Ubi Jazz. 10^ rassegna 2009
Noale, Spinea 1 - 24 luglio 2009
di Giovanni Greto
1°Luglio, Rocca dei Tempesta, Noale (Ve)
Giovanni Hidalgo & Horacio "El Negro" Hernandez ‘Traveling through time'
Giovanni Hidalgo, percussioni; Horacio "El Negro" Hernandez,
batteria
9 luglio, Pizzeria Barone Rosso, Spinea (Ve)
Pasquale Mirra meets Hamid Drake
Pasquale Mirra, vibrafono; Hamid Drake, batteria, percussioni,
voce
15 luglio, Stadio S.Allende, Spinea (Ve)
Brian Auger & The New Oblivion Express
Brian Auger, organo Hammond; Savannah Auger, voce; Andreas Geck,
basso elettrico; Karma Auger, batteria
24 luglio, Rocca dei Tempesta, Noale (Ve)
Bollani Carioca
Stefano Bollani, pianoforte; Marco Pereira, chitarra acustica;
Jorge Helder, contrabbasso; Jurim Moreira, batteria; Armando Marçal, percussioni;
Mirko Guerrini, sax tenore; Nico Gori, clarinetto; Zé Nogueira, sax soprano.
Dopo l'esordio invernale, i due virtuosi caraibici hanno proseguito in
estate il loro "viaggio attraverso il tempo", che è anche il titolo del CD uscito
di recente. In un felice contesto ambientale, Hidalgo ed Hernandez
hanno proposto la loro idea di latin jazz, dai connotati assai didascalici dovuti,
specialmente per Hidalgo, ad una esperienza quadriennale come professore aggiunto
nella rinomata scuola di musica Berklee a Boston (Massachusetts). Entrambi assai
discreti e con nessuna intenzione di emergere a discapito del partner, hanno fatto
ascoltare la ricchezza dei ritmi che hanno sentito fin da bambini, incrociati con
il jazz, il reggae e la madre Africa. Alla musica Hidalgo ha affiancato una simpatia
contagiosa, capace di far partecipare il pubblico nello scandire sia il 4/4 che
gli accenti spostati di un 7/8. Molto bravo alle congas – quinto, conga e tumba
-, Hidalgo ha intrapreso anche la strada del solo, creando attorno a sé una vivida
e silenziosa attenzione. Meno virtuosismi ai timbales, ma anche lì si è vista la
quadratura, dovuta alla esperienza in numerosi gruppi, come la band di Carlos Santana
o la Dizzy Gillespie United Nations Jazz Orchestra, nella quale militò nel
1988. Essenziale, stimolante e swingante il
drumming di Hernandez, anch'egli esibitosi, quando il concerto mano a mano prendeva
il volo, in un lungo ritmico assolo. La parte più orecchiabile è stata una versione
cantabile, nonostante mancassero fiati e strumenti armonici, del successo di Tito
Puente, con cui Hidalgo collaborò, "Oye como va", cui ha partecipato, su suggerimento
del conguero, un pubblico ormai conquistato e che, fosse stato possibile, si sarebbe
catapultato sul palco per prendere in mano un qualsiasi oggetto sonoro atto ad esprimere
le proprie sensazioni uscite in quel particolare momento. In sintesi, una buona
esibizione nella quale l'aspetto tecnico è passato in secondo piano, rispetto alla
solidità di una musica che scaturisce dall'anima e dalle esperienze della vita di
tutti i giorni.
