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Rhythm Changes
di Claudio Angeleri
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Una delle strutture più utilizzate nel jazz è quella
dei "rhythm changes" che deriva dalla nota canzone di George Gershwin
"I got rhythm" (scritta nel 1928 ma pubblicata nel 1930). Si tratta di una
forma AABA di 32 misure basata prevalentemente sulla progressione
I-VI-II-V nella parte A e di quattro dominanti estese nella parte B (bridge).
Nel corso degli anni ha avuto diverse evoluzioni armoniche e melodiche divenendo,
alla pari del blues, un "must" per ogni musicista jazz. Esistono decine di composizioni
basate sui "rhythm changes", le più note sono quelle del periodo bebop e
successive: Sonny Rollins: Oleo; Thelonious Monk: Rhythm a ning; Charlie Parker:
Anthropology, Moose the mooche, Celerity, An Oscar for treadwell, Constellation,
Dexterity, Kim, Thriving for a riff, Red cross, Chasing the bird, Passport, Steeplechase,
Shawnuff
E' una struttura ideale per mettere al lavoro scale e progressioni anche in una
prospettiva storica evolutiva (swing, bebop, hard bop ecc.).
La prima struttura è tratta da una composizione di Lester Young
"Lester Leaps in". Si consiglia di ascoltare la versione del 1939 con
Count Basie, Buck Clayton, Buck Clayton, Freddie Green, Walter Page e Jo Jones.
Si notino le differenza tra le tre A in cui i 4 accordi si muovono sulla scala della
tonalità di Bb, ma solo la seconda chiude armonicamente risolvendo sulla tonica.
Per improvvisare sui Rhythm changes occorre lavaorare per gradi.
Il primo step è costituito dal prendere confidenza con le scale
rapportate alla progressione di accordi. Nella sezione A si sperimentano
inizialmente le due scale blues (maggiori e minori) e la scala bebop ionian
con la sola avvertenza di risolvere melodicamente la seconda A.
Nella sezione B si prende confidenza con le scale bebop dominant
di ogni dominante estesa.
Il secondo step riguarda l'introduzione nella quinta e sesta
misura della sezione A di una dominante secondaria (Bb7) che risolve
sul IV grado per tornare al I attraverso un accordo diminuito. Le
scale da usare in queste battute sono la bebop dominant su Bb7 e
la bebop major sul IV, tralasciando per ora l'accordo diminuito.
La dominante secondaria può anche essere preceduta da un II introduttivo
(F-7).
Il terzo step consiste nel suonare le scale ad ottavi applicando
il procedimento di targeting cioè di puntare a far cadere sui tempi forti
i chord tones dell'accordo, soprattutto nei cambi di battuta.
Quarto step: Un analogo procedimento avviene nel bridge
nel quale alcune dominanti sono anticipate da un II introduttivo. Le scale
utilizzate sono quindi la bebop dorian sul II e la bebop dominant sul
V. Il targeting qui avviene anche con una proceduta tipica del bebop: l'enclosure.
In altre parole si racchiude la nota target, che è sempre un chord tone,
tra due note che sono situate sulla scala di riferimento immediatamente sopra
e sotto alla nota di arrivo (target).
Quinto step: Incominciamo ora a modificare le progressioni della
sezione A introducendo: dominanti secondarie, II introduttivi, interscambi modali,
accordi alterati.
Nella prima e terza battuta l'accordo VI diventa una dominante secondaria
G7b9 (alterata perché risolve su un accordo minore). Le scale da utilizzare
sono svariate: bebop phrygian dominant, H/W, superlocria ecc.
In particolare nella terza misura l'accordo di dominante è anticipato da
un II introduttivo (D-7) che non solo ha funzioni di II ma anche di
III nella tonalità di impianto (Bb). Proprio per questa sua doppia funzione
viene detto accordo pivot e rimane perciò nella forma di minore settima
e non semidiminuito, la scala utilizzata come prima scelta è la frigia
(se inteso come III), o dorica (come II).
Sesto step: La sesta misura può presentarsi in varie soluzioni,
qui vengono riportate le più comuni. L'accordo Eb6 può essere seguito da
un accordo diminuito o minore sesta (scala bebop natural minor, minor
bebop melodic minor, bebop dorian).
| Eb6 Eb° |
E' frequente anche l'introduzione di un interscambio modale che consiste
nel prendere in prestito uno (Ab7) o due accordi dall'armonizzazione delle
scale minori (soprattutto dalla minore naturale di Bb). In tal caso le scale da
utilizzare come prima scelta sono la dorica e la misolidia, o ancora,
lidia di dominante.
| Eb6 Eb-6 (oppure Eb-7)|
| Eb6 Ab7 |
| Eb-7 Ab7 |
| Eb6 Ab7#11 |
Settimo step: Un discorso particolare merita l'accordo diminuito
finora trascurato. Ha prevalentemente delle funzioni di passaggio nella tonalità
d'impianto. Nella progressione tra la sesta e settima battuta|Eb6 Eb°| Bb6/F ecc.
costituisce infatti una transizione tra il IV e il I grado attraverso un
movimento cromatico dei bassi Eb E F. La scala da utilizzare sull'accordo
diminuito è, come prima scelta, una nuova scala che ha le alterazioni della
scala della tonalità (Bb) con l'aggiunta delle alterazioni presenti nell'accordo
diminuito che, nel caso di E°, sono la tonica (E) e la settima diminuita (Ebb=Db)
La scala ottenuta ha otto suoni (come le scale bebop) e per costruirla si usano
le note dell'accordo diminuito (E, G, Bb, Db) con l'aggiunta delle note rimanenti
della scala diatonica di Bb (F, A, C, Eb).
La scala diminuita ottenuta è la seguente: E F G A Bb C Db Eb E
L'accordo diminuito è spesso messo in relazione ad una dominante con la nona minore
la cui tonica si trova una terza maggiore sotto: E°= C7b9. Per questo motivo si
possono utilizzare anche le scale simmetriche o la bebop phrygian dominant
dell'accordo di dominante (C7).
Entrambe differiscono dalla scala diminuita solo di un suono e sono quindi delle
ottime alternative:
scala diminuita: E F G A Bb C Db Eb E
scala bebop phrygian dominant: E F G Ab Bb C Db Eb E
scala simmetrica: E F# G A Bb C Db Eb E
Gli accordi diminuiti con funzione di dominante secondaria b9 si possono trovare
anche in altri punti della sezione A:
|Bb6 B°|C-7 C#°|D-7 ….|
equivale a:
|Bb6 G7b9|C-7 A7b9|D-7 ….|
Ottavo step Ora si procede mettendo al lavoro tutte le scale studiate
relative alle nuove progressioni introdotte muovendoci sempre per gradi congiunti
con la procedura del targeting (scale bebop e enclosure). Si ricorda che questi
studi sono solo degli esercizi per prendere confidenza con le scale e gli accordi
e non rappresentano delle vere improvvisazioni, tuttavia rappresentano un ottimo
training preparatorio:
Nono step Ora improvvisiamo davvero (la mano sinistra suona i Powell
voicings che vedremo in un capitolo successivo).
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Data pubblicazione: 03/12/2016
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