Vittoria Jazz Festival 2012 Lars Danielsson Trio - Pietro Tonolo Ottetto
di Vincenzo Fugaldi
Lars Danielsson -
contrabbasso
John Parricelli - chitarra
Magnus Öström - batteria
Pietro Tonolo
- sax Giampaolo Casati
- tromba
Roberto Rossi - trombone e conchiglie
Giancarlo Bianchetti - chitarra elettrica
Alex Bottoni, Naby Camara, Dudu Kouate - percussioni
Moulaye Niang - batteria
Articolato come d'abitudine su più fine settimana del mese di
giugno, il festival diretto da
Francesco
Cafiso ha riproposto la sua formula vincente, che tende a coniugare
la buona musica con i prodotti d'eccellenza del territorio, in particolare con l'inconfondibile
aroma del vino cerasuolo. Una formula premiata da una costante e numerosa presenza
di pubblico che riempie ogni sera la bella piazza Enriquez della cittadina in provincia
di Ragusa.
Chi scrive ha seguito due serate dell'edizione
di quest'anno, quelle del 16 e del 17 giugno, che accoglievano rispettivamente
Lars Danielsson e
Pietro Tonolo.
In formazione ridotta rispetto al recente cd «Liberetto»
(Act, 2012) per l'assenza del pianista Tigran
e del trombettista Henriksen, accompagnato dalle chitarre di John Parricelli
e dalla batteria di Magnus Öström, il grande contrabbassista e violoncellista
svedese ha esordito con un brano per solo contrabbasso, addizionato di sobri effetti
elettronici che creavano una sorta di impatto orchestrale, per poi dare spazio alla
mirabile qualità percussiva di Öström (già batterista del trio E.S.T.) arricchita
da effetti elettronici e alle validissime corde (metalliche e in nylon) del britannico
- ma di origini campane - Parricelli. La musica, già dal secondo brano, ha acquistato
corpo e definizione, dinamica e ritmo. Da molti anni Danielsson rappresenta una
delle vette assolute tra i contrabbassisti europei, per un senso melodico personalissimo,
romantico e coinvolgente, per una tecnica adamantina, per un fraseggio agile e coerente,
e per le notevoli doti compositive. A Vittoria la formula del trio si è rivelata
equilibrata, tra ampie melodie e chiare aperture ritmiche, dando a tutti i componenti
la possibilità di mostrare le proprie ottime doti solistiche di accompagnatori e
compositive, in brani di buon impatto come Liberetto, Orange Market
(con un trascinante Öström alle spazzole) e il conclusivo Suffering.
Il collaudato progetto africano di
Pietro Tonolo,
Dajaloo, ha visto sul palco oltre ai sassofoni tenore e soprano del leader
la tromba di Giampaolo Casati, il trombone e le conchiglie di Roberto Rossi,
la chitarra elettrica di Giancarlo Bianchetti, e quattro percussionisti,
un italiano (Alex Bottoni) e tre africani (Naby Camara, Dudu Kouate
e il batterista Moulaye Niang). Con alle spalle una carriera lunga ed
encomiabile di jazzista "puro", Tonolo ha intrapreso alcuni anni fa un viaggio in
Senegal, dal quale è scaturita l'idea di questa fruttuosa commistione tra i fiati
e le percussioni africane, mediata e garantita dall'apporto armonico – ma anche
ritmico e "bassistico" - della chitarra e da quello ritmico della batteria. Scrittura
e arrangiamenti garantiscono un risultato musicale più che apprezzabile, ma anche
le notevole spigliatezza di tutti negli assolo (concisi e significativi, ben integrati
al collettivo) contribuisce a definire la qualità dell'insieme. Ad affiancare i
brani originali eseguiti (Pafode, Sarera, Toti's Island, Les moustiques
mistiques, Minimal, Poppi) alcuni classici che ben rappresentavano
l'estetica di Dajaloo, come Dakar di Coltrane e African Flower di
Ellington.
Chiudevano il festival a tarda notte le partecipatissime jam
session condotte dal trio Urban Fabula, che ospitavano di volta in volta
solisti come
Francesco
Cafiso,
Dino Rubino,
Tonolo, Casati, impegnati sui giri armonici di famosissimi standard.