Bizart Trio e la musica non convenzionale
Gezziamoci 2003 - Matera, 30 agosto 2003
di Dino Plasmati
Sabato 30 agosto, come ultimo appuntamento concertistico della tranche estiva del
Gezziamoci Festival, organizzato dall'Onyx Jazz Club di Matera, si è esibito il
Bizart trio, presso il Chiostro S. Agostino, nell'incantevole scenario dei Sassi.
Dopo una breve presentazione del presidente dell'Onyx,
Gigi Esposito, Francesco Bearzatti
(t.sax / clar.), Emmanuel Bex (org./ elect.) ed Aldo Romano (dr.), componenti il trio, intraprendono il "loro" viaggio all'interno della "loro" musica, definita da essi stessi poco convenzionale, proprio come il nome dato al trio. Un brano dal forte impatto ritmico, scandito dalla solida cassa della batteria, dà inizio al concerto. L'interplay dei musicisti denota un grande affiatamento, frutto di una collaborazione già di qualche tempo. Perfettamente a suo agio nella proposta di Bex dal titolo
Zou Zou, Bearzatti sciorina un fraseggio accattivante, dal sapiente movimento intervallare, a volte spigoloso, ma pur sempre affascinante, anche quando, passato a suonare il clarinetto, interpreta un gustoso swing,
Hey, di sua composizione e dal sapore europeo-metropolitano.
Attraverso il tema all'unisono con Bex e poi in solo con Romano, i cambi dinamici si rendono molto evidenti: grandi macchie di colore sottendono le trame musicali del loro stile esecutivo.
Friulì Friulà, evidente omaggio alla terra natale del tenorsassofonista, porta nuovamente la firma di Bearzatti. Il 12/8 dell'intro, suonata dall'organo e dalla batteria, palesa caratteristiche strutturali simili ai brani precedenti, in cui il duetto, come forma dialogante, diventa quasi una via per "evadere"…
Break incisivi e ben serrati, lanciano gli spigolosi assoli di Bex e di Berzatti, esploranti le varie possibilità di suono dei propri strumenti, finchè il fuoco acceso, lentamente si placa e si dissolve nelle delicate progressioni armoniche dell'organo, tanto care alla musica classica.
Una dolcissima jazz ballad, molto notturna, prende vita di qui. E'
Bear's Mood, uno spaccato di dolcezza e raffinatezza al contempo, sulle cui armonie
Aldo Romano dipinge una velata ritmica essenziale e ricca di sfumature. Il quinto brano del concerto è ricco di tensione evocativa. Per alcuni tratti del tema ricorrono stilemi della musica araba. Molto forte l'inizio, sognante l'interludio.
Bearzatti svolazza lungo percorsi improvvisativi molto complessi, scanditi da un drumming simil-funky della cassa e da un raffinato gioco di piatti accarezzati dalle rigide spazzole di Romano, finchè, dopo un assolo "tiratissimo" di Bex, che dimostra di essere un eletto in situazioni di
open conceptions, si giunge ad un momento di estrema libertà, in cui Romano, coadiuvato dall'elettronica di Bex, si lancia in un assolo dalle valide premesse, smentite, poi, da una certa frettolosità di scelta e da una non sempre pulizia di esecuzione.
Finalmente, dopo aver spento i bollori di esasperate libertà musicali, quali quelle di
Casbah, si torna a riproporre bella melodia e quindi "due/ cinque/ uno", giro armonico tanto caro al jazz.
Una bossa-non bossa,
Virus, dai toni soffusi e dalla espressività francese, accontenta buona parte del pubblico, non avvezza a quel tipo di jazz.
Le ultime due composizioni previste per la serata portano la firma di Aldo Romano,
Inner Smile
e Il Camino. La prima è una Ballad molto bella, sognante e suggestiva, splendidamente eseguita ed interpretata dai tre musicisti, che ancora una volta ipnotizzano il pubblico con le loro note così ricercate; la seconda è un motivo molto conosciuto a Parigi, una canzone
strictu sensu.
Il concerto sarebbe finito qui, ma la generosità del trio italo-francese si fa notare. Il bis non tarda ad arrivare: introduce Aldo Romano, veterano del jazz,
Alone Together
di Dietz/Swartz, standard reso celebre da Miles Davis o da Jim Hall e Ron Carter; si susseguono ottimi assoli di Bearzatti e di Bex (lui completamente solo col suo organo) accompagnati sapientemente dalle bacchette di Romano.
Musica dalle ampie vedute, a volte cervellotica, ma pur sempre godibile ha animato una delle tante serate in cartellone per Gezziamoci 2003, giunto ormai alla sua sedicesima edizione, nonostante le consuete difficoltà nel reperimento di validi supporti economici da impiegare, anche in questo caso, per promuovere la cultura.
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/05/2011 | Giovanni Falzone in "Around Ornette": "Non vi è in tutta la serata, un momento di calo di attenzione o di quella tensione musicale che tiene sulla corda. Un crescendo di suoni ed emozioni, orchestrati da Falzone, direttore, musicista e compositore fenomenale, a tratti talmente rapito dalla musica da diventare lui stesso musica, danza, grido, suono, movimento. Inutile dire che l'interplay tra i musicisti è spettacolare, coinvolti come sono dalla follia e dal genio espressivo e musicale del loro direttore." (Eva Simontacchi) |
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Data pubblicazione: 21/09/2003
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