Invenzioni a più voci di
Claudio Angeleri
è un disco che, ne siamo convinti, ha tutti gli ingredienti per emergere anche oltre
i nostri confini. Innanzitutto per la personalità del leader che qui si propone
in varie vesti, tutte di spessore, ma finalizzate al risultato musicale globale:
pianista colto e versatile, compositore di talento, accompagnatore di classe, ideatore
di progetti intriganti che intrecciano musica/poesia/immagini con diversi rimandi
jazzistici ora più classici - Monk, Ellington - ora più contemporanei
e di ricerca.
Claudio
Angeleri non teme il rischio e nel disco alterna esecuzioni live, riprese
in contesti prestigiosi, come la versione delle Città Invisibili con Mintzer,
il progetto di teatro musicale sulla poetessa argentina Alfonsina Storni
con la tromba di
Ambrosetti,
il bandoneon di Zisman e la voce emozionante di Paola Milzani, la
sonorizzazione delle comiche di Stan Laurel e Oliver Hardy, a registrazioni
in studio in piano solo (talvolta sovrainciso, come in certi lavori di Tristano
e Evans) in quartetto con il tenorista californiano Rob Sudduth (Huey
Lewis band) e in duo con l'altista Gabriele Comeglio.
E proprio queste collaborazioni di prestigio, ormai di lunga data, contribuiscono
non solo ad innalzare il tasso qualitativo del lavoro ma dimostrano, se ancora ce
ne fosse stato bisogno, di quanta stima e rispetto abbia acquisito
Angeleri
in ambito internazionale da parte dei suoi colleghi.
Si ascolti, ad esempio il solo di Mintzer nella
Città Sottile o quello di
Ambrosetti
in Poemas de Amor, in cui i solisti
piegano il proprio stile esecutivo al clima delle composizioni del pianista con
accenti e nuances inediti, suggeriti proprio dalla sua scrittura che riporta in
musica quel senso di "leggerezza" tipico di Calvino in letteratura. Nel jazz si
potrebbe in parte tradurre questo termine con "relax" a cui contribuisce a conferire
in modo non indifferente la sezione ritmica con Tony Arco o
Mauro Beggio
alla batteria e il basso di Marco Esposito. Una ritmica leggera ed incisiva
quando necessario, sottile ed energetica, con un profondo senso dello swing anche
nei momenti più free e concitati.
Resta infine da sottolineare la prova di Gabriele Comeglio, noto
ai più come arrangiatore d'orchestra, da Mina agli Yellow Jackets,
ma che al sax alto è capace di avere ora accenti lirici –
Prelude – ora più funky nell'accezione più
"adderliana" del termine – Bud not for me -
con un controllo ritmico e sonoro che ha veramente pochi eguali.
Giuseppe D'Avino per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/08/2007
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