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Uno tra i più grandi musicisti della storia del jazz, Jim Hall nacque nel
1930
a Buffalo e crebbe a New York e in Ohio. Jim venne introdotto alla musica direttamente in casa, da sua madre che suonava il piano, da suo nonno che era violinista, e da suo zio, chitarrista. All'età di 10 anni Jim ebbe come regalo di
Natale da sua madre la sua prima chitarra, e fu allora che iniziò a studiare seriamente lo strumento. Si iscrisse al Cleveland Institute of Music, dove proseguì con i suoi studi chitarristici con il docente e chitarrista
Vincente Gomez. A 13 anni Jim suonava già professionalmente nella zona di Cleveland con un gruppo formato da fisarmonica, clarinetto, batteria e, ovviamente, chitarra. Il clarinettista fece ascoltare a
Jim l'incisione di "Solo Flight" di Benny Goodman, in cui suonava il chitarrista
Charlie Christian. "Si trattò di assuefazione immediata!" ricorda Jim Hall. Dunque fu influenzato inizialmente da Charlie Christian, e poi più avanti da
Django Reinhardt. Dopo avere traslocato a Los Angeles, nel 1955 entrò a far parte del famoso Chico Hamilton
Quintet, con Buddy Collette (sax), Fred Katz (violoncello), Carson Smith
(contrabbasso). Il suo approccio raffinato ed estremamente chiaro,e il suo pudico lirismo lo differenziavano notevolmente dagli altri chitarristi presi a modello in quel periodo, e ben presto si affermò per la sua inconfondibile originalità.
Hall collaborò per alcuni anni (1956-59) con il gruppo del sassofonista e clarinettista
Jimmy Giuffre prima di entrare a far parte del gruppo che accompagnava la leggendaria cantante
Ella Fitzgerald; si esibì poi con il sassofonista Lee Konitz e, per circa due anni, lavorò con il grande sassofonista Sonny Rollins, incidendo con quest'ultimo, fra l'altro, uno fra i capolavori del jazz moderno, "The Bridge".
Negli anni sessanta collabora intensamente con il flicornista Art Farmer e con il sassofonista
Paul Desmond, prima di lavorare eminentemente come leader e come free lance. Autore anche di pregevoli pagine per chitarra e orchestra, Hall, che ha influenzato intere generazioni di strumentisti, ha collaborato e inciso con alcuni fra i più significativi esponenti della musica improvvisata, come Bill Evans, Hampton Hawes, Joe Lovano, Greg Osby,
New York Voices, Kenny Barron, Slide Hampton, Gunther Schuller, Ornette Coleman,
Bill Frisell, Pat Metheny.
Il trio di Jim Hall è formato da Jim Hall (chitarra), Scott Colley (contrabbasso),
Terry Clarke (batteria).
Nato a Roma, nel
1949, Enrico Pieranunzi è da molti anni tra i protagonisti più noti ed apprezzati della scena jazzistica europea. Pianista, compositore, arrangiatore, ha registrato più di sessanta CD a suo nome spaziando dal piano solo al trio, dal duo al quintetto. Ha collaborato, in concerto o in studio d'incisione, con Chet Baker, Lee Konitz,
Marc Johnson, Joey Baron, Paul Motian, Charlie Haden esibendosi nei più importanti festival internazionali, da Montreal a Copenaghen, da Berlino a Madrid a Gerusalemme.
Non appena mi sono accomodata al tavolo, che si trova proprio sotto al palco del Blue Note, inizio a guardarmi attorno, e vedo che molti musicisti italiani sono venuti a rendere omaggio a Jim Hall e alla sua musica questa sera.
Sono seduta al tavolo tra Ray Martino e Bruno de Filippi, che sono venuti a salutare Jim Hall in questa prima serata. Incontro anche
Gianni Tognoli, Adi Souza,
Giovanni Monteforte (che ha prestato la sua chitarra a Jim Hall per il concerto).
Sono tutti in attesa dell'inizio del concerto e chiacchierano sotto voce. A un certo punto, Nick the Nightfly sale sul palco e presenta Jim Hall e il suo trio, ed Enrico Pieranunzi, che si posizionano sul palco.
La magia si crea fin dalla prima nota. Il pubblico è silenzioso, stiamo tutti ascoltando, e l'atmosfera diventa molto intima e soft. Non c'è nulla di chiassoso nella musica di Jim Hall e del suo trio; e questo è fantastico. Il silenzio. Nessuno parla o chiacchiera.
La voce della chitarra di Jim Hall è estremamente fluida e delicata, ogni singola nota è densa di significato. A volte canta quasi impercettibilmente anche lui insieme alla sua chitarra mentre improvvisa. C'è un magnifico interplay tra i musicisti,
Scott Colley (contrabbasso) e Terry Clarke (batteria), e ci sono intensi momenti di solo per ogni strumento. Enrico Pieranunzi cattura l'attenzione del pubblico milanese che già lo ammira e lo stima tantissimo nei momenti in cui è libero di improvvisare al pianoforte e nei gustosi momenti di interplay con gli altri musicisti. Per un attimo penso che i musicisti tra il pubblico abbiano sicuramente ricordato il mitico quartetto di Bill Evans, con Enrico Pieranunzi - che lo ha sempre amato tantissimo, al pianoforte.
Passiamo una bellissima serata ascoltando le interpretazioni chitarristiche di Jim Hall di standard conosciutissimi che hanno acquisito un sapore totalmente diverso, un gusto unico e riconoscibile come il suo personale durante
una magistrale performance di "All the things you are", " Skylark" (A. Caramichael), "St. Thomas" (Sonny Rollins), e "Body and Soul" (Green).
Jim improvvisa su questi famosi standard, e non è subito chiaro per tutti intuire che sta suonando "All the things you are" o "Body and Soul". Dopo il primo brano della serata, Jim Hall si avvicina al microfono e saluta il pubblico del Blue Note, poi passa a ringraziare
Giovanni Monteforte per avergli prestato la sua chitarra permettendogli di suonare per il concerto. Infatti la chitarra di Jim Hall è rimasta in qualche modo bloccata all'aeroporto. Gli è stata consegnata durante l'intervallo tra il primo e il secondo set
proprio durante l'intervista che gli
abbiamo effettuato. Poi parla al pubblico dell'importanza della musica in un momento come questo, in cui il mondo intero è sofferente, e di quanto la musica unisca le persone.
Concludo citando ciò che Terry Teachout, del Wall Street
Journal, ha detto su
Jim Hall
riuscendo a descrivere molto bene l'essenza della sua musica e del suo essere
musicista: "La sua musica intensamente intima ti penetra sotto la pelle piuttosto che afferrarti per il bavero...Mr. Hall ha un sound tanto riconoscibile quanto la voce di un amico. Il suo suono fluttuante e dalla grana fine è fluido e privo di spigoli, e le sue armonie ad ampio respiro sono sottilmente oblique..."
Grandi applausi a fine concerto per Jim Hall e il suo trio, e per Enrico Pieranunzi che aveva tra il pubblico tantissimi ammiratori.
Un magnifico concerto!
Recensione tradotta in russo (click)
15/11/2009 | I Triad Vibration al Blue Note di Milano: "Una bellissima serata, il sound dei Triad Vibration è coinvolgente, energetico, ipnotico, riporta alle radici...si passa da contaminazioni jungle, tribali, funky, etniche a influenze world music, jazz, latin jazz, blues, e addirittura house." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 02/11/2004
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