Matteo Brancaleoni
Venerdì 5 ottobre 2007 - Blue Note di Milano
di Eva Simontacchi
Fotografie:
Alberto Gottardelli
Matteo
Brancaleoni – vocals
Nino La Piana – piano
Paolo Gambino – keyboards
Luca Allievi – guitar
Roberto Chiriaco – bass
Carlo Bellotti - drums
Tutto esaurito al
Blue Note questa
sera per l'atteso concerto di
Matteo Brancaleoni,
giovanissimo vocalist Italiano, finalista al "Massimo
Urbani Award" nel 2006, anno che
segna anche l'uscita del suo album "Just Smile"
(Philology) inciso con
Renato
Sellani, Gianni Basso,
Franco Cerri,
Fabrizio Bosso,
Stefano Bagnoli
e Massimo Moriconi. I brani del suo cd sono stati trasmessi dalle emittenti
radiofoniche più ascoltate, e il suo nome ha già acquisito una certa risonanza.
Questa sera sale sul palco del
Blue Note insieme
a Nino La Piana (piano), Paolo Gambino (tastiere), Luca Allievi
(chitarra), Roberto Chiriaco (basso) e Carlo Bellotti (batteria).
Il concerto ha inizio con "More", splendido
brano d'apertura in cui Matteo presenta tutti i componenti della band.
Matteo Brancaleoni,
oltre ad avere la voce e lo swing che lo contraddistinguono, è anche un ottimo presentatore
e showman, doti che saltano all'occhio. Durante lo svolgimento del concerto, si
sofferma a dialogare un po' con il pubblico, raccontando anche qualche barzelletta
e non lesina battute briose e sagaci. Ascoltiamo poi una versione di "Over
the rainbow" con strofa libera piano e voce, nella quale si inserisce
in un secondo tempo anche la sezione ritmica.
Il
terzo brano della serata è di Jerome Kern e si intitola "The
Way You Look Tonight". Viene eseguito in stile bossa ed abbiamo occasione
di ascoltare un piacevolissimo solo dell'ottimo Luca Allievi alla chitarra.
Gli arrangiamenti di Luca Allievi sono moderni e si possono ascoltare contaminazioni
di vario tipo, dal pop al funky, tutte molto gradevoli. Il progetto con questo nuovo
gruppo rispetto al cd propone infatti versioni riarrangiate degli stessi brani con
sonorità più moderne ed attuali. Ottimi gli interventi di tutti i musicisti nei
soli, e l'interplay tra di loro. L'insieme risulta ben equilibrato e si sposa molto
bene con lo swing e l'energia di Matteo che palesa una voce matura e molto calda
per la sua età. E' un crooner nato.
Dalla
colonna sonora del cartone animato "Pinocchio" di Walt Disney è tratto il
quinto brano, "When You Wish Upon A Star".
Brancaleoni
è visibilmente emozionato e lo confessa al pubblico del
Blue Note,
che lo ringrazia e lo incoraggia con un caloroso applauso. La serata procede con
un omaggio a Luigi Tenco, "Vedrai, vedrai",
a cui fa seguito "Smile" eseguita a medium swing.
In "Dream A Little Dream Of Me" il crooner si
diverte a improvvisare un solo imitando una cornetta anni '30 e la voce di Satchmo.
Una canzone alla quale è molto legato perché lo accompagna dai suoi 14
anni è "Fly Me To The Moon". Dopo questa esecuzione,
tutti i componenti della band lasciano il palco e la scena è per Luca Allievi
e Matteo
Brancaleoni che eseguono magistralmente "Moon
River" di Henry Mancini. E' un momento particolarmente magico che ci
viene regalato dai due ottimi artisti che dimostrano una bella intesa.
Il brano successivo lascia molti di noi del pubblico letteralmente a bocca
aperta: una versione di "My Way" eseguita con
un coraggioso e interessante arrangiamento moderno tra il funky e il jazz di
Luca Allievi, con una progressione armonica per quarte. Dopo il primo moto di
stupore, tutti si mettono in attento ascolto, e la nuova esecuzione viene applaudita
calorosamente. La serata termina con "Always on My Mind"
(un omaggio a Elvis Presley), "I Wish You Love",
che Matteo dedica al pubblico del
Blue Note,
con un medley che include "Beyond The Sea", durante il quale improvvisa imitando
un trombone. Il pubblico folto e molto caloroso, invita Matteo a effettuare dei
bis nonostante la serata si sia già prolungata ben oltre l'orario.
Matteo e la sua band tornano sul palco per dare il loro personale tributo
all'amico Michael Bublè con "Home". La
serata viene chiusa in bellezza con "For Once In My Life".
Al termine del concerto Matteo è stato assediato da fan e amici, e con
il sorriso dolce e aperto che lo contraddistingue ha salutato tutti.
Ha tutte le carte in regola per ottenere ulteriori riconoscimenti e successo.
Teniamolo d'occhio!
Al termine del concerto lo abbiamo intervistato.
Prima domanda a bruciapelo: Che effetto ti ha fatto
trovarti sul palco del
Blue Note?
