|  | Ermes Pirlo, Paolo Biasi, Emanuele Maniscalco Bellow's Training
 
 
  nBn Music (2015)
 
 1. Simon Demon (Pirlo)
 2. Bellow's Training (Pirlo, Biasi)
 3. At Sloppy Joe's (Pirlo, Biasi, Maniscalco)
 4. U07 (Pirlo)
 5. Baal (Pirlo, Biasi, Maniscalco)
 6. Teruel (Biasi)
 7. El Cochecito (Pirlo, Biasi, Maniscalco)
 8. Quarta Casa (Pirlo)
 9. Rage Room (Pirlo, Biasi Maniscalco)
 10. Fable (Pirlo, Biasi, Maniscalco)
 
 
 Ermes Pirlo - fisarmonicaPaolo Biasi - basso elettrico
 Emanuele Maniscalco - batteria, armonium (track 5)
 
 Ermes Pirlo è l'anima di questo trio atipico nel jazz, che vede la fisarmonica sostituire 
il pianoforte o il sax, e il basso elettrico al posto del tradizionale contrabbasso. 
Il risultato è un suono articolato sulla polifonia, a tratti ossessivo, che avvolge 
chi ascolta come un soffio caldo di vento in una notte d'estate, un suono ora drammatico, 
ora emozionante, ora vagamente zingaresco. Quella di Pirlo non è una fisarmonica 
folkloristica o spagnoleggiante; guarda invece a una dimensione intima che tocca 
da vicino l'ascoltatore, percorre sentieri di note gravi, quasi sempre con lentezza, 
lanciandosi talvolta in ritmi più trascinanti, come nel brano d'apertura Simon 
Demon, vorticoso quanto il demonio che ispirò Bulgakov. Si respira aria di vecchia 
Europa, di tradizioni e superstizioni ebraiche e cattoliche, in bilico fra religione 
e magia. Un album che si disperde in stretti vicoli, gli stessi della Praga magica 
di Ripellino. E un titolo che ha molteplici significati: tecnicamente, il termine
bellow indica il mantice della fisarmonica, facendo capire che abbiamo a 
che fare con brani incentrati su questo strumento. Ma è anche il cognome di uno 
dei più importanti scrittori americani di origine ebraica europea, quel Saul Bellow 
(1915-2005) cantore di mezzo secolo di storia 
americana, attraverso vicende dolci-amare di personaggi chicagoani. Sia solo per 
coincidenza, nei brani dell'album si ritrova un po' di quell'atmosfera, trasportatavi 
proprio dalla suggestiva fisarmonica di Pirlo, che costruisce passaggi sonori gravi 
come il fardello di un'esistenza intera condotta in lotta contro le piccole e grandi 
avversità quotidiane, non senza una certa solennità che nasce dalle convinzioni 
profonde che albergano in ogni individuo. Si ritrova, in questo suggestivo album, il ritmo di una vita che scorre all'ombra 
di un quartiere urbano un po' plumbeo, dove il sole arriva con difficoltà, se non 
in certe giornate che particolarmente benevole.
 
 Pirlo utilizza la fisarmonica come fosse una macchina da scrivere, magari la stessa 
vecchia Remington di Bellow o Roth, e compone brani che sono brevi racconti di quotidiana 
gioia, sofferenza, attesa, disillusione, con la solennità euroamericana di Bellow 
e il piglio dissacrante di Bukowsky, sottolineato da certi passaggi sincopati di 
fisarmonica, mentre la base ritmica intesse l'accompagnamento senza mai risultare 
ridondante.
 
 Il risultato è un album peculiare, che tocca corde sensibili, e insinua il sapore 
dolceamaro della nostalgia.
 
 Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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| Questa pagina è stata visitata 818 volte Data pubblicazione: 18/09/2016
   
 
 
 
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