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Omar Sosa
Eggun
Otà records (2012)
1. Alejet
2. El alba
3. Interludio I
4. Alternativo Sketches
5. Interludio II
6. Madre mia
7. Interludio III
8. So All Freddie
9. Interludio IV
10. Rumba Connection
11. Interludio V
12. Angustiado
13. Angustiado Reprise
14. Interludio VI
15. Calling Eggun
Omar Sosa
- pianoforte, piano elettrico, elettronica, samples
Joo Kraus - tromba, flicorno, elettronica
Leandro Saint - hill, sax alto, clarinetto, flauto
Peter Apfelbaum - sax tenore, soprano, sax basso, melodica,
caxixi
Lionel Loueke - chitarre, voce
Marvin Sewell - chitarre
Childo Tomas - basso elettrico, kalimba, voce
Marque Gilmore - batteria, programming, drum loop
Pedro Martinez - percussioni
Gustavo Ovalles - percussioni
John Santos - clave, chekere, waterphone, panderetas, tambora,
güiro, quijada
Omar Sosa fa il Miles Davis. E' bene dirlo subito: non lo tributa
come molti hanno fatto, fanno e faranno, ma ne segue le tracce e, per quel che si
sente, le ha seguite davvero bene. Il tutto nasce su commissione del Barcelona Jazz
Festival, che nel 2009, per celebrare il cinquantesimo
genetliaco di "Kind Of Blue", vuole una produzione originale
guidata dagli elementi chiave del capolavoro davisiano. Il pianista cubano ci va
a nozze e mette su una squadra degna della sua firma, con tanto groove e massicce
dosi di ritmi latini, infilando a dovere pennellate elettroniche. Come avverte la
copertina, quindi, Sosa fa onore allo spirito di libertà che ha pervaso la vita
musicale (e non solo) di Miles. E già, perché se è vero che la tromba di Joo Kraus
si toglie il cappello dinanzi a quella di Davis e ne ricalca le orme, anche bene
peraltro, il lavoro viaggia sulle linee del Davis non solo di Kind Of Blue,
ma di tutto quello che l'artista di Alton ha detto prima e dopo.
Alejet che
apre l'album sembra esserne la summa: orchestralità vibrante, occhio e orecchio
attento alle note fantasma e un crescendo immerso nel ritmo, che qui ha le tinte
della casa del leader. Rimane lo stesso passo in El alba, poi il via ad una
serie di Interludi, ognuno dei quali schiude i brani: otto acquerelli che non raggiungono
neanche il minuto e che nella maggior parte dei casi hanno poco a che vedere con
il percorso musicale che li segue. Ma questo non è di certo un disvalore, semmai
il contrario, perché ci lasciano toccare gli universi che qui si incrociano, le
musiche che si inseguono e si toccano, come in Alternativo Sketches che si
abbevera del Miles elettrico e funk sposandolo con le melodie latino-americane e
i magisteri elettronici; oppure come accade in So All Freddie, dove l'Africa
giganteggia nelle corde di Loueke e nelle percussioni, per poi dirigersi verso anfratti
ballabili.
Omar
Sosa sa cambiare i registri con indubbia classe: Rumba Connection
prima e Calling Eggūn, poi hanno una temperatura apparentemente più
bassa, ma soprattutto la seconda è un capolavoro di sintesi di tutta l'opera svolta
da Miles sì, ma anche di quella che il pianista di Camagüey ha fino ad ora compiuto:
un tracciato musicale da film, così narrativo, affascinante e meticoloso nella cura
del suono è raro ascoltarlo di questi tempi. Il mondo e la storia risuonano nelle
note di
Omar Sosa.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/07/2013
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