Un' emozione grande, è difficile da spiegare. Una sensazione di stordimento,
paura ed eccitazione allo stesso tempo, tipo quella che si ha quando si deve dare
un esame importante. Sono stato tante volte qui al
Blue Note
fra il pubblico ad ascoltare i miei artisti preferiti come
Kurt Elling,
Jimmy Scott, Freddy Cole, e mi sono immaginato tante volte su questo
palco, anche se mi sembrava un sogno quasi impossibile.
Sapevo
che mi sarei emozionato, ma ad essere sinceri non così tanto. Ma grazie al pubblico
così caloroso ed entusiasta di stasera via via mi sono sentito a mio agio. Anzi
ringrazio in quest'occasione le centinaia di persone intervenute, non mi aspettavo
un pubblico tanto numeroso né tanto meno così affettuoso, ringrazio tutti di cuore.
E' una grande gioia ed una grande soddisfazione. Arrivare qui era un sogno, e come
dice una canzone "a volte i sogni diventano realtà".
Come hai preparato la scaletta per questa importante
serata che segna il tuo battesimo al
Blue Note, tappa importante
per un musicista?
Per ogni concerto che faccio cerco sempre di presentare una scaletta diversa,
funzionale al pubblico ed alla serata. Il
Blue Note
era un banco di prova importante dove volevo far vedere chi ero. Così abbiamo ragionato
con in miei musicisti su una scaletta molto serrata, valutando accuratamente i tempi,
i pezzi e tutti i colori che volevamo toccare, cercando di creare uno show ritmato,
incalzante ma che lasciasse anche momenti di respiro. Grazie ai preziosi consigli
dei miei musicisti abbiamo lavorato per ottenere una scaletta scorrevole ed eterogenea,
fosse dipeso solo da me avremmo fatto solo ballads! Molti dei pezzi scelti erano
inclusi in Just Smile, ma volevo inserire anche
altri brani. Volevo presentare il tutto in chiave più moderna, riarrangiando completamente
tutti i brani in base al talento dei musicisti con i quali avrei suonato, inoltre
volevo dimostrare che ad un anno dall'uscita di Just Smile, ero cambiato
e miravo a cose diverse. Temevo però che l'allontanarmi troppo dal "sound" del mio
debutto discografico avrebbe potuto creare un' incomprensione con il pubblico, nel
senso che chi ha ascoltato il mio cd si aspettava probabilmente una situazione più
classica da trio jazz. Così abbiamo cercato, credo, un giusto compromesso tenendo
alcuni brani del disco ed inserendone altri nuovi, cercando un equilibrio fra la
sonorità del trio jazz, come nel mio debutto discografico, ed altre diverse su cui
sto lavorando
Come hai scelto i brani per il tuo disco "Just Smile"?
Avevo fatto una lista di circa 30 brani, quelli che mi piacevano di più e quelli
a cui sono legato da una affetto particolare. Poi ne abbiamo discusso con
Renato
(Sellani). La scaletta definitiva è stata fatta praticamente in studio, valutando
sul momento quei brani che ci "sentivamo" di più.
Non
riesco a cantare un brano se "non lo sento". Mi capita di scartare anche nei concerti,
pezzi che amo molto ma con i quali in un momento non riesco a relazionarmi. Una
delle cose più importanti per me è "sentirsi nel brano" rispecchiarsi, trovare una
propria chiave di lettura nell'interpretazione essendo onesti con sé stessi e con
il pubblico.
Puoi parlarci di ciò che stai preparando per il prossimo
futuro?
Stiamo iniziando a lavorare ad un progetto musicale, che mi entusiasma e coinvolge
molto. Un disco di brani inediti quasi tutti scritti da me. Fare cose mie è un'esigenza
che è maturata nel tempo. A 20 anni non desideravo altro che suonare con una Big
Band magari con gli stessi arrangiamenti dei miei idoli come Sinatra etc…
l'ho fatto ed ora voglio altre cose. Non mi interessa cantare "alla maniera di…"
o fingermi qualcosa che non sono. Ho le mie cose da dire, e voglio farle a modo
mio. Ho 26 anni sono nato nel 1981 e non negli
anni '50. Voglio vivere il mio tempo, sarebbe anacronistico e un po' ridicolo fingere
con me stesso prima di tutto di essere qualcosa che non sono. E non è solo un fatto
di repertorio. Anche riproponendo pezzi già conosciuti mi interessa esplorare contaminazioni
fra generi musicali diversi. Stiamo lavorando molto su un sound moderno e accattivante,
senza rinnegare chi sono e cosa ho fatto fin'ora, ma che non abbia paura di confrontarsi
anche con sonorità "diverse". Sarà probabilmente un disco "Pop" nel senso di "popolare"
accessibile a tutti, dove il jazz sarà presente, in una certa misura, nella forma
e nelle strutture.
Hai inciso il tuo disco con
Renato Sellani,
Franco Cerri,
Gianni Basso,
Fabrizio Bosso,
Massimo Moriconi e
Stefano Bagnoli.
