Jazzitalia - Carl Woideck: Charlie Parker - Vita e musica
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Carl Woideck

Charlie Parker - Vita e musica
EDT/Siena Jazz
pagine: 336
novembre 2009
prezzo: € 20.00

Quando si avverte di aver a che fare con "una mente musicale", un musicista i cui soli possono definirsi "meraviglie di coordinamento istantaneo tra concezione ed esecuzione" non si può non avere altresì il desiderio di approfondirne gli aspetti artistici e biografici. Charlie Parker è stato un "magistero strumentale" che ha saputo definire condizioni molto alte dinanzi alle quali qualsiasi musicista deve (e dovrà) sempre porsi.



I
l musicologo e musicista Carl Woideck in "Charlie Parker – Vita e Musica" offre un'opportunità molto interessante per calarsi all'interno del mondo parkeriano. Nella prima parte del libro si affronta uno "schizzo biografico" che in realtà è denso di dettagli. Basato su numerose interviste e conversazioni private oltre che ricerche tra i dati delle incisioni, documenti prelevati da ospedali e uffici vari, il capitolo dedicato alla vita di Parker consente di seguire, passo dopo passo, tutta l'esistenza del grande sassofonista. Sembra di vivere al suo fianco, come un'ombra. Dall'inizio negativo e addirittura impacciato, all'incontro determinante con Gillespie, il suo arrivo a New York City, il rapporto con Earl Hines, la tradizione, e Joy McShann, la voglia di andare avanti, e poi via via gli altri incontri con Max Roach, Sarah Vaughan, Miles Davis, Norman Granz, la sua inclinazione alla poesia. Dato che "ci sono molti aspetti vaghi, poco chiari e contraddittori nella sua storia", non poteva non esser analizzato ogni frammento e testimonianza ma a volte, a parere di chi scrive, v'è il dubbio se sia davvero sempre importante determinare una circostanza, sentire la stessa versione dei fatti per bocche diverse, individuare con estrema precisione un luogo, una data che in fondo non hanno influenzato più di tanto l'aspetto artistico di Parker. Ovvio anche che di un simile personaggio si vorrebbe probabilmente rivivere ogni attimo, ogni respiro per potersi illudere di sapere tutto, forse perché si pensa che avere la consapevolezza del suo pensiero (comunque spesso soltanto ipotizzato), possa modificare la percezione della sua grandezza. Al di là di tutto, rimane lo spaventoso livello della sua musica da un lato e la profonda tristezza di una tragedia annunciata dall'altro. Riguardo questo aspetto, Woideck è riuscito nell'intento encomiabile di raccontare l'artista lasciando ai margini, per quel che fosse possibile, l'effetto dirompente della droga se non quando direttamente collegato ad esiti che avevano impatto sulla sua arte.

Di grande pregio il capitolo dedicato alla musica suddiviso in periodi: dall'apprendistato alla maturità, dalla creatività/innovazione, fino al calo finale. Confrontare il suo stile offre un ottimo elemento di comprensione evolutiva del suo pensiero musicale e ascoltarlo a fronte di questo approfondimento consente di identificare automaticamente gli "stilemi" parkeriani in relazione alla sua crescita tecnico-musicale. Lavoro ottimo sulla datazione delle sue incisioni, fondamentale per la ricostruzione stilistica, lo studio, le influenze, la tecnica. E' un'opera "audiovisiva" e, quindi, è molto importante munirsi dei brani! In appendice sono elencate le collane da cui sono tratti tutti gli esempi e posizionarsi al minuto esatto indicato, ascoltare la frase analizzata, consente di percepire in toto tutti gli aspetti che hanno reso grande Parker e che Woideck riesce a rendere evidenti: sostituzioni, frasi cromatiche, richiami stilistici, connessioni con influenze in virtù di frasi ripetute, citazioni, ragionamento armonico, intenzioni ritmiche, approccio all'improvvisazione, tecniche di esposizione del tema, tecniche strumentali, tecniche interpretative, la straordinaria capacità di raddoppiare e quadruplicare il tempo continuando ad inserire accenti e sincopi e così via; un vero e proprio museo. Un piccolo appunto anche qui, però, sull'eccesso: la determinazione delle influenze di Parker è effettuata prevalentemente attraverso le citazioni inserite durante i suoi soli, e così emergono frammenti che lo collegano a Lester Young, Buster Smith, Coleman Hawkins, Art Tatum, addirittura anche New Orleans. In alcune circostanze però ci si spinge (forse) un po' oltre raffrontano frammenti dei soli di Parker, divenuti veri e propri pattern, con canzoni di ogni estrazione. Parker si sa che amava le citazioni, pertanto ogni più microscopica sovrapposizione, anche a tempi diversi, in differenti tonalità e persino in strutture armoniche distanti, tra Parker e il resto dello scibile, ne diventa oggetto di riflessione. Sebbene ciò sia molto utile nella maggioranza degli esempi riportati, in altri casi è un eccesso che indebolisce l'attendibilità.

Molto efficace tutta la consecutio che delinea l'evoluzione stilistica di Parker dalla "comunicazione telepatica" con Dizzy Gillespie, all'inserimento del giovane Miles Davis, fino all'approdo alla musica classica e al suo amore verso compositori come Sostakovic, Beethoven, Debussy, Stravinsky, Prokofev, Hindemith, Ravel, Wagner, Bach. Questo tentativo (non supportato dai produttori, Norman Granz in testa) di dirigersi al di là della propria cultura si può certamente considerare come un primo sintomo di desiderio di contaminazione. Eppure aveva a disposizione molti generi musicali americani, ma avvertiva attrazione nei confronti della musica europea senza dubbio più colta. Alla fine, però, appare anche evidente e condivisibile la considerazione secondo cui Parker non ha mai condotto un vero e proprio progetto musicale ma è da considerarsi un istinto incredibilmente avvezzo alla musica, lasciato libero di agire e di andare là dove la ragione, forse, non lo avrebbe mai condotto.

Non possiamo terminare senza sottolineare l'eccellente lavoro svolto da Francesco Martinelli che ha curato l'Edizione italiana per la EDT. La cura della traduzione è evidente per l'utilizzo di termini appropriati e per determinazione linguistica. Infine, l'appendice riporta anche un capitolo, presente solo nell'edizione italiana, dedicato a Dean Benedetti nel quale la sua figura viene finalmente descritta come dovrebbe, cancellando ogni allusione esclusivamente negativa.

Un libro davvero eccellente, non una "mera" traduzione, ma un'attenta e seria operazione divulgativa.

Marco Losavio per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 06/03/2010

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