Italian Jazz Days a New York
New York, 12 - 17 ottobre 2009
di Liliana Rosano
Il jazz italiano sbarca a New York in occasione del mese dedicato a Cristoforo
Colombo e rende omaggio non solo alla grande tradizione jazzistica ma anche al jazz
contemporaneo. Molti gli artisti italiani, e non solo, che hanno preso parte all'Italian
Jazz Days, la kermesse musicale che si è tenuta al Jazz Lincoln Center e all'Istituto
Italiano di Cultura.
Ad inaugurare l'evento è stato Joey Di Francesco
e l' "Organic Sounds from Italy", che insieme hanno regalato intensi momenti
di raffinato e suggestivo sound al pubblico del Dizzy Club Coca Cola.
Il quartetto, con
Rosario Giuliani
al sax, Lucio Ferrara alla chitarra,
Nicola Angelucci
alla batteria e Joey Di Francesco all'Hammond, ha scelto un repertorio che
spaziava da Miles Davis a brani composti dai grandi dell'Hammond quali
Jimmy
Smith e
Jack McDuff,
nonché alle composizioni originali dello stesso
Rosario Giuliani,
il sassofonista di Terracina che ha dimostrato ancora una volta un grande talento
grazie ad un fraseggio fluido ma allo stesso tempo estremamente virtuosistico che
ben emergeva dai ricercati ed eleganti voicing che fuoriuscivano dall'Hammond di
Joey di Francesco. Quest'ultimo, maestro indiscusso sia nel costruire dei
soli elegantissimi e pieni di intensità sia nel realizzare dei tappeti sonori che
sorreggevano splendidamente i frenetici soli del sassofonista Giuliani, è conosciuto
al pubblico americano e non solo, per la sua straordinaria tecnica nel suonare l'Hammond.
Lo stesso Giuliani insieme al batterista Angelucci sono
stati protagonisti della seconda serata jazz insieme al "George Garzone Italian
Quintet", con George Garzone al sax tenore, Greg Burk al piano
e Marco Panascia
al contrabbasso. Panascia, musicista siciliano ma ormai da alcuni anni residente
a New York, ha dimostrato di possedere grande talento e virtuosismo alternando un
perfetto groove con il batterista Angelucci, a momenti di elevato lirismo
ed eleganza.
Il gruppo insieme ha dato vita ad un concerto molto raffinato grazie al
repertorio scelto, che spaziava da Thelonious Monk a brani blues del leggendario
Robert Johnson fino alle composizioni di Greg Burk che ben si collegavano
con il resto del repertorio.
Ispirato ad un genere completamente diverso è stato invece il gruppo sardo
Caminantes che si è esibito all'Istituto Italiano di Cultura di New York.
I Caminantes hanno eseguito composizioni originali di Battista Giordano caratterizzate
da un mix di musica afro americana e sonorità derivate dalla tradizione popolare
sarda, ottenendo un sound del tutto nuovo dove la musica diventa uno strumento poetico.
A chiudere la settimana del jazz italiano a New York "Antonio
Ciacca Quartet" in "Lagos Blues" con
Antonio Ciacca
al piano, Paolo Recchi al sax,
Gianluca Renzi
al basso e
Nicola Angelucci alla batteria. Pianista jazz e compositore tra i
più affermati della scena newyorchese nonchè direttore della programmazione al Jazz
at Lincoln Center di New York,
Antonio Ciacca,
nato a Wuppertal (Germania, 1969) da genitori
italiani, oltre a esibirsi regolarmente da vent'anni come leader nei club newyorkesi
e nei festival di tutto il mondo, porta avanti anche una intensa attività di didattica.
Ciacca
ha tenuto, infatti, diversi workshop su differenti aspetti del pianismo jazz e della
composizione jazz presso la diverse istituzioni musicali quali: la Juilliard
School of Music, la Miami University, la John Hopkins University,
il Berklee College of Music.
Nel concerto tenuto all'Istituto Italiano di Cultura
Ciacca
ha presentato le composizioni contenute nell' ultimo CD registrato per la Motema
Record: "Lagos Blues". Le composizioni di
Antonio Ciacca
fondono in un sapiente intreccio una cantabilità lieve e sospesa con un drumming
a volte estremamente preciso e puntuale. Influssi della musica di Horace Silver
o delle sonorità de Benny Golson emergono in alcune composizioni, ma sono
sempre presentate dentro un sound originale e personale.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
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Data pubblicazione: 29/11/2009
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