Talos Festival Internazionale Ruvo di Puglia, 5-8 settembre 2019 di Vincenzo Fugaldi
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Con la direzione artistica di Pino e
Livio Minafra, e il progetto coreografico di Giulio De Leo,
lo storico festival pugliese ha ancora una volta centrato il segno con scelte valide
premiate da un pubblico attento e caloroso, che è stato presente in massa a ciascuno
dei concerti e delle performance di danza durante le dense quattro giornate.
Nel Chiostro della Chiesa di San Michele Arcangelo, recentemente restaurato, si
sono incontrate per la prima volta la danzatrice di Sarajevo Jasmina Prolic
e la musicista Tamara Obrovac, da Pula in Croazia. Insieme hanno condotto
una suggestiva improvvisazione dal titolo Love, the only possible truth,
nella quale utilizzavano in acustico lo spazio circolare loro riservato interagendo
con i loro corpi, con la voce, col battito delle mani, con l'uso di strumenti a
percussione e del flauto. Gli spettacoli di danza si sono susseguiti per tutta la
durata della manifestazione, con Genesi, coreografia di De Leo su musiche
del percussionista Pino Basile e del sassofonista Giuseppe Doronzo,
che hanno prima eseguito in duo il loro lavoro in duo Aterraterr. Basile
suona un curioso set di percussioni, composto principalmente da tamburi a frizione,
i cupa cupa, e Doronzo principalmente il baritono, che planava sicuro sul
sottofondo delle vibrazioni dei tamburi. Una sezione dedicata al suono dei cuccù,
i coloratissimi fischietti materani, ha introdotto l'ingresso degli ottimi danzatori
Erika Guastamacchia e Antonio Savoia. De Leo, nelle mattine del 6,
del 7 e dell'8, ha eseguito in tre diverse piazze di Ruvo il suo lavoro AdagioEn plein air, che coinvolgeva comuni cittadini di diverse generazioni in
una performance eseguita con il sostegno del polistrumentista Giuliano Di Cesare,
che rimandava tra l'altro alla ricca tradizione delle processioni sacre. Da citare
ancora Migrazioni, intenso episodio di coinvolgimento di persone diversamente
abili, costruito sui suoni dell'ottimo duo tra il pianoforte di
Livio Minafra e la fisarmonicista Eugenia Cherkazova, che
prima della coreografia ha eseguito alcune note composizioni del pianista in appositi
arrangiamenti per i due strumenti. Infine il duo di Günter "Baby" Sommer
e Fabrizio Puglisi che, prima di esibirsi all'interno della Pinacoteca a
causa della pioggia ha accompagnato la restituzione finale dell'atelier coreografico
condotto da Giulia Mureddu dal titolo Intermittenze. Arditi, allegri e giocosi,
Sommer e Puglisi hanno eseguito i loro set con la consueta creatività, leggerezza
e humour, mantenendo spesso come riferimento le musiche di Monk.
Una citazione a parte merita la presenza al Talos, nel chiostro della Pinacoteca,
di Virgilio Sieni, che con il supporto dalle oniriche narrazioni della mirabile
chitarra elettrica di Roberto Cecchetto ha improvvisato delle coreografie
con alcune persone di Ruvo, prescelte e prese a caso tra il pubblico. Una azione
coreutica democratica e inclusiva, forte e partecipativa, condotta dal più importante
coreografo italiano con esiti sorprendenti e di grande fascino.
La consueta cornice serale di Piazzetta Le Monache ha ospitato un breve concerto
in solo di Günter "Baby" Sommer, tornato al Talos dopo molti anni, un vero e proprio
happening musicale all'insegna di un'urgenza espressiva e di un'energia comunicativa
senza pari, che utilizzava un ricco set di percussioni dal quale il musicista tedesco
ricavava infinite possibilità sonore, non trascurando la batteria, costruendo architetture
ritmiche fortemente coinvolgenti e comunicative, con omaggi a Max Roach e a Philly
Joe Jones. Sommer ha anche tenuto un apprezzato seminario insieme a Nicola Pisani,
i cui frutti sono stati presentati in un concerto finale nella sede della Pinacoteca.
