Jazzitalia - Marilena Paradisi: Pensiero – Omaggio a Gino Paoli
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Philology 2007
Marilena Paradisi
Pensiero – Omaggio a Gino Paoli


1. Sassi
2. Me in tutto il mondo
3. In un caffè
4. Una lunga storia d’amore
5. Un amore di seconda mano
6. Senza fine
7. Gli innamorati sono sempre soli
8. Il cielo in una stanza
9. Come fosse normale
10. Averti addosso
11. Ti lascio una canzone

Marilena Paradisi - voce
Dino Piana - trombone
Renato Sellani - pianoforte




web: www.philologyjazz.it
email: philology@philologyjazz.it
Phone : +39 733 236148
Fax : +39 733 271988
Mobile : +39 333 9659646
 


La ricerca di Marilena Paradisi, da anni, è sull'espressione e sul colloquio musicale profondo, basato sul rapporto che consente ancora di più di mettere in gioco se stessi. Questo si concretizza in tutti e tre i suoi CD: "I'll Never Be the Same" (Philology 2002), col trio di Eliot Zigmund, "Intimate Conversation" (Abeat 2004), splendida prova dove già sperimenta la formazione in duo, col c.bassista Pietro Leveratto, e recentissimo, il Cd live "Pensiero- Omaggio a Gino Paoli", in trio con Renato Sellani e Dino Piana.(Philology 2007).



In calda atmosfera di recital, sottolineata dall'elegante discrezione con cui Sellani e Piana tessono nuances a commento dei brani, la vocalist rivisita intelligentemente 11 tra le canzoni più rappresentative del cantautore genovese: la forza trainante dell'album è nella brillante sintesi fra la sua voce, suadente e priva di vizi stilistici, e la delicata cromaticità delle note strumentali, passi emozionanti da cui non si può non essere coinvolti e che, lecitamente, possono anche entusiasmare.

Se il testo parrebbe la struttura portante dell'evento, in realtà di "tre colori in una dimensione" si dovrebbe parlare, tanto la performance appare ben progettata e distinta da un'impronta improvvisativa brillante ed interiormente mobile, secondo la miglior tradizione jazzistica, del resto connaturata alla metratura del pentagramma di Paoli, come ognuno intuisce. Non è un caso che di questi tempi egli si esibisca con Danilo Rea, Rosario Bonaccorso, Flavio Boltro e Roberto Gatto, dimostrando in maniera impeccabile come ogni suo brano possa prendere nuovo respiro all'interno della sintassi delle blue notes.

Come già rilevato da Jazz Times nel dicembre del 2002, "la cosa più magica della Paradisi è che puoi credere in tutto ciò che lei canta, intuisci che c'è stata… e che ha sia le cicatrici che i ricordi per provarlo." Ed appunto l'intensità della sua narrazione musicale costituisce il profondo fascino di un nuovo modello di song coniugata in chiave jazzistica, luminosamente e con sensibile semplicità.

Ne parliamo con Marilena.

Perché la scelta di un omaggio a Gino Paoli, autore - secondo il mio parere - erroneamente considerato "pop"?

Quando ho iniziato a pensare ad un progetto che fosse su un cantautore italiano, in effetti, il primo a cui ho pensato è stato proprio Paoli. Esattamente, non lo considero un autore pop, proprio per l'intensità della sua ricerca emotiva sulle parole, che richiamano sempre ad un rapporto vissuto, e anche pagato caro sulla pelle, intendo, una presenza quasi costante, di un rapporto uomo-donna, sempre cercato, poi magari perduto, ritrovato.... Non so, mi ha sempre colpito la profondità delle parole sorrette da una parte melodica molto narrativa e se vogliamo malinconica, molto vicina al blues, secondo me. Se per me, il canto jazz è soprattutto, una ricerca sul testo in cui si possa esprimere tutto della propria vita, delle proprie emozioni, un essere se stessi in quel momento, nell'immediatezza, penso a Billie Holiday, è diventata la più famosa cantante di jazz, anzi, lei ha inventato il canto jazz, pur non avendo una grande estensione vocale, o diciamo una bella voce per come si può intendere nei canoni normali, eppure, metteva tutta la sua vita in ogni nota cantata. Ecco Paoli mi ha sempre un po' fatto pensare a questo. Forse Paoli è più jazz di quanto normalmente non si pensa. Be' questo mi ha fatto sentire molto vicino la sua poetica, e non ho avuto nessun timore che potesse essere un lavoro troppo vicino al pop (che non amo molto, devo dire).

Billie Holiday diceva che "per cantare bisogna emozionarsi", che ne pensi?

Assolutamente sì. Un cantante che non sia emozionalmente presente, non esiste come cantante!!! Meglio faccia altro nella vita!! Essere bravissimi tecnicamente non serve a nulla, se attraverso la tecnica non si veicolano sentimenti, emozioni. E' la mia ricerca di sempre, cerco di trovare dentro di me un grosso coinvolgimento. Non sempre accade, ma l'importante è cercarlo.

La scelta di una formazione così originale - estremamente felice, poi, con due Maestri come Sellani e Piana - in qualche modo scaturisce dal modo d'intendere la canzone di Paoli? Le discrete, intime inserzioni del trombone e del piano sembrerebbero già dare una risposta, un sussurro meditativo suggerito dalla pensosità del testo?

