La scena che Capurso, vivace centro cittadino dell'hinterland barese,
offre quale location per questo evento è sicuramente inusuale: lo spiazzo antistante
la Basilica Reale.
Luogo di culto, luogo sacro che alcuni hanno definito inadatto per una manifestazione
musicale. Invero, mai luogo è stato più appropriato: non per essere blasfemi, ma
la vitalità della giovane associazione Porta del lago, capitanata da Massimiliano
Centrone e con la direzione artistica di Michele Laricchia, è stata sicuramente
un valore aggiunto allo scenario offerto dalla splendida Basilica, e così l'ha fatta
conoscere anche a coloro i quali non sono adusi alla frequentazione di luoghi sacri.
L'atmosfera è frizzante così come l'aria che accarezza i volti degli astanti.
E' un evento, così come lo sono stati i tre giorni di questo viaggio tra linguaggi
differenti. Il progetto
Multiculturita
è giunto alla sua maturità artistica. Con garbo lo staff organizzativo invita il
numeroso pubblico a sedersi e, al calar delle luci, magicamente il silenzio avvolge
l'intero piazzale. Sul palco salgono Natalio Mangalavite e
Javier Girotto, di nero vestiti che aprono il concerto mentre
Peppe Servillo si aggira concentratissimo nel back-stage.
Buen Dia, tratta dall'album
Colibrì a firma di Girotto
e Mangalavite è ispirata dal soffio del soprano del fiatista argentino che s'intreccia
con il piano del suo connazionale. Entrambi sprigionano una forza armonica che zittisce
tutti, anche coloro i quali rapiti assistono da fuori il recinto artificiale che
delimita la zona ecclesiale.
Sale quindi sul palco Servillo, inondato da applausi di sincera
ammirazione. La sua mise segue quella dei compagni di cordata ed il contrasto con
il pallore del volto del cantante napoletano richiama il quarto di luna che incornicia
il palco.
Prima
di te è cesellata dal chorus di Girotto e dalle armonie disegnate
da Mangalavite. Poi è la volta del brano che da il titolo all'album del trio:
L'amico di Cordoba,
ricco di spunti etnici e di contaminazioni armoniche. Servillo anche quando
è silente è abile tessitore di trame musicali, con la sua sola presenza scenica,
con il suo solo magnetico sguardo, così come accade nella suadente rivisitazione
di How insensitive,
che diventa nelle parole dell'artista partenopeo,
Che senso ha?
Poi è la volta di Novedad
con Mangalavite che apre con la tastiera e la voce in un idillio
che si perde nelle tradizioni secolari e nei suoni anche grazie alla voce a tratti
aspra di Servillo.
Il
passaggio da atmosfere ambrate ad ironiche melodie è un gioco che affascina il trio:
la Canzone dei Fiori
è briosa, frizzante e la maschera del cantante muta ancora una volta aspetto.
Cinema risente delle
influenze compositive della Piccola Orchestra Avion Travel, ma è arricchita da
Girotto e dal suo modo diretto di prendere ogni singola nota senza girarci
intorno o cercare scorciatoie.
La repentinità dei cambi ritmici è un'altra costante del trio:
La separazione assume un
ritmo cuban-jazz che fa battere i piedi.
Una vera lezione di grazia, levità e stile è la rivisitazione della magica
Vuelvo al Sur impreziosita
dalla voce di Pablo Neruda che opportunamente ne accompagna l'esecuzione.
Ritorna l'ironia con
Il Chiacchierone che esalta ancor più l'istrionica teatralità del cantante-attore.
E la sua recitazione è sempre ben supportata, così come in
Aria, dove l'abilità della
voce si fonde con quella pianistica. Con il risultato di provocare un "religioso"
silenzio anche da parte delle vetture in transito.
Il Gatto chiude il
concerto. Ma per poco, perché a furor di popolo il trio è richiamato sul palco e
regala a tutti una dolce Ninna
Nanna d'arrivederci.
La standing ovation è il tributo che il popolo capursese dedica al trio.
Intervista
col direttore artistico...
