Picanto Records 2006
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Michelangelo Decorato Trio
Circle
1. Autunno (M. Decorato)
2. Mary's Rondò (M. Decorato)
3. Bambini (M. Decorato)
4. Circle (M: Decorato)
5. Dislessic Drums (M. Decorato)
6. Estate (B. Martino)
7. Fedor (M. Decorato)
Francesco Bearzatti - sax tenore e soprano Michelangelo Decorato - pianoforte Andrea Lamacchia - contrabbasso Emanuele Maniscalco - batteria
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Michelangelo Decorato è un giovane pianista pugliese, diplomato al Conservatorio
di Bari, che da otto anni si interessa, oltre che alla musica classica, anche alla
musica jazz. Ha recentemente pubblicato un album a suo nome, "Circle",
dove ci presenta brani di sua composizione (eccetto la track n. 6), in quartetto
con: Francesco Bearzatti
(sax tenore), Andrea Lamacchia (contrabbasso) e
Emanuele Maniscalco
(batteria).
Incontro Michelangelo nel mio studio. Si mette a curiosare fra i miei
numerosi cd ed ascoltiamo qualcosa insieme. Il primo cd che sceglie è di
Keith
Jarrett, Jarrett Trio at Blue Note,
il brano che Michelangelo predilige è In Your Own Sweet
Way. Segue
Brad Mehldau,
Progression, The more
I See You. Ancora
Jarrett,
Straight No Chaser, abbiamo in mano una trascrizione
del brano e la stiamo esaminando insieme, ascoltando il cd. Quindi
Herbie Hancock, Man-Child…Gershwin's
World…The Piano… E' incantato dal
fraseggio di
Herbie, lo canta sopra ai dischi.
Proseguiamo guardando anche alcuni video che lo attraggono in particolare,
Miles Davis e
Keith
Jarrett in versione elettrica,
Chick Corea
in trio al Blue
Note di Tokyo, New Akousic Band, con
John
Patitucci e Vinnie Colaiuta, di nuovo
Herbie Hancock, quindi Kurt Rosenwinkel.
Michelangelo dimostra con grande spontaneità il proprio entusiasmo verso
questi grandi del jazz, gli artisti che ama maggiormente. Mi parla fra l'altro di
Mehldau,
mi spiega che
Mehldau nelle proprie improvvisazioni si è ampiamente ispirato ai preludi
di Fauré. Decorato è un pianista con un solido background classico
ed è molto interessato a scoprire le radici dell'arte dei grandi jazzisti contemporanei,
come appunto in questo caso, riferendosi a
Brad Mehldau.
Il trio acustico è una formazione che Decorato ama molto, ma si
entusiasma enormemente quando mi riparla del Miles Davis elettrico... o dei
Weather Report.
La conversazione si sposta sul suo recente album, "Circle",
pubblicato da Picanto Records,
prodotto da Sergio Gimigliano ed inciso presso l'ottimo Artesuono Studio
di Udine.
Il progetto doveva essere in trio. Ad un concerto avviene però l'incontro
con Francesco Bearzatti.
I musicisti decidono di variare la scaletta e suonano questi brani originali di
Decorato. Michelangelo si accorge che quello è proprio il sound che
ha in mente, il suono che voleva, sin da quando aveva composto i brani. Nasce così
il progetto Circle, in quartetto.
Ascoltiamo tutto l'album: il disco si apre con
Autunno. Si nota subito il dialogo fra Michelangelo
al piano e Francesco
al sax. Una conversazione equilibratissima, nessuno dice di più di quello che deve
dire, incastri perfetti. Segue una parentesi free che si va a collocare molto bene
nel clima pacato del pezzo. La concezione del brano è di tipo cameristico. L'obiettivo
primario di Decorato è di ottenere quel suono a quattro voci, esattamente
"questo" suono che qui possiamo ascoltare ed apprezzare.
Il secondo brano è Mary's Rondò, un
pezzo in equilibrio fra accordi scuri ed accordi chiari.
Con Bambini, Decorato si addentra
nel mondo dell'esplorazione delle tonalità. Uno studio nel quale crede profondamente
e che sicuramente lo porterà lontano. Il pezzo è jarrettiano, inizialmente. Il gruppo
si concede un'altra improvvisazione free, sempre molto equilibrata e sostanzialmente
tematica.
Circle, a detta di Decorato, è stato
il pezzo più difficile da realizzare per il ruolo della batteria. L'autore desiderava
una batteria rarefatta, una batteria quasi "da immaginare"… E' un brano di grande
respiro dove anche il sax di
Bearzatti
lascia grandi spazi al piano. E viceversa. Ancora una volta Michelangelo
sottolinea l'importanza di avere sempre nella mente il tema, che riaffiora a tratti
nell'improvvisazione, viene citato, sezionato, deformato, ma "c'è".
Del quinto brano, Dislessic Drums,
erano state fatte varie takes, quella prescelta è forse quella più tradizionale.
Il pezzo, abbastanza insolitamente per un brano jazz, si chiude sfumando su un lungo
pedale.
Estate, il celeberrimo pezzo di
Bruno Martino,
è il solo brano non originale dell'album. La scelta è stata del tutto casuale. Non
faceva parte di un progetto a tavolino. Proposto da
Bearzatti
in sede di incisione, è stato inserito nell'album come un evento davvero spontaneo.
In questa track Decorato ci regala un suono hancockiano, ma quello che a
lui sta maggiormente a cuore è proprio il sound del quartetto, la fusione fra i
componenti, e non quattro singole sonorità individuali.
Nel brano seguente, Fedor, appare
tutto l'affiatamento che esiste fra il pianista ed il contrabbassista, Andrea
Lamacchia, con il quale Decorato collabora da oltre due anni. Questo
pezzo, mi fa osservare l'autore, si chiude prima della fine tradizionale del chorus.
E' stata un'intuizione "a quattro". Arrivati a quel particolare momento, a quella
particolare sonorità, i quattro musicisti hanno sentito che il pezzo si doveva chiudere
così… proseguire avrebbe portato fuori strada, quella era la giusta conclusione
voluta da tutti e quattro. E così è stato. Quando l'intesa c'è, non vi è bisogno
di parole.
Abbiamo infine due alternative takes: Circle,
in una versione più oscura della precedente e Fedor
dove Decorato imbocca decisamente la strada dell'improvvisazione tematica,
una scelta difficile, rischiosa, ma che lo affascina enormemente.
Ho ascoltato l'album molte volte e non mi stanco di riascoltarlo. Questo
cd crea davvero un'atmosfera avvolgente e la sa mantenere, dall'inizio alla fine
del disco. Un'atmosfera morbida, soffusa, notturna, con due sole incursioni free,
per altro di grande equilibrio. Questo era l'obiettivo di Decorato, ed io,
da ascoltatrice, direi che lo ha perfettamente raggiunto.
Rossella Del Grande per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 28/01/2007
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