Innanzitutto la mia ricerca è diretta soprattutto a scoprire le capacità dello
strumento voce. Nelle note di copertina di
A secret place ho voluto citare Maria Pia De Vito perché è un artista che rappresenta un continuo stimolo nella mia ricerca, e posso dire altrettanto di grandi artiste quali,
Betty Carter e Carmen McRae. Oggi non sono interessata al jazz puro, ossia a quanto già
codificato, ma ad andare oltre. E trovo che il jazz dia la possibilità di dare
spazio a quella parte di me che ama proprio la sperimentazione e
l'improvvisazione. Inoltre, uno degli aspetti della musica che preferisco è il
ritmo, e in "Ex", il brano che hai citato, penso che lo si possa avvertire
chiaramente. Penso all'improvvisazione che vede dialogare voce e contrabbasso.
M.C.:
Potresti parlarci di "A secret place"?
S.S.: Non è
assolutamente una domanda facile! Il brano che dà il titolo all'album, così come
l'intero disco, può avere molte chiavi di lettura; all'ascoltatore scegliere
quello che preferisce...
M.C.: ...a mio avviso, la title track parla di un amore profondo che
lega un genitore al proprio figlio o alla propria figlia ancor prima che venga
al mondo...
S.S.: ...lo scrissi nel periodo in cui vivevo in America pensando alla futura nascita della mia nipote (Ginevra). In senso ampio, posso dire che "A secret place" è per me il luogo in cui sono riuscita a mettere insieme tutte le cose più belle e i miei desideri.
M.C.: ...c'è una cosa che non hai detto però! Il tuo essere contemporaneamente leader del quartetto, compositrice ed interprete. Nelle note di copertina è possibile, infatti, leggere quelle di
Rosario Giuliani (sax) - la guest star del disco – che sottolinea propria la tua capacità di rivestire tre non facili ruoli...
S.S.: ...Rosario Giuliani, oltre ad essere uno straordinario musicista, è anche un carissimo amico e la sua collaborazione al disco è stata davvero preziosa. E, impegni permettendo, suona con me anche dal vivo. In merito al ruolo di
leader, considero gli artisti con cui suono la mia famiglia. Con Luca Mannutza (piano), Marco Loddo
(contrabbasso) e Nicola Angelucci (batteria) abbiamo formato molto più di una squadra. E il suono di "A secret place" deve molto a questo
affiatamento ed alla nostra voglia di crescere insieme. In merito alla
composizione,
ho firmato quasi tutti i brani del disco e ti confesso che
comporre è tra le cose che mi rendono più felice. Tra i brani originali di "A secret place", sono molto legata a "All the joys" il cui testo è una poesia di Emily Dickinson. Il titolo originale era "If all the griefs I am to have": racconta di una felicità più grande non solo del dolore, ma anche di ogni altra gioia.
M.C.: Non è la prima volta che ti avvicini al mondo della poesia; è così?
S.S.: No. Uno dei progetti che mi vede impegnata è, infatti, quello di "Voci e Suoni" che ha come sottotitolo: "Poesie d'amore e collera". Con
Laura Nardi (letture), me al canto e Claudio Riggio (chitarra) abbiamo questo progetto nato con alcune rappresentazioni presso le antiche case romane sotterranee della Basilica dei Santi Giovanni e Paolo a Roma. Nel verso non è forse già insita la musicalità?
M.C.: Penso che il verso, a prescindere dalla musicalità, sia un modo di esprimere aspetti del nostro essere che appartengono alla dimensione più intima. Ma questo è un discorso che potrebbe essere valido anche per altre forme d'arte. Rimanendo in tema, è stato per la sua musicalità che hai scelto di scrivere gli altri testi di "A secret place" in inglese?
S.S.: Per la musicalità della parola, ma anche perché l'inglese è una lingua ricca di sonorità interessanti e molto evocativa.
M.C.: So che hai vissuto in America per circa un anno e mezzo; ci racconti la tua esperienza al Berklee College di Boston?
S.S.: Nel 1997 vinsi una borsa di
studio e mi trasferii in America dove ho avuto modo di approfondire il
linguaggio jazz e avvicinarmi ad una musica che amo moltissimo: il Gospel. Una delle esperienze più emozionati è stata cantare da solista nel
Reverence Gospel Choir. Da allora penso che la mia anima sia divisa in due: da un lato l'amore per il Jazz, dall'altro quello per il Gospel.
M.C.:
Ed è il Gospel ad essere protagonista di un altro dei tuoi progetti, quello del quintetto vocale denominato "Vocintransito"; realizzerai un disco di Gospel?
S.S.: Con Sara Berni,
Simona Rizzi, Desiree Petrocchie e Fabiola Torresi stiamo preparando un disco, di prossima pubblicazione. Tempi più brevi, invece, dovrebbero essere quelli per l'uscita del primo disco dell'Alea Ensemble
diretto da Paolo Damiani con la Splasch Records. Da circa un anno collaboro con il laboratorio d'improvvisazione diretto da
Paolo Damiani (anche direttore del Festival di Roccella Ionica - nda), e l'Alea Ensemble
è proprio diretta espressione di tale laboratorio. Difficile raccontare la musica che suoniamo perché tutto è basato sull'improvvisazione; da qui l'uso della parola Alea.
M.C.: Altri progetti futuri?
S.S.: Sto scrivendo musiche e parole del mio prossimo album e, parallelamente, continuerò il mio lavoro sul rapporto tra musica e poesia. Un'anteprima: nel prossimo disco ci saranno poi dei miei testi in italiano! Infine, permettimi di salutare agli amici di
Jazzitalia, a presto.