Non esistono solo le grandi realtà, per fortuna. Anche perché
a guardare un po' in giro si sta perdendo il senso della misura e del gusto.
Progetti senza alcuna visione e fatti in "grande stile", diretti solo a
richiamare pubblico e fatti per avere l'attenzione dei mass media.
Capurso, piccolo centro dell'hinterland barese celebra da quattro
anni il suo festival, fatto di sacrifici economici e di dispendio fisico
del gruppo che forma l'associazione Porta del lago. Tutto questo
grazie anche alla lungimiranza dell'amministrazione comunale che assiste
tale evento con particolare interesse seppur non impegnandosi in larga misura
con i finanziamenti. Infatti, buona parte dei fondi per poter dar luogo
al festival provengono da strutture private molto attente a tali situazioni
spettacolari. Una azione sinergica che ha determinato – e determina – delle
costruzioni positive non languenti in povere e poco realistiche realtà culturali
non ben identificate.
Un gruppo forte e consolidato di giovani porta avanti con caparbietà
questo progetto da tre anni, credendoci fortemente.
Prima dell'inizio del concerto del trio Servillo – Girotto – Mangalavite,
ho la possibilità di scambiare quattro chiacchiere con Michele Laricchia,
direttore Artistico di
Multiculturita.
A.A.: Come nasce
il progetto Multiculturita?
M.L.:
Nasce tre anni fa dall'idea
di un appassionato di musica, un piccolo batterista (Laricchia,n.d.r.) che
con l'apporto dell'associazione Porta del Lago siamo riusciti a portare
dei nomi di rilievo internazionale a Capurso, come
Rossana Casale,
Roberto Gatto, Davide Santorsola ed oggi
Javier
Girotto, Natalio Mangalavite e Peppe Servillo.
La speranza è di crescere ancora. Multiculturita ha lo scopo di far
ascoltare l'inascoltato. Quello che per esigenze commerciali radio e televisioni
non fanno ascoltare. Gli artisti che si esibiscono nell'ambito di Multiculturita
portano avanti dei progetti particolari, anche se in alcuni casi si
tratta di nomi ben conosciuti. Ad esempio, il Servillo di questa
sera non è quello degli Avion Travel, così come il progetto che realizzerà
domani
Tullio De Piscopo.
A.A.: Come nascono
le scelte musicali? Come scegli un'artista piuttosto che un altro?
M.L.: L'istinto. Guardo
la copertina del disco, lo acquisto, lo ascolto, studio il background dei
musicisti e lo propongo all'associazione che, dopo aver esaminato la proposta,
quasi sempre appoggia la mia scelta.
A.A.: Il futuro
del Multiculturita Jazz Festival?
M.L.: Siamo arrivati
alla terza edizione. L'anno prossimo, probabilmente, ci sarà la quarta.
La speranza è quella di avere più fondi dalle amministrazioni territoriali.
Certo, con un maggiore contributo sarà diverso organizzare i concerti. Una
grossa parte dei fondi provengono dagli sponsor.
A.A.: Qualche
anticipazione?
M.L.: Pensiamo ad un
progetto jazz costruito da Gino Paoli con
Danilo
Rea e
Roberto Gatto, Billy Cobham e qualche altra sorpresa.
Le idee ci sono.
A.A.: Avete in
mente anche edizioni invernali?
M.L.: Abbiamo il compleanno
di Multiculturita che si celebra ogni gennaio, si chiama Multiculturita
Anniversary. Per gennaio prossimo un nostro obiettivo sarebbe avere
Stefano Bollani in trio.
A.A.: Pensate
anche di affrontare delle tematiche ben delineate?
M.L.: Forse siamo troppo
"piccoli" da ogni punto di vista per poter pensare in tal senso. Certo è
un obiettivo che abbiamo nel futuro. Per adesso ci accontentiamo dei ricordi:
le foto con gli artisti e degli artisti, le video riproduzioni etc. etc.
Forse quest'anno ci stiamo accorgendo che stiamo dando lavoro anche a molti
giovani. Potrebbe essere una bella realtà. Chissà….
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