Di tutt'altro spessore, coinvolgente fino alla
trance, il duo italo-americano, che ci ha felicemente convinto per personalità
e capacità di rischiare. I due partono subito a velocità elevata, senza nessun timore,
lanciandosi in improvvisazioni che tengono tutti con il fiato sospeso. Partono o
con un riff o con un ritmo e danno luogo ad una narrazione che nasce e si sviluppa
misura dopo misura. Drake si attesta tra i migliori batteristi creativi,
tecnicamente di alto livello, ma ama concentrarsi di più sulla melodia, sulle dinamiche
sonore, sulla timbrica, piuttosto che sui patterns ritmici fini a sé stessi. I suoi
solo sono sempre impeccabili, eppure ogni volta diversi, secondo ciò che gli passa
in quel momento per la testa. Da segnalare l'omaggio a Max Roach, con una citazione
simile all'originale, anche se personalizzata, dell'incantevole assolo "The drum
also waltes", che apriva nel 1966 l'album
"Drums Unlimited". Ed infatti proprio l'ascolto di musicisti come Drake ci
fa capire quante e illimitate possibilità abbia la batteria per diventare uno strumento
principe che racchiude nel suo interno ritmo, melodia e tanto sentimento. Ma oltre
al drum set, Drake ha padroneggiato un bendir, membranofono monopelle della famiglia
dei tamburi a cornice, per eseguire un canto degli antenati forse nell'antico idioma
‘Yorubà' facendo centro anche questa volta: una voce calda, che lenta ed inesorabile
penetra nell'animo di chi la ascolta. Mirra ha saputo inserirsi con l'archetto da
contrabbassista strisciando sulle lamelle del vibrafono. Applausi inducono con facilità
i due ad eseguire un solo bis, per i consueti motivi legati all'orario da rispettare
quando si è all'aperto, ma, vista la gioia e la crescita del concerto, momento dopo
momento, siamo certi che sarebbero andati avanti a suonare fino a che l'ispirazione
fosse scemata o la stanchezza fisica avesse imposto uno stop. Il bis è un brano
swingante, quasi ‘old style', con Drake che tira fuori delle spazzole non canoniche,
di saggina grossa, e Mirra che si scatena in improvvisazioni degne dei migliori
solisti del suo strumento.
Un concerto pieno di energia, anche se un po' troppo fracassone nei volumi
sonori del basso elettrico e della batteria, ha regalato momenti di gioia a chi
in quei primissimi anni '70 era adolescente,
oppure ventenne e magari si apprestava a suonare, vedendo la musica come sano metodo
per sfogare le proprie tensioni interiori. Quasi due ore per il sempre in forma
tastierista inglese Brian Auger, innamorato del suono inconfondibile dell'organo
Hammond. Ha tanto senso del ritmo, ama improvvisare, anche se non si allontana da
un paio di accordi, usa parcamente la voce, ma per l'energia e la voglia che ci
mette sembra ancora quasi un teen-ager. Savannah, sua figlia, non raggiunge i livelli
di Julie Driscoll, però si impegna. Andrea Geck al basso elettrico accompagna usando
uno strumento a 5 corde, appare quasi più affaticato lui, benché giovane, ad assecondare
gli altri, che il leader. Un altro Auger, Karma il figlio batterista di Brian, mancino
sia negli arti inferiori che in quelli superiori, riempie ogni misura come un ossesso,
si ritaglia parecchi assolo ed è encomiabile per come, fisicamente, riesce a reggere
un lavoro così devastante. Il pubblico applaude contento e reclama bis. Il pubblico
chiede ‘Save me', ma risponde che l'ha suonata la sera precedente. Sorge il dubbio
sulla veridicità dell'affermazione: chissà, forse in quel pezzo lì ci vorrebbe solo
Julie Driscoll.
Ennesimo, ormai prevedibile, tutto esaurito per un concerto di
Stefano
Bollani. Stavolta tocca al godibile e gustoso progetto brasiliano, imperniato
sullo choro, la musica strumentale nata a metà dell'Ottocento dall'incontro dei
ritmi portati dagli schiavi africani e le polke e i valzer europei, già insediatisi
a Rio, che un vasto pubblico ha conosciuto grazie alla pellicola "Brasileirinho"
del finlandese Mikka Kaurismaki. Quindici canzoni, dall'iniziale "Luisa"
di Antonio Carlos Jobim, eseguita al piano solo, al coinvolgente samba finale "A
voz do morro", nel quale sono emersi, ancora una volta, il batterista Jurim
Moreira e il percussionista Armando Marçal. Suonano sempre in maniera
rilassata, ma il ritmo che pulsa nel loro sangue arriva all'orecchio di chi ascolta,
meglio di tanti colleghi ipertecnici, che ambiscono essenzialmente a mettersi in
mostra e non a rendere più avvincente ed amabile il brano che stanno suonando. Tra
gli autori brasiliani, Bollani ha posto l'attenzione su un musicista da poco
scomparso ‘Moacyr Santos', quasi sconosciuto da noi ma colpevolmente dimenticato
persino in Brasile. Di lui, l'ottetto ha eseguito "Outra coisa" e l'accattivante
"Nana", un pezzo latin jazz nello stile dei dischi Blue Note degli
anni '50 e '60 – e infatti Bollani a fine concerto ci rivelerà che il brano è appunto
contenuto in un vinile di quegli anni della celebre etichetta. Due i pezzi italiani
in scaletta, "Il domatore di pulci" di Bollani e una nuova entrata "Galatina"
di Mirko Guerrini. Abbiamo avuto l'impressione che in questa seconda tournee,
sia cresciuto l'interplay ed il feeling tra i fiati, che hanno dato vita a lunghe
improvvisazioni, accompagnando con melodici riff soffiati il solista di turno. Ampio
spazio ha avuto anche l'attento Jorge Helder, che ha eseguito lunghi assolo
con molta partecipazione emotiva.
