Unit five
"Genoa Original Jazz Night"
Sestri Jazz 2010, Marina Genova - 26 giugno 2010
di Gianni B. Montano
Massimiliano Rolff - contrabbasso
Stefano Riggi - sax tenore
Luca Begonia - trombone
Massimo Currò - chitarra
Paolo Francesconi - batteria
Il "Sestri Jazz" è una manifestazione
organizzata dall'associazione "Lighthouse", che si svolge nell'incantevole scenario
della Marina dell'aeroporto di Genova, nei pressi del "J class caffè". Da un lato
è posizionato il palco, di fronte, oltre il pubblico, si vedono il molo con le imbarcazioni
attraccate e il mare. E' una cornice suggestiva che bene si accompagna alla programmazione
di un cartellone jazz di tutto rispetto, da un paio d'anni a questa parte. All'interno
di questa rassegna si è esibito il 26 giugno scorso Massimiliano Rolff con
il suo quintetto. Diciamo subito che siamo in presenza di un gruppo bene affiatato
di chiara e dichiarata matrice hard bop. Non ci sono intenzioni particolari di ricerca,
di contaminazione di stili, di agganci con qualche eco folk o etnico. Il quintetto
conosce bene la materia, cioè la tradizione, e la propone in maniera appassionata
e convinta.
Il repertorio è vario e diversificato. Spazia da Ellington e
Blakey a famosi standards, come "I'll remember you", senza trascurare l'esecuzione
di alcuni originals quali "Four in room", dovuto alla penna del leader. La
base ritmica è solida, anche se un po' anonima, tranne che nelle sortite solistiche
del contrabbassista, con un bel timbro e un sicuro fraseggio. I due fiati appalesano
una consistente intesa, testimoniata da uno scambio di ruoli fra accompagnamento,
stacchi e uscite in solo quasi automatico, determinato da una lunga e reciproca
frequentazione. Stefano Riggi si ispira ai sassofonisti di matrice "Jazz
Messengers "di Art Blakey, ma si esprime con meno calore e frenesia. Luca Begonia
deriva il suo stile dai maestri del trombone bop, J.J. Johnson in testa. Lavora
bene con la coulisse, anche se non va a cercare le note più basse, privilegiando
le alte e le centrali.
Il momento migliore del set è stato quando la front line dei
fiati ha suonato senza accompagnamento, rivelando una notevole empatia fra i due
strumentisti. In conclusione un concerto favorevolmente "ambientato", offerto ad
un pubblico abbastanza numeroso e complice, che dimostra ancora una volta come possa
funzionare il jazz classico in uno spazio multifunzionale per spettatori attenti
alla musica, ma anche al contorno, al contesto.
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Data pubblicazione: 01/08/2010
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