Il duo composto dal contrabbassista Renaud Garcia-fons e dal pianista
Dorantes ha proposto un flamenco jazz all'insegna di un virtuosismo controllato
da una solidissima – per entrambi – preparazione classica. Con al loro attivo un
disco in duo, «Paseo A Dos» del 2015, hanno realizzato un set profondo e
intenso, esplorando varie declinazioni del flamenco, che ben si coniugano con l'improvvisazione
del jazz, raccogliendo meritati consensi, come d'altronde ci si attendeva da un
musicista come Garcia-Fons che conosce e padroneggia pienamente i linguaggi di molte
tra le musiche del mondo.
Il Samba Trio del violoncellista Jacques Morelenbaum, con Lula
Galvão alla chitarra e Rafael Barata alla batteria, ha mantenuto alta
la temperatura emotiva della serata, con un viaggio intenso tra le musiche del Brasile,
tra composizioni originali del leader come l'incantevole Maracatuesday, altre
di Gilberto Gil, Dorival Caymmi,
Caetano Veloso,
e una versione sublime di Retrato Em branco E Preto di Jobim. Il trio è risultato
particolarmente efficace grazie alla nota perizia di Morelenbaum, ma anche al sostegno
del chitarrista, uno dei più noti e competenti della terra brasiliana, e alla incommensurabile
finezza del batterista, per un concerto che ha lasciato il segno.
La notte della Banda costituisce il cuore del Talos, il centro da cui si propaga
il senso e la funzione principale del festival, volto a valorizzare le formazioni
bandistiche pugliesi. Diretta inizialmente dal maestro Michele Di Puppo nell'esecuzione
di una Sivigliana, della Carmen, e del Bolero di Ravel, con
l'intervento di sei danzatrici che hanno improvvisato sul noto brano con esiti a
dir poco sorprendenti, l'ampia e agguerrita formazione è stata successivamente diretta
dal maestro Giovanni Pelliccia nell'esecuzione di Profumo di Violetta, la
nota suite di
Gianluigi
Trovesi dedicata al mondo dell'opera lirica pubblicata su disco parecchi
anni addietro per l'etichetta Ecm, con le parti solistiche affidate all'autore che
alternava il clarinetto all'alto con la consueta incantevole perizia; Eraklion,
composta da Vincenzo Anselmo con alla fisarmonica Leonardo Di Gioia;
Eugenia Cherkazova in due brani dedicati a Piazzolla, il primo in solitudine;
ancora Trovesi al clarinetto e la Cherkazova in un brano di Athanasius Kirker diretto
da
Livio Minafra; la suite Sacra Romana Rota di Bruno Tommaso,
diretta dal medesimo autore, complessa e articolata, forse il momento maggiormente
affascinante di tutta la serata, dedicata alla indimenticabile figura di Nino Rota,
nel quale La Banda ha messo in campo tutta la propria versatilità. Finale ovviamente
affidato alla scatenata Fantozzi di
Pino Minafra.
Restano da citare gli spettacoli dell'Orchestra di Piazza Vittorio, un apprezzato
collaudatissimo concerto tutto in crescendo, che ha coinvolto via via il pubblico
nelle danze innanzi al palco, senza trascurare la qualità dei brani e degli arrangiamenti,
e il festoso happening musicale Girodibanda dell'eclettico Cesare Dell'Anna,
uno dei gruppi più caratteristici del Salento, una girandola di suoni e voci che
trascina il pubblico sin dall'ingresso in scena con trampolieri e mangiatori di
fuoco. Fra ritmi balcanici, pizzica, diversi cantanti, la tromba e la comunicatività
del leader, non poteva esservi una conclusione più appropriata per lo storico festival
ruvese.