Domenica 10 aprile 2005 si è tenuto presso il Blue Note di Milano il Master Class di un'icona del basso elettrico Marcus Miller. Il pomeriggio ha visto riunirsi intorno a questa grande occasione numerosissimi ragazzi e ragazze, la maggior parte con basso alla mano, ansiosi di vedere il nostro musicista all'opera accompagnato dalla propria sezione ritmica (Poogie Bell
alla batteria e Bobby Sparks alle tastiere).
L'aspetto forse più divertente dell'incontro è stato rappresentato dal mio molto personale contributo, in veste di assistente sul palco, ai diversi suggerimenti tecnici e musicali che Miller proponeva ai ragazzi in risposta alle loro domande. Da qui in poi infatti il seminario ha cominciato a svilupparsi su due sentieri intimamente collegati, anche indipendenti ma nell'insieme complementari: il
suo ed il mio.
Il suo, che proponeva e dimostrava diverse modalità di approccio al mantenimento del
groove nei vincoli della sezione e come poter modificare l'aderenza ritmica del fraseggio al beat del brano.
Il mio, che finalizzava questi suggerimenti alla più comune necessità di non scappare mai dalla struttura del pezzo nonché alla necessità di tradurre in cantato tutto quello che può contribuire alla costruzione di una efficace linea melodica; lo stesso Marcus da parte sua ha portato importanti esempi pratici di come sia possibile partire da un pensiero melodico (sulla scia di grandi solisti come un Wayne Shorter o una Billie Holiday) che poi subito si traduce in un movimento non solo tecnico ma musicale sul basso.
Poi il suo, che invitava tutti coloro, che erano interessati all'uso dello strumento a cinque corde, a dedicarvisi solo a condizione di aver prima accantonato la pratica sul tradizionale quattro corde.
Ed il mio, d'altronde solo un gradino precedente all'inevitabile assalto del cinque corde, ossia il bisogno primario di aprire le orecchie e imparare prima ad ascoltare tutto quello che accade "dietro" allo strumento.
Il suo ed il mio, stavolta abbastanza concordanti invece, sul moderato utilizzo dei livelli di compressione sul basso, ad ottenere una maggiore uniformità del suono nel taglio degli eventuali picchi di frequenza, evitando nello stesso tempo di limitare troppo i margini di modifica per i fonici in fase di registrazione. A condizione, non sempre rispettata, di essere già partiti almeno da un buon suono di basso (ndr).
Poco prima della chiusura della master class Marcus Miller ha offerto infine la possibilità di sperimentare dal vivo una sorta di performance a due con uno dei partecipanti che, nonostante il naturale e spontaneo nervosismo dell'occasione, ha sicuramente raccolto, come d'altronde un po' tutti quella domenica, un'esperienza diretta indimenticabile.
Dopo i ringraziamenti e gli autografi di rito il Blue Note ha prontamente iniziato ad allestire la sala per il concerto che da lì a un paio di ore Miller avrebbe presentato con la medesima sezione e gli altri elementi della band (Patches Stewart
alla tromba, Keith Anderson al sax e Dean Brown alla chitarra), prestandosi ad uno spettacolo come ci ha abituati da quando il suo basso lo accompagna.