Sì assolutamente, non avrei potuto scegliere meglio i musicisti di questo progetto. La loro poetica, la loro esperienza, sono stati veramente fondamentali. E poi, sai quando pensavo alla scelta dei musicisti, al progetto musicale, non mi veniva in mente una ritmica, batteria e basso, proprio per il rischio che, per farlo diventare diciamo un progetto "jazz", diventasse un po' uno swing cantato in italiano, che avrebbe falsato tantissimo il mio modo di esprimere queste canzoni. Sellani con le sue magiche scelte armoniche, e Piana, con i poetici ricami del trombone, hanno fatto da sfondo perfetto alla mia voce e alle mie emozioni.

Il "commento" di Piana è stato "concordato" o è frutto di vera improvvisazione?

Ovviamente in sede di prova, erano stati decisi dei momenti dove l'intervento di Piana sarebbe stato più opportuno, non il come, quello è stato estemporaneo. Come anche erano stati decisi i brani in duo. Quello mio in duo con Piana, per esempio, "In un caffè", che amo molto, solo voce e trombone, o "Ti lascio una canzone", "Senza fine", in duo con Sellani.

Cosa ricordi dell'interplay che, indubbiamente, si evince dalla vostra performance?

Be' la musica parla chiaro, si è creato indubbiamente un forte impatto emotivo e di grossa presenza, che ha fatto in modo che tutto avvenisse in profondità.

Quanto mai interessante la rilettura di certe canzoni meno note di Paoli, "Me in tutto il mondo", "Come fosse normale", brani meno celebrati ed in realtà intensi sia dal lato testuale che musicale, fra l'altro in qualche modo quasi jazzistici per la potenzialità che offre il pentagramma per una rivisitazione secondo la sintassi delle blue notes. Qual è in tal senso la tua opinione?

Assolutamente sì, quasi mi leggi nel pensiero!!! Alcune canzoni di Paoli, non hanno nulla da invidiare a standard famosi del più noto songbook americano. "Me in tutto il mondo", non è che quasi la traduzione del famoso "If you could see me now". "Come fosse normale", potrebbe essere avvicinato ad una bossa alla Jobim....e una che amo molto, "Un amore di seconda mano", ricorda molto, sia per la narrazione, che per il fraseggio, come anche tu dicevi, la sintassi del blues.

Bene, il tema è l'amore nelle sue varie sfumature: in tal senso mi sembra che la tua interpretazione sia "discreta", talora quasi "silenziosa", per pudore…insomma il testo lo canti con una certa delicatezza, così come nel tono poetico cercato più volte da Paoli: e questo sì che è "blues"…

Ma, non penso che il tema sia l'amore, almeno inteso in senso troppo romantico. Forse più inteso come rapporto, come dialettica. Come ti dicevo, ho pensato più ad una interpretazione sofferta, malinconica, che sì, si avvicina al blues.

Un po' tutto Paoli nel cd....poi, alla fine, bellissima, la tua interpretazione di "Ti lascio una canzone": quanto di tuo in questo brano? Ho la sensazione che il tuo tempo interiore si dilati, e le tue emozioni divengano ancora più forti sia nel fraseggio che nella sottolineatura cromatica di alcuni versi. E' solo una mia sensazione?

"Ti lascio una canzone" è stato per me un vero miracolo creativo!!! Non so neanche io, come sia potuto accadere, che forse, la canzone che più temevo di non riuscire a interpretare, sia diventata la più bella. Be' qui il merito è di Sellani, le cose belle accadono sempre in rapporto con qualcuno, e devo dire che l'intesa che si è sviluppata tra noi, qui siamo in duo, e' stata veramente magica. La sensazione è stata proprio di una totale immersione!! Qualsiasi idea musicale o di fraseggio o di variazione melodica io avessi, Sellani la raccoglieva e la sviluppava, la valorizzava. Calcolando che è un live, è accaduto qualcosa di magico!! La canzone che temevo fosse la più vicina al pop, è diventata un piccolo capolavoro jazz!! Forse perchè era l'ultima, forse perchè salutavo il pubblico, devo dire molto attento e partecipe, sì ero molto emozionata!! Mi fa piacere che si senta questo!!

Domanda quasi obbligata: consideri questa esperienza conclusa o è solo l'inizio di un progetto?

Be' questo progetto è andato in porto, lo stiamo ovviamente proponendo dal vivo, sto promuovendo il CD. Poi si pensa subito oltre, a nuove esperienze, nuove sfide. Indubbiamente, questo esperimento sulla canzone italiana, di cui sono contenta, può essere continuato, con nuove idee, perchè no, aspetto sempre nuove ispirazioni!!

Che dobbiamo aspettarci dal futuro di Marilena?

Se si sapesse il futuro!!!! Ma posso solo dirti che cerco sempre di fare ciò che mi piace, che mi ispira profondamente, che mi da qualcosa di grosso, e in cui mi riconosco pienamente…. Non accade sempre… e quindi attendo che qualcosa mi rimetta in moto questa spinta interna. Ho un nuovo progetto col chitarrista classico-conteporaneo Arturo Tallini, un progetto sperimentale, di confine, si chiama "Intuendo: Trasformazioni per voce e chitarra", completamente diverso da quello che hai ascoltato!! Questo per ora è il nuovo per me!!

Perché' " Pensiero"?

Pensiero inteso come "Pensare"… Ciao e grazie!!!

Grazie a te, e a presto!

Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 04/02/2008

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