Bari in Jazz 2007
27 - 30 giugno 2007 , Bari
di Alberto Francavilla
Dal 27 al 30 giugno si è tenuta la terza edizione di "Bari
in jazz", che per il secondo anno consecutivo si inserisce nel più ampio
contesto del consorzio "Mar del jazz", che coinvolge altri quattro comuni
della provincia. La rassegna, che si è avvalsa della direzione artistica di Roberto
Ottaviano, si è sviluppata per il secondo anno consecutivo lungo gli affascinanti
vicoli del Borgo Antico, permettendo ad un pubblico allargato di godere delle esibizioni
dei musicisti chiamati in quest'occasione. Tutti i concerti, tenutisi in diverse
location di Barivecchia, sono stati infatti fruibili gratuitamente, grazie ai finanziamenti
giunti dagli enti locali (Regione Puglia in primis).
Nella prima giornata l'ospite più atteso è senza ombra di dubbio
Trilok Gurtu, accompagnato
per l'occasione dall'Arkè String Quartet, quartetto d'archi che lo accompagna
da tempo, dando vita ad una formazione ormai consolidata.
Certo, i rigidi schemi entro i quali l'orchestra d'archi è costretta a
muoversi potrebbero costituire un limite per le evoluzioni ritmiche del batterista
e percussionista indiano, ma Gurtu
si avvale di questo particolare combo proprio per sovvertire i canoni convenzionalmente
rispettati nel mondo della musica. Come per incanto, la batteria, strumento ritmico
per eccellenza, si presenta in un'inusuale veste melodica, avvalendosi del tappeto
ritmico steso da contrabbasso, viola e violini. Le funzioni dei diversi strumenti
risultano perfettamente complementari tra loro, dal momento che l'ingresso degli
archi implica quasi sempre una decelerazione del ritmo, a volte vertiginoso, imposto
da Gurtu, e consente al virtuoso
musicista di sfruttare le atmosfere più distese che si vengono a creare per dare
respiro alle composizioni. Interessante, da questo punto di vista, anche altre soluzioni
adottate dall'Arkè String Quartet (composto da Carlo Cantini, Valentino
Corvino, Sandro Di Paolo e Stefano Dall'Ora), che in alcuni frangenti,
ad esempio, perseguono un progressivo abbassamento tonale che si contrappone al
crescendo ritmico tratteggiato invece dalle pirotecniche mani di
Gurtu. L'esperto musicista
indiano, da par suo, si conferma in gran vena, e dà saggi di bravura non solo ai
piatti ma soprattutto con le tablas, strumento del quale è, senza ombra di dubbio,
il maggior interprete sulla scena mondiale. I suoi assoli sono assolutamente straripanti
e coinvolgenti, e mettono in luce una sconvolgente indipendenza di braccia, nel
momento in cui Trilok riesce a suonare contemporaneamente, con tempi diversi
ma assolutamente complementari, sia batteria che tablas. Il pubblico di Piazza Mercantile,
scenario del concerto, è indubbiamente rapito da questi saggi di bravura, e rimane
ammaliato non solo dal suono, ma anche dalla personalità di
Gurtu, dotato di un umorismo
molto schietto, che non lesina riferimenti alla cultura locale (la passione per
i frutti di mare), ma anche notevole autoironia (ad esempio battute relative alla
propria "diversità" religiosa). La prorompente vitalità di questo straordinario
musicista si materializza nella simulazione che egli fa di alcuni riti sciamanici,
che fanno da intro ad uno dei pezzi eseguiti nel corso della serata. I baresi presenti,
aumentati di numero in corso d'opera, non possono far altro che dimostrare il proprio
apprezzamento con fragorosi applausi.
Il 28 giugno si cambia scenario e anche registro.
Nella cornice di Santa Scolastica, infatti, atterrano Michel Portal e
Richard Galliano.
Il duo è uno dei più consolidati sulla scena europea e il notevole affiatamento
venutosi a creare costituisce da subito la cifra stilistica della serata.
Alla presenza di un pubblico trepidante, che vede presente, tra le altre
autorità, il sindaco di Bari Michele Emiliano, i due musicisti francesi si
divertono a scambiarsi ruolo di continuo: a volte il bandoneon di
Galliano
supporta le linee melodiche tracciate da Portal, altre volte è proprio il
sassofonista e clarinettista a costruire una ritmica adeguata alle intemperanze
della fisarmonica. Fatto sta che il risultato non cambia, e il prodotto rimane sempre
di ottima fattura. Il repertorio riprende la tradizione del tango argentino, con
Galliano
che esprime grande intensità emotiva con alcuni passaggi decisamente appassionati,
in cui la fisarmonica sembra quasi cantare e Portal, apparentemente in posizione
più defilata, che spalleggia sornione il suo compagno. D'altronde i due hanno più
volte, in questi anni, riletto la lezione piazzollana, ed anche in quest'occasione
reinterpretano a più riprese il celeberrimo tema di "Libertango".