Al
Blue Note hai eseguito
la tua performance con una formazione diversa. A cosa è dovuto questo cambiamento?
Il motivo essenziale la ricerca di un sound diverso come ti dicevo. Avere avuto
la possibilità di suonare negli ultimi anni con tutti loro è stata una scuola musicale
ed umana importantissima per me. Ho molta stima e affetto per tutti loro, e con
i quali spero di collaborare presto nuovamente. "Just Smile" è stato il coronamento
di un mio percorso personale. Specialmente con
Renato
con il quale ho lavorato più di tutti gli altri, è e sarà sempre il mio pianista
preferito. Mi ha dato tanto e lui sa quanto gli sono riconoscente. Ho sentito però
arrivare il momento di tentare una strada tutta mia. Sono stati proprio Renato e
Franco a consigliarmelo tante volte, dicendomi di non fermarmi di guardarmi dentro
e di uscire sempre più per quello che sono io. Un'altra persona alla quale sono
profondamente riconoscente, in tal senso, è
Gegè Telesforo,
che ammiro tantissimo e al quale, forse, non ho ancora mai detto quanto i suoi consigli
mi siano stati utili. Dovevo formare un gruppo che fosse mio.
All'inizio
i dubbi erano tanti, della serie "sai quello che lasci (e che cosa lasciavo!!!!)
ma non sai quello che trovi". Ma dopo aver suonato insieme un po' ho subito
sentito che avevo fatto una scelta giusta. Musicisti affiatati fra loro, di grande
talento e provenienti da background musicali diversi è questo è bellissimo perché
ognuno ha una propria visione e porta un contributo assolutamente personale alla
situazione. I tre con i quali lavoro più a stretto contatto sono Carlo Bellotti,
Paolo Gambino e Luca Allievi. Siamo amici da diversi anni e sono stati
fra i primi a credere in me.
Sei un amico di Michael Bublé, e so che hai anche duettato
con lui. Ci parli di questa amicizia?
L'amicizia con lui è nata ormai circa cinque anni fa, quando nessuno sapeva ancora
chi fosse. Dovevo fargli un'intervista per un giornale. Ero molto prevenuto per
via di una brutta esperienza avuta con un altro cantante poco tempo prima. Ma non
appena abbiamo iniziato a parlare… Sai quando scambi poche parole con una persona
appena incontrata e ti sembra di conoscerla da tempo? Mi sono sentito subito a mio
agio. E' nata subito una simpatia reciproca. Ci sentiamo, aihmè sempre meno spesso
per i suoi impegni, via mail o per telefono, via sms. Michael, oltre all'artista
che tutti conoscono, è una delle persone più intelligenti che conosca, ha una capacità
di concentrazione e di sintesi veramente straordinaria. Non si perde mai in molti
fronzoli e non dice o fa qualcosa se non lo vuole veramente. Puoi immaginare quanto
sia rimasto sorpreso dal suo gesto pubblico di stima che ha fatto qualche mese fa
a Roma, parlando di me e invitandomi a cantare con lui sul palco del "The Place"
mentre presentava il suo disco. Alla fine di quella bellissima serata entrando in
camerino lui mi è venuto incontro. Mi sono commosso e gli ho chiesto "Ma perché
l'hai fatto?" e lui semplicemente mi ha risposto "Tu non l'avresti fatto
per un amico?". Ecco questo è il Michael Bublè che conosco, una persona
di grande cuore, semplice, generosa, sincera ed onesta. Quello che credo che abbia
più apprezzato è che nonostante la nostra amicizia, non gli abbia mai chiesto niente
o mai mandato qualcosa da sentire. Ha scoperto solo quest'anno che cantavo anch'io.
Lui mi conosceva come giornalista e pensava facessi solo quello. E' stato suo nonno
a fargli sentire il mio disco a dicembre durante le feste di Natale e lui è rimasto
molto sorpreso. Si merita tutto il suo successo, ed io mi ritengo molto fortunato
a conoscere una persona così speciale.
Hai mai pensato di includere nel tuo repertorio della
musica d'autore italiana?
Certamente, lo faccio quasi sempre, e spero di riuscirci in misura sempre maggiore.
Amo molto cantautori come Tenco, Bindi,
Bruno Martino,
Paoli che hanno molti legami con il jazz, ma anche De Andrè, Guccini,
De Gregori e Vecchioni che ho anche avuto la fortuna di avere come
insegnante all'Università.
Cos'è la musica per te? Cosa desideri trasmettere al
pubblico?
Condivisione, partecipazione, gioia, tristezza… la musica è e può essere tante
cose, come la vita. E' una delle forme espressive, di comunicazione, più istintive
e più alte che possiamo avere. Al pubblico vorrei trasmettere la gioia che il fare
musica mi regala. Quella speranza e quell'energia positiva che, anche quando il
cielo è coperto dalle nuvole, ci fa ricordare che il giorno dopo, o quello dopo
ancora, il sole, torna sempre, a splendere alto nel cielo. E che, forse, con un
sorriso, si affrontano più facilmente le difficoltà della vita.
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 27/01/2008
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