che mi riguarda, ci sono sempre elementi che si riallacciano alla cultura afro-cubana.

Di recente ha affermato che l'unica via oggi è vivere insieme. Potrebbe spiegarci meglio questa sua affermazione?

E' quello che sostengo: la connessione con il tuo io interiore. Molte cose nella vita quotidiana colpiscono, come la guerra, il materialismo, l'omologazione degli esseri umani, quello che trasmette la televisione, la politica, ma se ascolti il tuo mondo interiore e le tue voci avrai sempre l'opportunità di cercare la felicità, nell'interiorità. Credo che amarci e "sentirci" ogni giorno rende possibile una vita migliore in pace, perchè un gran problema che viviamo è la pace, anzi l'aggressività. Il denaro è il diavolo dell'umanità e la tiene in pugno creando problemi; i politici non sanno quello che fanno, molti lo fanno solo per i soldi; il potere e il denaro sono la stessa cosa, quindi questo cammino della spiritualità, questo amarci come esseri umani, ascoltarci, guardarci è importante. Adesso viviamo il mondo virtuale, la gente è capace di innamorarsi tramite internet, senza guardarsi in faccia e quando avviene l'incontro, non si è capaci di dirsi ti amo, perchè semplicemente non ci si conosce. La spiritualità, l'amarci, l'ascoltarci, fanno sì che il mondo sia migliore, secondo me.

E' fiducioso che le cose possano cambiare attraverso la sua musica?

Credo che darò il massimo fino agli ultimi giorni della mia vita. La struttura del sistema economico del nostro pianeta ci sfugge, nonostante lavoriamo ogni giorno. Possiamo dimostrare, però, che mettendo sentimento per dare tutto ciò che possiamo con pace, amore, armonia, c'è la possibilità che le cose migliorino.

Come trova la situazione musicale del jazz italiano, anche rispetto ad altri stati Europei?

L'Italia è uno dei posti che più mi piace, il cibo è sensazionale e così come c'è tanta magia nel cibo, c'è magia nella musica e nella gente che è in grado di ascoltare, perchè ama i dettagli. D'altra parte sto suonando con Paolo Fresu che è uno dei musicisti italiani più importanti, cosa posso desiderare di più? Sono felice, ci troviamo bene, c'è armonia, abbiamo in progetto un disco per l'anno prossimo come duo, ora stiamo girando in trio. Paolo è super-spirituale, per me questo è importante quando si fa musica, sono felice, adoro l'Italia.
 







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Data pubblicazione: 01/11/2010

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