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Dino Betti Van Der Noot
Two Ships In The Night
Audissea (2019)
1. The Deafening Silence of the Stars
2. Those Invisible Wings
3. A Thousand Twangling Instrumensts
4. Blue Gal of My Life
5. Something Old, Something New
6. Somehow Blues
7. Two Ships in the Night
Giampiero Lobello, Alberto Mandarini, Mario Mariotti, Paolo De Ceglie - trumpet and flugelhorn Luca Begonia, Stefano Calcagno, Enrico Allavena - trombone Gianfranco Marchesi - bass trombone Sandro Cerino - flutes, bass clarinet, alto saxophone Andrea Ciceri - alto saxophone Giulio Visibelli - flute, tenor saxophone Rudi Manzoli - tenor saxophone Gilberto Tarocco - clarinet, baritone saxophone Luca Gusella - vibes, MalletKAT Emanuele Parrini - violin Niccolò Cattaneo - piano Filippo Rinaldo - keyboards Vincenzo Zitello - harp Gianluca Alberti - electric bass Stefano Bertoli - drums Tiziano Tonni - snare drum, percussions Federico Sanesi - tabla
Dino Betti Van der Noot pubblica il suo quattordicesimo
album riprendendo il filo del discorso dove lo aveva lasciato nel precedente "Où
sont les notes d'antan". Da un certo numero di anni il bandleader ha deciso
di affidarsi a musicisti italiani, formando un'orchestra che cambia pochissimo da
una registrazione all'altra e che riesce ad interpretare al meglio le partiture
e ad imbastire un tipo di improvvisazione perfettamente in linea con le richieste
(implicite o esplicite) del maestro milanese. Così ogni volta si va avanti a raccontare
il nuovo capitolo di una storia affascinante che ha radici lunghe, ramificate e
coordinate stilistiche ben precise. Nelle sei tracce troviamo, infatti, le costanti
del mondo espressivo di Dino Betti sparse in brani che sono vicende da raccontare,
quadri da osservare con cura meticolosa per scoprire la miriade di dettagli in essi
contenuti, labirinti in cui entrare e uscire, seguendo il cammino illuminante del
solista di turno.
La sezione dei fiati è utilizzata quasi sempre all'unisono per realizzare blocchi
di accordi che segmentano lo sviluppo dei pezzi, li movimentano, procurano effetti
rapsodici o sottolineano il cambio di marcia alimentando crescendo progressivi.
A Betti piacciono molto le sonorità gravi e appena può se ne serve per mettere in
pista riff profondi che si stagliano nitidi fra una sequenza e l'altra. Le tastiere
e il basso e sono la spina dorsale elettrica dell'ensemble. Oltre a fornire un determinato
timbro molto caratterizzato, insieme al vibrafono e all'arpa celtica, i due si ricavano
spazi esclusivi in cui rappresentano momenti di sospensione, di ripensamento, prima
della ripresa dell'orchestra al gran completo.
Solitamente il pianoforte, invece, fa da battitore libero. Entra in modo sagace
con un assolo continuo fra le maglie larghe tessute da ottoni e sassofoni, oppure
si limita a raddoppiare il tema con interventi di rinforzo o di commento. La sua
presenza è, in ogni momento, oltremodo fondante e significativa.
Le due batterie, da parte loro, eseguono una scansione vicina al rock, marchiando
il sound complessivo di un background funky, tendente al sound da big band degli
anni settanta, molto moderno comunque. Gli assoli, singoli o in coppia, si materializzano
all'interno di una massa sonora coesa e frammentata contemporaneamente e contribuiscono
all'evolversi della narrazione, aggiungendo particolari pregnanti allo svolgimento
della stessa. Fanno un figurone, tra gli altri, Alberto Mandarini, sempre
progettuale nel suo incedere, Luca Begonia, poderoso e incisivo e l'esplosivo
Sandro Cerino, capace di incendiare il clima dei brani con le sue ance abrasive.
"Two ships in the night", citazione letteraria da una poesia dell'autore inglese
Henry Wadsworth Longfellow, è un disco che documenta un'altra tappa nell'excursus
artistico di Dino Betti.
Non ci sono novità clamorose rispetto alle ultime incisioni, ma l'ascolto dell'opera
conferma in pieno tutte le qualità di un compositore e arrangiatore di vasta cultura,
jazzistica e classica, abile nell'amalgamare le sue conoscenze in un discorso coerente
e originale, adeguatamente supportato, si intende, da una big band di livello assoluto.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 02/02/2020
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