Fattore non trascurabile, poiché un pubblico non necessariamente specializzato o
allenato ad un certo tipo di ascolto, fruisce con maggiore piacere motivi a molti
noti. Ciò non deve però trarre in inganno, perché la performance dei due artisti
transalpini è comunque ineccepibile (anche se alcuni problemi di natura tecnica
hanno innervosito non poco
Galliano),
frutto di un sapiente lavoro di amalgama da parte di due vecchie volpi dei palcoscenici
di tutto il mondo. A testimonianza del gradimento da parte degli spettatori, il
fragoroso applauso che la platea barese tributa al duo Portal –
Galliano,
capaci negli ultimi anni di farsi apprezzare con questo piacevole progetto.
La terza data è invece quella che prevede l'atteso concerto del quartetto
di Kenny Wheeler. Prima della prova dell'anziano trombettista, però, sarebbe
stato veramente un peccato non assistere alla performance di Paolo Angeli.
Lo strumentista sardo si esibisce infatti in solo con la sua "chitarra
sarda preparata", ormai diventata un marchio di fabbrica. Costruita presso la liuteria
Stanzani, questo gioiellino è un vero prodigio di assemblaggio. Sullo scheletro
della chitarra sarda tradizionale, infatti, sono stati applicati col passare degli
anni elementi che ne hanno aumentato il carattere tipico: innanzitutto vi sono otto
corde trasversali che, azionate da una simil-mano meccanica, consentono di sviluppare
l'accompagnamento; su un ponte di contrabbasso (strumento dal quale è attinto anche
il puntale) vi sono quattro corde di sitar, che vengono pizzicate da Angeli con
le dita o con un archetto da violoncello; nella cassa sono applicate le eliche che
consentono in alcuni casi il continuo arpeggio senza l'uso delle mani; vi sono quattordici
linee output che, collegate ad un piccolo mixer, permettono l'ottenimento di svariate
modulazioni sonore; ed infine la perla: dei martelletti come quelli in dotazione
ai pianoforti che, attaccati tramite cavi a sei pedali, danno ad Angeli la
facoltà di "suonare coi piedi", dal momento che sono utilizzabili in maniera percussiva,
sia sulle corde che sullo strumento stesso. Date queste premesse, risulta ora facile,
per chi non c'era, immaginare che tipo di concerto si è perso. Paolo Angeli deve
giocoforza applicare un approccio orchestrale non solo in termini di esecuzione
ma anche di composizione: come confermerà lui stesso alla fine dell' esibizione,
è stato costretto a rivedere totalmente la concezione di un concerto in solo, anche
dal punto di vista "fisico". Innanzitutto per la posizione della chitarra che, essendo
poggiata in verticale, fa sì che sia prediletto anche l'utilizzo delle scale in
verticale. Le mani poi, servono ora per percuotere lo strumento, ora per usare l'archetto
e perdono quindi la propria funzione originaria. Infine l'utilizzo continuo dei
piedi prevede anche un cambiamento nel moto coordinatorio tra i vari arti. Tutti
questi elementi, combinati insieme, rendono questo concerto un evento unico, nel
quale la tradizione sarda si fonde con sonorità africane, ma anche orientaleggianti,
senza dimenticare l'ausilio dell'elettronica, e senza dimenticare che Angeli
utilizza un ulteriore suono, ossia la voce, sia mediante vocalizzi, che attraverso
alcuni passi cantati. L'improvvisazione è il sale di queste esibizioni, per cui
Angeli, benché abbia in mente comunque una base sulla quale costruire le melodie,
non sa mai in anticipo dove potrà andare a finire. Fortunatamente all'Auditorium
della Vallisa tutto fila via liscio, con il pubblico letteralmente rapito da questo
gioco sonoro e da questo inusuale spettacolo visivo.
Grazie a Paolo Angeli sarà possibile d'ora in poi sovvertire il significato dell'espressione
"suonare coi piedi"!
18/08/2011 | Gent Jazz Festival - X edizione: Dieci candeline per il Gent Jazz Festival, la rassegna jazzistica che si tiene nel ridente borgo medievale a meno di 60Km da Bruxelles, in Belgio, nella sede rinnovata del Bijloke Music Centre. Michel Portal, Sonny Rollins, Al Foster, Dave Holland, Al Di Meola, B.B. King, Terence Blanchard, Chick Corea...Questa decima edizione conferma il Gent Jazz come festival che, pur muovendosi nel contesto del jazz americano ed internazionale, riesce a coglierne le molteplici sfaccettature, proponendo i migliori nomi presenti sulla scena. (Antonio Terzo) |
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 30/09/2007
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