Marco Pereira
ha sottolineato il carattere essenzialmente acustico dell'ensemble ed ha felicemente
duettato con il leader in "Na baixa do sapatero" di Ary Barroso, indirizzata
da Bollani verso improvvisazioni bluesy. Nei bis, il pianista si è nuovamente esibito
da solo in "Chorinho pra ele" del fantasioso Hermeto Paschoal, mentre appunto
il gran finale è toccato al samba "A voz do morro", legato al carnevale carioca,
composto da Ze Ketì (1921-1999). Da segnalare infine il consueto approccio ironico
con la platea, che ha suscitato come sempre ilarità e il Bollani interprete vocale,
questa volta solo in portoghese, di "Trem das onze", un samba del paulista
Adoniran Barbosa (un successo da noi negli anni ‘60 nella versione italiana "Figlio
unico" redatta e cantata da Riccardo Del Turco).
16/07/2011 | Vittoria Jazz Festival - Music & Cerasuolo Wine: "Alla quarta edizione, il festival di Vittoria si conferma come uno dei più importanti eventi musicali organizzati sul territorio siciliano. La formula prescelta dal direttore artistico è quella di dilatare nel tempo gli incontri musicali, concentrandoli in quattro fine settimana della tarda primavera, valorizzando uno dei quartieri più suggestivi della città, la restaurata Piazza Enriquez, e coinvolgendo, grazie a concerti e jam session notturne, una quantità di pubblico davvero rilevante, composto in parte da giovani e giovanissimi, portatori di un entusiasmo che fa davvero ben sperare sul futuro del jazz, almeno in questa parte della Sicilia." (Vincenzo Fugaldi) |
05/09/2010 | Roccella Jazz Festival 30a Edizione: "Trent'anni e non sentirli. Rumori Mediterranei oggi è patrimonio di una intera comunit? che aspetta i giorni del festival con tale entusiasmo e partecipazione, da far pensare a pochi altri riscontri". La soave e leggera Nicole Mitchell con il suo Indigo Trio, l'anteprima del film di Maresco su Tony Scott, la brillantezza del duo Pieranunzi & Baron, il flamenco di Diego Amador, il travolgente Roy Hargrove, il circo di Mirko Guerini, la classe di Steve Khun con Ravi Coltrane, il grande incontro di Salvatore Bonafede con Eddie Gomez e Billy Hart, l'avvincente Quartetto Trionfale di Fresu e Trovesi...il tutto sotto l'attenta, non convenzionale ma vincente direzione artistica di Paolo Damiani (Gianluca Diana, Vittorio Pio) |
30/08/2009 | Laigueglia Percfest 2009: "La 14° edizione, sempre diretta da Rosario Bonaccorso, ha puntato su una programmazione ad hoc per soddisfare l'appetito artistico di tutti: concerti jazz di altissimo livello, concorso internazionale di percussionisti creativi Memorial Naco, corso di percussioni per bambini, corsi di GiGon, fitness sulla spiaggia, stage didattici di percussioni e musicoterapia, lezione di danza mediorientale, stage di danza, mostre fotografiche, e altro." (Franco Donaggio) |
24/10/2006 | Stefano Bollani, Rita Marcotulli, Andy Sheppard, Bobo Stenson tra i protagonisti del Brugge Jazz 2006 (Thomas Van Der Aa e Nadia Guida) |
|
Inserisci un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 3.669 volte
Data pubblicazione: 25/10/2009
|
|